noi comunisti italiani eravamo schizofrenici. sì, credo proprio che questo sia il termine esatto. con una parte di noi eravamo e volevamo essere i testimoni della verità, i vendicatori dei torti subiti dai deboli e dagli oppressi, i difensori della giustizia contro ogni sopraffazione.
con un'altra parte di noi giustificavamo i torti, le sopraffazioni, la tirannide del partito, stalin, in nome della causa.
schizofrenici.
dissociati.
ricordo benissimo che quando mi capitava di andare in viaggio in qualche paese del socialismo, mi sentivo profondamente a disagio, estraneo, ostile.
ma quando il treno mi rirportava in italia, quado ripassavo il confine, mi domandavo: ma qui, in italia, in questa italia, che cos'altro potrei essere se non comunista?
ecco perché il disgelo, la fine dello stalinismo, ci toglieva un peso terribile dal petto. perché la nostra figura morale, la nostra personalità disoociata, finalmente poteva ricomporsi, finalmente rivoluzione e verità tornavano a coincidere. questo era, in quei giorni, il sogno e la speranza di molti di noi.
tratto da 'quel giorno i carrarmati uccisero le nostre speranze'
la repubblica, 13 dicembre 1980.
italo calvino
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