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Nick: `Dad4`
Oggetto: cmq...fatti una lettura
Data: 26/10/2008 17.26.38
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Le ‘disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare’
’Per chi vuole saperne un po’ di più’
Modificato da ’Starbene’ - Ottobre 1991- Intervista al Prof. Riccardo Ciancaglini
Ordinario di Gnatologia Clinica - Università degli Studi di Milano

Tutto comincia, il più delle volte, con qualche rumore alla mascella, mentre si mangia o si sbadiglia: i medici lo chiamano ‘scroscio’. Oppure con un leggero indolenzimento. O ancora (ma allora il guaio è più serio) con l’impossibilità di aprire o chiudere la bocca come si vorrebbe. "Se questi sintomi vengono considerati nel loro insieme, sono riscontrabili nell’80 per cento della popolazione. Ma i casi da curare sono meno, il dieci per cento del totale"dice IL Prof. Riccardo Ciancaglini, Professore Ordinario di Gnatologia Clinica all’Università di Milano."Fino a qualche anno fa le problematiche gnatologiche prese in considerazione erano le malocclusioni le abitudini viziate come il bruxismo, quell’incontrollabile digrignamento dei denti che può consumarli fino a livello della gengiva (fig…). Ma negli ultimi anni molti altri difetti sono stati inquadrati e oggi la gnatologia è una vera e propria scienza, con un suo vocabolario e con direttive di intervento medico ormai codificate in tutto il mondo. Lo scroscio della mascella che non muove regolarmente (si chiama abitualmente ‘clicking’ e le sue difficoltà di movimento ‘locking’)è stato indagato con metodiche diagnostiche molto sofisticate (artroscopia, artrografia dinamica, risonanza nucleare magnetica)ed è stato interpretato come una incoordinazione funzionale tra condilo mandibolare (parete terminale della mandibola), base del cranio (osso temporale) su cui il condilo mandibolare appoggia e disco fibroso (menisco intraarticolare) interposto. La mandibola, viene considerata perciò funzionalmente, il centro del problema e tecnicamente è definita come articolazione temporo-mandibolare o più semplicementeA.T.M..

I principali disturbi (segni e sintomi)

Lo scroscio articolare
"In ordine di gravità", precisa il professor Ciancaglini, "quelli più importanti sono il dolore e le difficoltà di movimento (ipermobilità e ipomobilità) dell’articolazione temporo-mandibolare.
Spesso il paziente lamenta una sorta di scatto articolare cui si accompagna il dolore che ‘libera’ la mascella repentinamente con una deviazione o deflessione del mento (movimento di apertura e chiusura della bocca a S).
Sia il dolore che la difficoltà di movimento possono essere mono o bi-laterali.
Il dolore
La’cefalea’
Il dolore si fa sentire dapprima sporadicamente o durante la masticazione: ma nelle forme più gravi tende a diventare continuo e molto intenso, in tutto simile a quello di una emicrania cronica.

Anche l’ipomobilità può essere di diverso tipo: nei casi più gravi si arriva a un vero e proprio blocco articolare che impedisce di aprire e chiudere regolarmente la bocca.
Dolorabilià (dolore provocato dalla palpazione della mandibola e dei muscoli masticatori o dalla attività masticatoria)
La dolorabilità della mandibola e dei muscoli coinvolti nei suoi movimenti quando queste zone vengono palpate, gli scrosci articolar,; le cefalee o le emicranie localizzate nella zona temporale (è la parte anteriore e laterale del cranio, n.d.r.).

Sintomi meno frequenti ma non rari sono:
gli acufeni e
le vertigini (instabilità e turbe dell’equilibrio)
La dolorabilità di un lato del corpo
La difficoltà di ‘presa’ di una o entrambe le mani
Formicolii a una o entrambe le mani
La asimmetria facciale
Modificazioni dell’ingranaggio dentale (occlusione)

Tali sintomi esprimono spesso una ‘progressione della patologia in senso artrosico (FIG 7).
Quello sui sintomi è un discorso importante perché coinvolge anche il giudizio sull’opportunità della cura. "Infatti", continua Riccardo Ciancaglini, "se si dovessero curare tutti coloro che hanno soltanto uno dei sintomi elencati, sarebbe necessario intervenire a tappeto: sarebbe come curare, tanto per fare un esempio, tutti quelli che hanno una gamba più corta o più lunga di qualche millimetro rispetto all’altra…. In realtà è opportuno curare soltanto chi lamenta dolore oppure presenta una forma grave di disfunzione (es.l’ipomobilità)
I gruppi di persone maggiormente colpiti dai disordini della mandibola sono ormai noti. Questo tipo di patologia infatti non appare quasi mai prima dei 15 anni. In seguito la sua frequenza aumenta parallelamente all’età e raggiunge il suo picco più alto tra i 40 e i 45 anni. Più tardi, tende a diminuire, probabilmente perché l’organismo ha avuto il tempo di organizzare un suo sistema di difesa di fronte al disturbo. Relativamente al sesso, c’è una leggera prevalenza tra le donne, probabilmente per una maggiore vulnerabilità dei legamenti. Fino a qualche tempo fa si riteneva che i problemi disfunzionali della mandibola fossero comunque dovuti a qualche difetto dell’occlusione dentale. Un dente mancante, un "ponte" o un’otturazione mal fatti, un disordine qualsiasi nel delicato ingranaggio della chiusura erano infatti additati come responsabili dei disturbi della mandibola. Gli studi più recenti ed avanzati, però, hanno corretto questa convinzione.
Finestra 1
I rumori della mandibola
La strumentazione diagnostica che è attualmente a disposizione dei migliori specialisti internazionali dei disturbi temporo-mandibolari è complessa e sofisticata. (FIG 8)
Nella fotografia l’apparecchio per la fonoartrometria digitale. Si tratta di un oscilloscopio che traduce in impulsi elettrici tutti i suoni – anche i più leggeri, quelli che l’orecchio non è in grado di percepire – prodotti dalla mandibola quando si apre e si chiude per masticare o degluttire. Analizzati al computer, gli impulsi elettrici non soltanto rivelano la gravità di un eventuale disturbo della mandibola: ma ne svelano anche la sua natura. Questa metodica di indagine è stata messa a punto dal professor Riccardo Ciancaglini nel 1984 e viene attualmente utilizzata da molti esperti di diversi paesi.



