Nick: Briciol Oggetto: Crisi epistolare II Data: 30/7/2004 11.52.27 Visite: 76
CI SONO RIUSCITA....ALLA FINE L'HO SCRITTO IL RACCONTO...NON E' CHE SIA UNO DEI MIGLIORI CHE HO SCRITTO, MA HA FATTO COMMUOVERE..MAH! "PRONTO BUONGIORNO E’ LA SVEGLIA, MA DI MUOVERSI MANCA LA VOGLIA, TUTTO IN FRETTA BISOGNA PARTIRE…" i Pooh dallo stereo dell’auto cantano ancora, a distanza di tanti anni, uno dei loro più grandi successi, ad ascoltarli c’è un giovane ragazzo sulla trentina che viaggia verso chissà dove, carico di mille speranze. A quelle parole la sua mente comincia a viaggiare nei ricordi più remoti. La strada che sta percorrendo è solitaria, attraversa campi sterminati, proprio come quelle strade texane che passano per il deserto. Il sole è molto forte, l’asfalto brucia sotto i suoi raggi, ma la rover ne sta mangiando tanti di kilometri dalle sei del mattino. Bisogna far presto, il posto da raggiungere è lontano e il tempo per consegnare il progetto stringe. Da anni ormai la vita di Marco è un continuo rincorrere le lancette dell’orologio, che prepotentemente corrono senza che lui possa acciuffarle. Purtroppo, per questa frenesia spietata, è molto tempo che non riesce a starsene un po’ per conto suo a pensare, a ricordare. Ora è contento, perché quella canzone gli ha dato lo spunto per tornare indietro di una decina d’anni e più; a quando, le parole sveglia e partire, combaciavano perfettamente col suo vivere scout. La strada lunga da percorrere, spesso in salita, le tende montate e smontate mille volte, gli zaini pesanti fatti e disfatti e caricati sulle spalle, ma soprattutto i compagni di strada. Dopo la sua laurea, non era riuscito a sentire più nessuno, più volte si era ripromesso di chiamare qualcuno e fare una rimpatriata, ma sempre loro, quelle maledette lancette, non gliene avevano dato la possibilità. Un sorriso aleggia tra le sue labbra, sta pensando a quella volta che organizzarono un grande spettacolo. Avevano tanta pura che venisse un fiasco e che a nessuno interessasse il messaggio che volevano trasmettere "LET THE SUN SHINE IN", risuonava ora nella sua mente e in quel momento si accorse che un raggio di sole gli stava illuminando il petto; il cellulare cominciò a suonare, sul display c’era un numero che non conosceva. Era sicuro che fosse qualcuno dello studio che voleva sapere se il progetto sarebbe arrivato nei tempi giusti a destinazione. Ma in quel momento a lui del lavoro non gliene fregava proprio. Stava tanto bene immerso nei suoi pensieri, ma il telefono ricominciò a squillare, una, due, altre tre volte, finché non si decise e rispose. "Pronto!" "Ciao Marco indovina chi sono!?!?!?" Una voce femminile risuonò dall’altro capo del telefono. Lui pensò a una ragazza che aveva conosciuto un paio di mesi prima e che non aveva più sentito; era stato folgorato dalla bellezza di quella ragazza, dalla sua allegria e dalla sua simpatia, poi diciamoci la verità, a Marco le ragazze piacevano, lo sapevano tutti. "Perdonami ma non ho tempo per i giochetti, dai dimmi chi sei!" " Lo so che sono passati anni ormai dall’ultima esperienza che abbiamo vissuto insieme, ma è stata troppo emozionante e indimenticabile, quindi non ci credo che tu l’abbia rimossa dalla tua mente". Si, ora aveva la mente più lucida, la ragazza aveva parlato abbastanza da farsi riconoscere "GIULIA! Stavo proprio pensando agli scout. E’ troppo una coincidenza, non può essere, erano anni che non ci pensavo, poi ho ascoltato le parole di una canzone e mentre ci penso tu mi chiami.. Ti ricordi che bella la partenza.. quella route preparata dal nulla, con la voglia di stare tutti insieme. Ma dimmi come stai?" "Sono contenta di sentirti. Che hai fatto in tutti questi anni? Ancora a fare stragi di cuori in giro per il mondo?" "Ma vedi io sono troppo bello e non è colpa mia se le ragazze s’innamorano di me.." "No infatti!" e insieme scoppiarono