Nick: DeK Oggetto: The cosmic rape Data: 24/7/2004 23.16.49 Visite: 63
Autore: Theodore Sturgeon Titolo: I figli di Medusa Anno: 1958 Tipologia: Romanzo Titolo originale: The Cosmic Rape Traduzione: Marzio Tosello Dettagli: Urania Collezione; numero 018; luglio 2004; Arnoldo Mondadori Editore ...E sullo sfondo di quell'incubo aleggiava il colore della disperazione, la certezza assoluta che svegliarsi dall'incubo avrebbe significato emergere all'interno di esso, perché adesso il sogno e il mondo erano una cosa sola. (tratto dal Capitolo 19) L'idea di fondo del romanzo e' che la gestalt, il collettivo formato da piu' intelligenze individuali, sia la norma nell'universo. Al punto che Medusa, la creatura arrivata dallo spazio profondo ed insediatasi nel corpo di Gurlick, uno sbandato ladro e ubriacone, fatica a comprendere i meccanismi della mente umana. Poi, resasi conto delle situazione, si adopera per ristabilire quella che immagina essere la naturale predisposizione alla mentalita' da alveare. Alla storia di Gurlick, alle prese con una voce che gli parla nella mente, s'alterna la narrazione di frammenti di vita di persone alla prese con la loro personale prova del fuoco... Nonostante tutta l'abilità nel lavorare di concerto con i suoi simili e nel creare una relazione con le loro vibrazioni, l'uomo rimane isolato: nessuno sa esattamente cosa sentono gli altri. L'acme delle sue sensazioni si avvicina all'incoscienza... ma incoscienza di che cosa? Di tutto quello che lo circonda, mai di sé. (tratto dal capitolo 20) Una versione piu' breve del romanzo (gia' di per se molto breve) e' stata pubblicata nel 1958 su Galaxy Science Fiction col titolo di "To Marry Medusa". Di Sturgeon, era gia' stato pubblicato, nella stessa collana, Nascita del superuomo. Riporto l'inizio del capitolo 4 dedicato al personaggio di Guido, e narrato, a differenza del resto del romanzo, in prima persona: Mi chiamo Guido, ho diciassette anni. Almeno credo. Quasi diciassette. C'è sempre qualche dubbio su noi bambini che siamo strisciati fuori dalle macerie di Anzio e Cassino come larve che abbandonano le ossa quando la carne se n'è andata. Non guardo mai indietro, mai. Oggi ho lo stomaco pieno, domani dovrò riempirlo. Mi fa paura lo stomaco vuoto di ieri, e lo stomaco pieno di domani non ha significato oggi, per cui, non guardo mai indietro, mai. |