Nick: PepposDj Oggetto: News Calcio Napoli Data: 13/8/2004 18.4.52 Visite: 62
Napoli fuori, ma ha venti giorni per sperare Roma - Non c’è. Com’era nelle previsioni, il Napoli non compare nella schermata che annuncia il prossimo percorso della serie B. Non c’è il Napoli e non c’è neppure l’Ancona, pure affondato sotto il peso di debiti e di errori. Al loro posto ripescati il Bari ed il Pescara. Dunque, tutto come tristemente nelle previsioni. Ma ugualmente ti si stringe il cuore a veder scorrere su quel grande schermo il calendario dal quale gli azzurri sono stati esclusi. E quel nome che non compare più offre per la prima volta, forse, l’amara percezione, l’orribile certezza del crac napoletano. Sedici anni dopo c’è l’Arezzo in B. C’é il Livorno che mancava giusto dalla metà del secolo scorso. C’è il Catanzaro che era fuori dal ’90. C’è il Veneto forte di quattro squadre. C’è il Crotone e, con tutto il rispetto, c’è sempre l’AlbinoLeffe ma il Napoli non c’è. Non c’è. Ma il Napoli ha comunque riempito coi suoi guai e con la sua esistenza giudiziaria la mattinata di Carraro. Una buona fetta del Consiglio federale che ha preceduto la presentazione dei nuovi calendari, infatti, ha riguardato proprio il club azzurro. «Non parlerò delle vicende collegate al Napoli - mette subito in chiaro il presidente federale -. Non lo farò perché la faccenda è molto delicata ed è giusto, quindi, che per la Federcalcio parlino i comunicati». Però una cosa Carraro tiene a dirla. «Sì, tengo a ribadire un gran rispetto nei confronti del Tribunale di Napoli, sia per la sezione civile che per quella penale con la quale ha lavorato in perfetta collaborazione l’Ufficio indagini della Federcalcio per la vicenda del calcioscommesse». Insomma, Carraro sgombra - o almeno ci prova - il campo da ipotesi di guerra tra Federcalcio e Tribunale. Ma rispetto per il presidente federale vuol dire anche restare ognuno sulle proprie posizioni. E, infatti, così fa la Federazione che se da una parte ribasce l’esclusione del Napoli dalla serie B, dall’altra sposta - e lo fa solo per il Napoli - i termini per l’adesione al lodo Petrucci al primo di settembre. Due, infatti, le delibere del Consiglio legate alle vicende azzurre. «Preso atto» del fallimento del club e del provvedimento del tribunale e «ritenuto» opportuno sospendere ogni iniziativa, il Consiglio ha deliberato di «sospendere la procedura di cui all’art. 52 comma 6 delle Noif - quello che fa riferimento al lodo Petrucci - conseguente alla non ammissione al campionato di competenza della società S.S.C. Napoli rinviando ogni determinazione al riguardo al prossimo Consiglio federale programmato per il primo settembre del 2004». In pratica, porte ancora aperte al Napoli, ma per la C1. Per la B, invece, porte chiuse. Con l’altro deliberato, infatti, il Consiglio federale ribadendo la propria convinzione che la competenza a pronunciarsi «spetta in via esclusiva, anche per l’emanazione di misure cautelari al Tar del Lazio», osservando che lo stesso provvedimento del tribunale di Napoli non inibisce «la formazione dei calendari» e non avendo il Napoli, così come chiesto anche dal magistrato, gli «altri requisiti previsti dalle norme federali» per l’iscrizione, pur senza trasferire ad altri il titolo sportivo del Napoli, integra gli organici della serie. In pratica ripesca il Bari ed il Pescara. Con tanti saluti, almeno per ora, per il Napoli e l’Ancona. La soluzione può passare per il governo Non v’è dubbio, s’incontreranno ancora Federcalcio e Tribunale. Ci saranno nuovi appuntamenti tra il segretario Gentile e il curatore, ma col tempo che stringe e col Napoli fuori anche dal calendario si fa sempre più evidente e più pressante la necessità d’un livello di mediazione assai più alto. Di un livello politico di confronto e d’avvicinamento. Insomma, quello che è mancato sino ad oggi. In verità Palazzo Chigi ci ha provato. Il sottosegretario Letta s’è già interessato alla faccenda incontrando il sindaco, Carraro e anche Gaucci, ma non è bastato, non è stato sufficiente. Non s’è risolto nulla, infatti. Ognuno è rimasto sulle proprie posizioni. Ecco perché quel tavolo che s’è aperto e chiuso va ripristinato, la mediazione va necessariamente rilanciata. È questo l’invito ripartito da Napoli, dalle istituzioni. Sindaco (impegnato anche da un ordine del giorno del Consiglio comunale) e governatore in campo un’altra volta, dunque. «Continueremo a lavorare per una intesa tra le parti e affinché il Napoli resti in B. Le decisioni della Federcalcio pur non andando nella direzione di quanto da noi auspicato - hanno detto sindaco e governatore - sono comunque un passo avanti perché confermano la presenza della città nel calcio professionistico e rinviano ogni decisione all’1 settembre». Venti giorni per sperare, dunque. Certo, visto che non mancavano