in una fragorosa risata ricordando i discorsi che si facevano con Marco sulle ragazze; si concludeva sempre con questa frase. Giulia era diventata un grande architetto di fama nazionale. Era sempre stata molto riservata, ma chi era riuscita a conoscerla bene aveva scoperto una persona stupenda, con un grande cuore e anche una sana ironia. In clan si sapeva un po’ poco di lei, anche perché la sua presenza in comunità, era stata sempre un po’ traballante, ma se c’era o non c’era la differenza si avvertiva molto, era sempre stata molto propositiva in tutte le cose e compensava molto il carattere di Marco che preferiva più spesso lasciarsi trascinare dalle correnti. Entrambi erano dei grandi ascoltatori, e dei bei punti di riferimento per i piccoli, ma anche per chi aveva già camminato spesso al loro fianco. "Marco ho pensato che è troppo tempo che non ci vediamo, perché non ci andiamo a prendere un caffè, così ci raccontiamo gli ultimi dieci anni?" "Giù io ho un’idea migliore, siccome ora sto andando fuori città per la presentazione e la consegna di un progetto molto importante, organizziamo un bella rimpatriata con tutti quelli del 2004. E’ un sacco di tempo che voglio organizzare, ma poi mi perdo sempre tra le mille cose da fare, invece ora mi hai fatto scattare dentro una molla. Dai io avverto tutti i ragazzi e tu avverti invece le ragazze.." Ci vediamo tra un mese preciso vicino la sede. Così iniziò un lungo mese di preparativi. Giulia era oberata di lavoro, ma cercava sempre di ritagliarsi un po’ di tempo per chiacchierare con le sue vecchie compagne di strada. Erano tutti entusiasti dell’iniziativa e anche a distanza di tanto tempo riuscirono ad essere avvertiti tutti. Fu proprio strano rivedersi dopo tanto tempo. Chi aveva continuato la propria esperienza, chi aveva mollato,ma non solo nella vita scoutistica le cose erano cambiate. Bene o male un po’ tutti erano riusciti a realizzare i loro sogni; c’era l’attrice di teatro, la grande giornalista, un’ex miss Italia che lavorava a parecchi progetti con registi importanti, economisti di alto rango, avvocati, medici e tutti erano riusciti a ritagliarsi un pomeriggio e una serata liberi per stare con persone che avevano amato negli anni precedenti. Si perché quello che può unire due individui appartenenti alla stessa comunità, spesse volte è molto più forte di ciò che può unire due compagni di scuola o due colleghi di lavoro. Passarono la serata a ricordare le mille cose fatte tutti insieme. Di quella volta che Marco, giocando a baseball, ai lupetti era finito lungo lungo sulla cacca di vacca, delle panda che rompevano le scatole ogni volta prima di mangiare loro e quel "LE PANDA MANGIANO", di Giulia piccola e del suo cappello da Memole per andare a dormire, di Claudia piccola e dei suoi lamenti, ma anche dei suoi splendidi sorrisi e dell’affetto che Checca con la sua timidezza sapeva infondere. Di quando erano stati a fare la route in quel di Bologna e avevano conosciuto il Signor Stefanelli, il grande contadino scampato alla strage di Marzabotto. Di quando a quel campo di reparto un misterioso contadino spargeva il panico. Ma anche di tutti quelli che avevano deciso di abbandonare la strada scegliendone un’altra. Davide che voleva buttarsi giù dal balcone al campo di branco e che sembrava quasi ormai diventato una leggenda metropolitana, Domenico che veniva seguito e spiato dal padre ovunque si trovasse, Aldo e le sue perle di saggezza.. Quante persone avevano reso quegli anni indimenticabili. Marco, si isolò un attimo dal frastuono delle urla gioiose di tutti nel ricordare quei momenti e pensò che per dieci lunghi anni aveva si vissuto, aveva passato mille difficoltà lavorative, aveva avuto mille amici, ma niente e nessuno era paragonabile a quei 14 anni di scoutismo. Giulia si accorse della faccia assorta di Marco e gli si avvicinò "Te li ricordavi così