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Preso boss dei 'Casalesi'
Ora è allarme camorra
Retata di Casalesi: preso uno del clan a Montevarchi. In fuga dopo un agguato con due morti. Intanto comincia in un tribunale blindato il processo contro il racket dei buttafuori da night
Arezzo, 2 luglio 2008 - Lui sì che veniva da Gomorra, capitale dell’impero criminale della camorra, secondo l’ormai celeberrima definizione di Roberto Saviano, lo scrittore anti-clan. Francesco Galoppo, 26 anni, originario di Villa Literno in provincia di Caserta ma da anni trasferitosi in Valdarno, è stato arrestato all’alba, nell’ambito della grande retata che ha inflitto un nuovo durissimo colpo al clan dei Casalesi, il più potente della camorra, forse in questo momento l’organizzazione criminale più pericolosa d’Italia, persino più dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano.
I carabinieri lo hanno preso all’alba nella sua abitazione di Montevarchi, a ridosso del centro storico. Qui faceva l’operaio e rigava dritto (almeno faceva finta) ma per la procura distrettuale antimafia di Napoli è un esponente di spicco di una delle famiglie più potenti del clan dei Casalesi, i Bidognetti di 'Cicciotto è mezzanotte', superboss che insieme a Francesco Schiavone, in arte Sandokan, si è visto confermare la condanna all’ergastolo appena qualche settimana fa, nel processo d’appello 'Spartacus bis'. Il che dà le dimensioni di un fenomeno, le infiltrazioni della camorra anche in provincie del centro-nord come Arezzo e Modena, che è sempre più preoccupante.
Da cinque anni i Bidognetti sono impegnati in una faida sanguinosa con la famiglia scissionista dei Tavoletta-Cantiello, che si sentivano danneggiati nella ripartizione dei proventi illeciti e che perciò hanno impugnato le pistole, in una striscia senza fine di omicidi e tentati omicidi. Anche Cavallo era rimasto vittima di un agguato, il 29 settembre 2003 a Villa Literno, noto come la strage di S. Michele. I killer della fazione avversa ai Bidognetti uccisero due poveracci che non c’entravano niente, invece Cavallo, più un 'soldato' che un boss, se la cavò con qualche pallottola in corpo. Più che sufficiente, comunque, a fargli capire il messaggio. Già un mese dopo un’intercettazione telefonica rivelò che era fuggito dal casertano e si era trasferito a Terranuova Bracciolini, dove poteva appoggiarsi ad alcuni parenti. Da allora è sempre rimasto in Valdarno, ultimo domicilio nel centro storico di Montevarchi.
Il camorrista, accusato appunto di associazione mafiosa, ha sempre svolto lavori apparentemente puliti, ma gli inquirenti non escludono che potesse essere il riferimento in loco di interessi casalesi. E’ da tempo del resto che il potentissimo clan sta delocalizzando gli investimenti, cercando di riciclare in attività lecite i profitti delle attività malavitose. E il Valdarno, terra di confine fra Arezzo e Firenze, è di certo uno dei luoghi in cui avviene il lavaggio del denaro sporco. Boss e soldati di camorra da queste parti ci sono arrivati fin dagli anni ’80. O al soggiorno obbligato o per partecipare a quel grande businness che fu la costruzione della Direttissima.
Tra i personaggi più discussi un imprenditore edile già condannato in primo grado per appartenenza al clan dei casalesi. In Valdarno ha costruito un piccolo impero economico, con beni al sole, fra liquidi e immobili che superavano i due milioni di euro. Per lui il Pm Roberto Rossi chiese una misura di prevenzione che fu però negata dal tribunale.
Salvatore Mannino
http://lanazione.ilsole24ore.com/arezzo/2008/07/02/101492-preso_boss_casalesi.shtml
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Camorra, scattano le manette per 32 affiliati al clan dei Casalesi
1 luglio 2008 alle 11:18
Con un blitz nella notte nelle province di Caserta, Roma, Modena, Arezzo e Firenze, sono finiti in manette 32 membri del clan dei Casalesi, incastrati da intercettazioni. Tra di loro, anche il figlio del boss Francesco Bidognetti.
http://news.kataweb.it/item/462581
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