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All’inizio dell’anno, durante la rivolta di Marigliano contro il sito di stoccaggio provvisorio dei rifiuti di boscofangone, arrivò, in foma anonima,un esposto inviato al Comune di Marigliano e alle procure di Napoli e Nola, in cui si indicava la presenza di una cisterna carica di rifiuti tossici, interrata in località Verduzzio, tra Miuli e Marigliano. L’ esposto ,preciso e dettagliato, indicava persino il foglio catastale e le relative particelle.
Nella zona partirono i controlli e l’arpac individuò valori di berillio superiori alla norma.
Il berillio è un metallo alcalino terroso altamente tossico che trova applicazione in numerosi campi, tra qui anche quello dell’industria nucleare. Il berillio è impiegato nei reattori come moderatore e riflettore di neutroni.
Questo non è l’unico sconcertante ritrovamento fatto a Marigliano.
Negli ultimi anni, sono state individuate numero discariche abusive, alcune delle quali contenenti car fluff.
Il car fluff è lo scarto di lavorazione ottenuto dalla rottamazione delle auto.
Su una tonnellata di automobili rottamate, circa il 25 percento (la parte non metallica) non può essere recuperata. Questa parte detta car fluff, la parte non ferrosa delle carcasse d’auto rottamate, viene sottoposta a frantumazione nei cosiddetti mulini. Il fluff è classificato come rifiuto speciale pericoloso. Non può andare così com’è in discarica, ma deve essere sottoposto ad un idoneo trattamento molto costoso.
Invece, il 12 febbraio del 2006 gli abitanti della frazione San Vito di Marigliano, notarono che dalla terra, in prossimità della Vasca San Sossio, uscivano strani e maleodoranti fumi.
Lungo l’intera vasca è stato seppellito del Car Fluff che probabilmente a contatto con il terreno ha iniziato a rilasciare del gas, che ha fatto rigonfiare il terreno, fino a provocare una spaccatura. Dal contatto di questo gas con l'ossigeno si è generata la combustione che ha dato vita alle fumarole.
Dalle analisi dell’aria fatte nella zona risultava una concentrazione di benzene, toluene, xilene, migliaia di volte superiori a quelle consentite dalle normative vigenti. Il benzene superava di ben 4000 volte i limiti stabiliti dalla legge.
Dalla ricerca d’informazioni fatta è risultato che questa persona abitava in una casa non servita da acquedotto, quindi per bere si serviva dell’acqua di falda.
Confortante vero?
Chi si ricorda della notizia del blocco temporaneo dell’esportazione della mozzarella di bufala, fatto dalla Corea,
La mozzarella rimase bloccata alla frontiera ed in pochi giorni furono bruciati milioni di euro ed il buon nome di un prodotto tipico di una terra.
Bastava semplicemente farsi un giro dalle parti di Acerra, per capire che prima o poi sarebbe successo.
Perché la diossina è entrata da tempo nel ciclo alimentare e da tempo ha iniziato a fare danni.
Pecore, capre e bufale hanno pascolato per decenni su terreni altamente inquinati da diossina e pcb (policlorobifenili). Quelle stesse sostanze che ora con stupore ritroviamo nella carni, nel latte e nei formaggi che finiscono sulle tavole degli italiani.
Ci sono comuni della Campania, come Acerra e Cercola, in cui sono stati misurati nel terreno picchi di 50 e più picogrammi di diossina. A Seveso, nel 1976, ce n’erano 49,6. Intervenne l’esercito per evacuare e bonificare la zona.
Vincenzo Cannavacciuolo, 59 anni, pastore di Acerra, è stato seppellito un anno e mezzo fa.. L’ha distrutto un cancro a un polmone.
Il sangue di Vincenzo, analizzato da un laboratorio di analisi canadese, conteneva 556 nanogrammi per grammo di lipide di Pcb, un valore 25 volte superiore al limite. Ad Acerra, come in altri sette comuni disseminati fra le province di Napoli e Caserta, certe forme tumorali uccidono fino a trenta volte di più che nel resto del paese, e il rischio di malformazioni congenite cresce dell’83 per cento. Una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della sanità a cui hanno collaborato l’Istituto superiore della sanità, il Cnr e l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, dal Titolo: “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazione congenita”, ha dimostrato una correlazione diretta tra i decessi avvenuti per vari tipi di tumori con la “pressione ambientale” legata alla presenza dei rifiuti. In 7 comuni dei 196 monitorati : Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano, Marcianise e Villa Literno.
Le donne si ammalano 12 volte più che altrove di nove tipi di tumore ed il rischio di morire di cancro al fegato è più elevato del 29 per cento, mentre il rischio di malformazioni congenite per i più piccoli cresce dell’84 per cento.
Colpa dei roghi di rifiuti che sprigionano diossina e delle discariche illegali in cui vengono buttate sostanze tossiche e scarti industriali provenienti da tutt’Italia.
Perché tutto questo,le pecore morte, il territorio che ormai ha un paesaggio lunare, le morti sospette per tumore, l'emergenza diossina nella mozzarella , la presenza dell’uranio nelle falde acquifere, non sono altro che la logica conseguenza di 20 anni di intombamento e combustione di rifiuti industriali. E ancora oggi, nonostante le indagini della magistratura e nonostante le denuncie e gli appelli di Napolitano, nessuno parla di una legge che punisce a dovere chi commette questi crimini.
Anzi, dobbiamo anche sopportare la scelta assurda di un governo che vuole risolvere l’emergenza rifiuti campani, legalizzando lo smaltimento in discarica di rifiuti industriali.
Così facendo si offende l’intelligenza e la dignità delle persone.
Si riduce tutti al ruolo di sudditi, costretti a scegliere tra la persistente ed umiliante presenza della monnezza sottocasa o la strada pulita ed il giardino sporco.
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