Nick: m|r Oggetto: Ermeneutica della merda Data: 27/10/2008 13.55.29 Visite: 177
Poco fa ero in giardino. Stavo alzando una mezza tonnellata di merda dei miei cani (mi chiedo: cacano più di quello che gli diamo da mangiare?) e riflettevo. Alzare merda è catartico. Ti libera da ansie, frustrazioni e deliri di onnipotenza. Le mosche rompono un po' il cazzo ma fondamentalmente si raggiunge una dimensione più terrena. L'odore sgradevole, la fatica, il fastidio delle mosche, la volontà di pulizia e la consapevolezza che domani sarà più o meno tutto uguale e si dovrà ricominciare. Non è tutto splendidamente VERO e filosoficamente illuminante? Quelli che ci governano, le persone di potere, i professionisti affermati, i creativi e i cantautori, secondo me, dovrebbero alzare merda almeno una volta a settimana. Così non perderebbero contatto con la verità. Si eviterebbero le delusioni tipo quella di sentire il De Gregori della "donna cannone" e quello di adesso. Lo spalamento di merda come correzione della postura cognitiva. Ah! Ho dimenticato i grandi maghi della finanza. Quelli che dai soldi cacciavano altri soldi e ti vendevano aria senza alcuna copertura assicurativa. Quelli che comandavano dal loro ufficio nella City di Londra ed avevano la Mastercard Platino. E che adesso prendono il Lexotan. Tutti ad alzare merda. Ma questo mondo ha così perso di vista l'umiltà che tutta la merda rimarrà a terra mentre si continuerà a guardare ipocritamente solo alle stelle. Un poeta dei nostri giorni ha detto "dalla merda nascono i fiori, dai diamanti no". Prima o poi, grazie ai miei cani, significa che avrò un giardino in fiore e dovrò anche ringraziarli.
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