Le cause più frequenti
"La ricerca scientifica eseguita sui disordini mandibolari", conferma il professor Ciancaglini, "ha portato a una vera e propria rivoluzione rispetto alle opinioni che erano comunemente in voga soltanto a metà degli anni Settanta. "Un primo gruppo di cause di questa patologia riunisce le ‘abitudini viziate della mandibola’ in realtà un uso scorretto dell’articolazione. L’incapacità a coordinare i movimenti dei muscoli masticatori o dei temporali oppure una eccessiva tensione nervosa possono portare a muovere in modo antifisiologico o comunque irregolare l’atm. Occorre ricordare, in particolare, che nell’arco delle 24 ore le due arcate dentarie, la superiore e la inferiore, non dovrebbero restare a contatto tra loro per più di cinque-dieci minuti: in questo tempo ideale sono compresi sia i movimenti di masticazione effettuati durante i pasti sia brevissimi attimi di contatto durante le 1500-2000 degluttazioni quotidiane. Ma se, come avviene nel caso dei "bruxisti", i denti vengono serrati quotidianamente molto più a lungo e con forza maggiore del normale, ecco che a poco a poco l’articolazione può risentirne.
"Queste cattive abitudini di movimento", continua il professor Ciancaglini, "spiegano perché tra coloro che soffrono di disordini mandibolari vi siano spesso manager, tecnici impegnati al computer oppure soggetti con frustazioni o persone, in genere, sottoposte ad una forte tensione di carattere emotivo.
"Un secondo gruppo di cause sta in quella che viene definita come lassità legamentosa. (FIG 9)
I legamenti che collegano la parte superiore con quella inferiore del cranio sono infatti moltissimi: e se queste strutture fibrose perdono tono ed elasticità, è comprensibile che la mandibola e i suoi movimenti possano andare incontro a disturbi anche importanti
"Un terzo gruppo di cause, infine, è rappresentato dai cosiddetti micro-traumi. Si tratta in genere di incidenti di poco conto (una caduta, per esempio, o un colpo ricevuto) che possono provocare al momento qualche indolenzimento ma che finiscono addirittura con l’essere dimenticati: a distanza di anni, però, un forte dolore oppure un blocco dell’articolazione temporo-mandibolare rivelano che il trauma c’è stato e che ha lasciato il segno. Ebbene, tra i molti microtraumi possibili, ci sono anche quei piccoli ma continui stress meccanici che sono dovuti ai difetti dell’occlusione dentale. Il loro ruolo dunque non è sempre predominante rispetto alle altre possibili cause di disturbi dell’ATM". Ma indipendentemente dalle diverse cause l’articolazione temporo-mandibolare si deteriora e si inceppa: "E dal punto di vista della sua natura", precisa a Starbene il professor Ciancaglini, "il guasto può essere in ogni caso assimilato a quello della malattia artrosica. A questo proposito è importante ricordare, prima di tutto, che quella temporo-mandibolare è una articolazione completa e complessa, con tanto di menisco (uno per lato, naturalmente) e con tessuti sinoviali molto estesi. Ebbene, si può affermare schematicamente che il progresso dei disturbi che la colpiscono è simile a quello che si verifica in qualsiasi artrosi. In primo luogo, infatti, si registra una lesione delle strutture sinoviali e connettivali dell’ATM, poi può essere compromesso il menisco e da ultimo, nelle forme più gravi, anche il suo tessuto osseo va incontro a un processo di degenerazione. Non bisogna neppure dimenticare che nell’articolazione temporo-mandibolare i due lati, il destro e il sinistro, agiscono in modo solidale. Anche se quello più colpito è un lato, l’opposto non potrà non risentirne. "Anche altre strutture possono essere compromesse dai disturbi di questo tipo ovvero i muscoli masticatori, per esempio, oppure la dentatura. Ma il bersaglio principale, quello che va curato per primo se si vuole eliminare il dolore e le difficoltà di movimento, rimane l’articolazione.




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Mascelle   26/10/2008 15.6.43 (366 visite)   Zanardi
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