Nick: m|r Oggetto: anxiety Data: 16/7/2008 20.21.43 Visite: 143
Mi ero sposato da poco. Eravamo stati fidanzati per quasi 7 anni e quando decidemmo di andare a vivere assieme sembrò naturale per tutti che sancissimo questo legame col matrimonio. Per tutti ma non per me. Per lei non potrei mettere la mano sul fuoco in nessun senso. La mia vita cambiò di poco. La sera invece di tornare a casa dei miei, tornavo in una casa arredata alla bell'e meglio, col frigo semivuoto e piena di scatoli di roba nostra che chissà quando avremmo aperto. Lei tornava sempre un po' dopo di me. Certe volte era carino fare quei pasti frugali, altre volte sapevano solo di solitudine e di percorsi che avevo accettato passivamente. Dicevo: mi ero sposato da poco quando, per lavoro, dovetti trascorrere un mese a Budapest. I miei colleghi fecero carte false per essere nel team che doveva andare lì. Io mi mantenni neutro ma fui comunque scelto. Un team di cinque. Due "giovani" trentenni io e Giorgio, un collega appena assunto e molto capace. E tre vecchi marpioni che erano in azienda da un'era che è anche difficile immaginare. Senza computer, senza internet e con l'azienda che contava centinaia di dipendenti. Budapest è una città bella e terrificante. Bella per l'architettura del suo centro (i comunisti hanno fatto disastri socialisti in periferia), per i suoi ponti e per la storia che si respira. Terrificante per certe atmosfere. In una sera potevi andare dal gotico di certi locali in quartieri-ghetto, all'esaltazione neo-nazi di decine di ragazzi rasati pieni di (ottima) birra ungherese. I colleghi anziani se ne fregavano di queste atmosfere. La sera stavano sempre nei bordelli di Pest. Una volta io e Giorgio fummo coinvolti in una scorribanda in quello che doveva essere il migliore di questi bordelli. Ci presentammo tutti in giacca e cravatta, freschi dell'ennesima riunione nell'azienda dove lavoravamo. I colleghi marpioni erano perfettamente a loro agio in quell'ambiente. La maitresse era una signora sulla cinquantina, molto bella ed elegante e parlava un italiano perfetto. La casa era enorme, arredata con gusto. Solo il pavimento era, per me, strano. Un parquet non liscio che segnalava a tutti i tuoi movimenti con scricchiolii rumorosissimi. Le ragazze che stavano lì erano tutte bellissime. Bionde, more, occhi azzurri, occhi verdi, fisici perfetti, gambe lunghissime, vestiti leggeri leggeri addosso. In qualsiasi paese occidentale avrebbero potuto essere delle modelle affermate. I marpioni sparirono ben presto nelle tante stanze della casa. Anche Giorgio fu trascinato lontano. Rimasi solo io con la maitresse e una ragazza molto alta. La signora mi disse: "Che fai? Non vai?" Esitavo troppo, per cui lei disse: "Sei gay? Posso chiamarti un mio amico..." Risposi: "No, no è che sono sposato". La signora e la ragazza risero forte poi la prima disse: "Qui tutti sposati." Andai con la spilungona in una stanza. La stanza aveva un grande letto con la testiera in legno. Le luci erano basse e la mia amica spilungona iniziò subito a spogliarsi. Mi venne immediatamente da pensare a quando feci la prima volta l'amore. Non era una prostituta ma semplicemente una cui piaceva farlo. Eppure, dopo averlo fatto, mi sentii vuoto, inutile. Mi sembrò di aver fatto un gesto inutile. Quando iniziò a spogliarmi la fermai. Le dissi che l'avrei pagata lo stesso ma che non volevo far niente. Lei mi guardò un po' e poi fece cenno di aver capito. Notai solo allora che non era solo una ragazza bella ma anche molto interessante. Con quel naso lungo e dritto, con la pelle liscia, lo sguardo intelligente, la fronte spaziosa e luminosa. La stanza aveva un balconcino che affacciava sul Danubio. Mi affacciai e guardando le luci di una Budapest che si preparava al venerdì sera. Chiamai mia moglie. "Ciao" "Ciao" "Come stai?" "Bene, tu? Giornata faticosa?" "Un po'" "C'è qualcosa che non va?" "Niente di particolare" "Ti sento ansioso" "E' quando esci dai percorsi che non ti appartengono" "Cosa?" "Ne parliamo quando torno" "Toda vida" |