[ TUTTI A CASALE ]
Questa di Casal di Principe è una camorra che pensa come cosa nostra. Ha rapporti con la politica, ha consenso sociale, ha deciso di sfidare lo Stato. Non ha paura dello scontro armato. Non bastano 500 soldati e 500 tra agenti di polizia e carabinieri per sconfiggerla. Certo c'è bisogno anche di loro e bene ha fatto il ministro Maroni a dichiarare guerra alla camorra. Ma questa è una vera e propria guerra di liberazione. E vuol dire che ha bisogno della mobilitazione popolare. L'omicidio di ieri del povero Stanislao Cantelli colpevole di essere lo zio di un pentito del clan dei casalesi è il diciottesimo omicidio da quando il 2 maggio scorso il gruppo di fuoco di quel che resta del clan di Ciccio Bidognetti ha inaugurato la stagione del terrore. C'è una Casal di Principe che oggi rivendica il diritto all'omertà. Ha purtroppo ragione. Ho parlato con amici di Don Peppino Diana, il parroco ammazzato quattordici anni fa, nel giorno della sconfitta. La gente perbene ha paura e come dargli torto. "Noi casalesi viviamo sotto il tallone di ferro di una dittatura sanguinosa", "scenda in piazza l'Italia intera per la nostra liberazione". Propongo a tutti i movimenti impegnati per la legalità, ai partiti, ai sindacati, alle associazioni di volontari di promuovere una manifestazione nazionale a Casal di Principe. Ho un ricordo giovanile, quando agli inizi degli anni '70 scoppiò la rivolta guidata dai fascisti a Reggio Calabria. Cgil, Cisl e Uil promossero una manifestazione nazionale a Reggio Calabria per lo sviluppo del mezzogiorno e i fascisti furono sconfitti. Siamo tutti casalesi. Mobilitiamoci per coloro che oggi si sentono soli e sono impauriti.
(Sandro Ruotolo)
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