tutti quanti?" "Giù mi sono accorto che in questi anni ho dimenticato tutto, i ricordi erano chiusi a chiave nel mio cuore e il tempo che passava inesorabile ne aveva arrugginito la serratura..ma ora, dopo questa serata non permetterò a niente e nessuno di portarmi via i bei momenti e anche quelli tristi" Improvvisamente una luce accecante fece si che Marco non vedesse più nulla. "Marco è ora di alzarti, come al solito hai fatto tardi. Il treno sta per partire e il clan ti lascia qui se non ti muovi" La voce della mamma, lasciò di sasso Marco che si rese conto che era stato tutto un sogno, un sogno provvidenziale, perché per quella route doveva partire con lo spirito giusto, col cuore aperto e la mente sgombra da pensieri in modo da catturare ogni minuto, ogni secondo di quei quattro giorni che l’avrebbero portato alla partenza. Ora era sicuro che ciò che stava facendo non era solo un modo per allontanarsi da una cosa che gli prendeva troppo tempo impedendogli di arrivare presto alla laurea, ma aveva la consapevolezza che la sua Partenza avrebbe presto avuto un ritorno. Alla stazione la prima persona che vide fu Giulia che quel fatidico 4/8/2004 l’avrebbe accompagnato via dalla comunità, verso la vita da adulti, non più accompagnati ma accompagnatori di giovani che avevano tanti sogni da realizzare e tanta voglia di divertirsi nell’avventura, proprio come erano loro da bambini. Giulia era molto spaventata da quello che stavano per vivere, aveva le stesse paure di Marco, legate allo studio e al fatto che quel passo sarebbe stata la prova che l’età adulta era lì. Marco le raccontò il suo sogno e le assicurò che lo star diventando un uomo e una donna completi, non implicava la loro rinunzia ai sogni, anzi era proprio a quel punto della loro vita che i sogni avrebbero potuto diventare consistenti e realizzati. In blocco arrivò verso di loro il clan, con l’aria festosa tipica dei giorni di inizio campi, Marco e Giulia si guardarono e una lacrima solcò i visi di entrambi. Cari Marco e Giulia, come ogni esperienza anche questa del vostro cammino scout da "accompagnati" è giunta al termine. Qui chi più chi meno siamo stati tutti vostri compagni di viaggio e siamo dispiaciuti di perdere persone così importanti per noi. Giulia, non fare finta di niente, sei stata distante da noi, ma non ci siamo mai dimenticati di te, della tua pacatezza, del tuo saperci ascoltare e anche della tua ironia, un po’ rara ma divertentissima. Marco a te vogliamo dire che sei stato un grande ascoltatore, un grande amico, l’eterno peter pan che però ora con la scelta della partenza ha dato prova di incredibile maturità. Voi siete state le persone che meno parlavano in clan, ma siete riusciti a farvi ascoltare in altro modo. Fate sempre sentire la vostra voce, esprimete le vostre idee, non lasciatevi trasportare dalla corrente, siate sempre pronti a servire, sorridete sempre anche nelle difficoltà e ricordatevi che il vostro clan vi sarà sempre vicino. In bocca al lupo per la vostra vita di uomo e donna, se nel caso un giorno penserete di aver smarrito la strada ricordatevi che nel cielo c’è sempre una stella che ci può guidare. Buona strada. Clan Rirò Campanile Siamo alla frutta di un pranzo speciale Ci avete insegnato come camminare I giorni passati, partiti dai lupetti Ma noi resteremo per sempre amici stretti E ora si parte alla ricerca di nuovi obiettivi Su strade diverse la meta è sempre la E se il sentiero non è ben tracciato Con i tuoi valori lontano arriverai E se un minuto si fa con sessanta secondi Le nostre storie sono piene di tanti ricordi Nei momenti più duri senti il campanellino Non preoccuparti il tuo clan ti è vicino E ora si parte alla ricerca di nuovi obiettivi Su strade diverse la meta è sempre la E se il sentiero non è ben tracciato Con i tuoi valori lontano arriverai
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