gli allarmi, si poteva fare qualcosa pure prima per il Napoli, ma così non è stato e quindi punto. E poiché sino a quando c’è tempo - anche se solo sino al primo di settembre - c’è speranza di poter cambiare il corso delle cose, ecco il governo invitato ancora una volta e ancora con maggior vigore dalle istituzioni a far qualcosa. Non a dirimere un conflitto tra Tribunale e Federcalcio perché di fatto la contrapposizione non è questa, bensì - come spera anche l’Ancona fresca di fallimento e pronta a mettersi sulla scia del Napoli - a rendere compatibili, ad armonizzare, a superare i contrasti tra due leggi. Tra due leggi dello Stato: quella Fallimentare e quella legge 91 che regolando i rapporti tra società e sportivi professionisti e sancendo l’autonomia dello sport, all’articolo 12 che tratta delle garanzie per il regolare svolgimento dei campionati scrive testualmente: «Al solo scopo di garantire il regolare svolgimento dei campionati sportivi, le società - quelle costituite nelle forme stabilite - sono sottoposte, al fine di verificarne l’equilibrio finanziario, ai controlli e ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalle federazioni sportive, per delega del Coni, secondo modalità e principi da questo approvati». Ovvero: viene iscritto al campionato chi è in regola coi conti e il Napoli non l’era. Anzi, colpevolmente, addirittura quell’iscrizione non l’ha neppure chiesta. Conflitto tra leggi, dunque. Conflitto che si potrebbe anche superare in poco tempo così come accadde un anno fa, quando il governo intervenne per stabilire l’esclusiva competenza del Tar del Lazio sulle controversie in ambito sportivo, così il governo potrebbe ora con un altro decreto metter pace tra due leggi in alcune parti contrapposte o, almeno che si prestano ad interpretazioni assai diverse. Solo così la Federcalcio si schioderebbe dalla sua intransigente lettura della legge 91. Intransigente anche perché giusto dieci anni fa Matarrese, allora presidente federale, iscrisse in serie A un Torino mancante dei necessari requisiti finanziari e, accusato d’abuso d’ufficio, per questo nel 2000 fu condannato dal tribunale di Roma ad otto mesi. Pure per questo Carraro non arretra. Anche a rischio di buscarsi una denuncia per non aver dato seguito al provvedimento del tribunale di Napoli di qualche giorno. (Francesco Marolda) PRONTA UNA NUOVA AZIONE LEGALE CON PROCEDURA D’URGENZA Il curatore vuole bloccare la coppa Italia Sempre più duro lo scontro tra la Federazione e i giudici di Napoli. Ieri, poche ore dopo la compilazione dei calendari di B, c’è stato un vertice a Castelcapuano. Il curatore fallimentare della Ssc Napoli, Nicola Rascio, ha deciso di rivolgersi nuovamente al tribunale di Napoli affinchè disponga il blocco del primo turno di Coppa Italia (si inizia domani), perchè non è stata prevista la presenza del Napoli, sostituito dal Bari, che ospita il Messina. Successivamente verrà chiesto il blocco del campionato di B (si inizia il 12 settembre). Martedì il giudice della Quinta sezione, Giancarlo Posteraro, non aveva bloccato il campionato, fissando l’udienza per il 25 agosto. «Ma gli organi federali hanno disatteso il provvedimento del tribunale, interpretandolo a modo loro per cui hanno formato egualmente il calendario dei campionati. Sarà dato mandato al curatore fallimentare di dare corso alle azioni previste nell’atto di diffida», ha spiegato il presidente della Fallimentare, Vito Frallicciardi. La richiesta di bloccare la B è una delle azioni legali allo studio del curatore e dei suoi consulenti, i professori Alfredo Contieri e Francesco Fimmanò. «La decisione della Federcalcio ci ha sorpresi perchè non è stata data prosecuzione ad un ordine del giudice», ha spiegato Contieri. Si valutano altre ipotesi. Denuncia a Carraro per non aver ottemperato all’ordinanza del giudice Posteraro (articolo 388 del codice penale). Sequestro conservativo. Bancarotta fraudolenta. Oggi è fissato un nuovo vertice tra il curatore e il giudice delegato Paolo Celentano a Castelcapuano. Gli atti del Consiglio federale di ieri sono stati trasmessi ai sostituti procuratori Vincenzo Piscitelli e Fabio Massimo Del Mauro: i due magistrati hanno provveduto ad inserirli nel fascicolo aperto due mesi fa, dopo la denuncia degli ex componenti del Collegio sindacale della Ssc Napoli. A nome della Napoli sportiva Luciano Gaucci e il professor Salvatore Sarcone, docente di Economia aziendale alla Sapienza di Roma, hanno dato mandato all’avvocato Andrea Abbamonte e al professor Alfonso Furgiuele di effettuare oggi due azioni legali: un esposto querela alla Procura di Napoli contro la Figc per la violazione dell’articolo 388 del codice penale e un ricorso al Tar della Lazio per la mancata iscrizione del club al torneo di B. OGGI L’INVENTARIO A SOCCAVO Oggi il curatore fallimentare Nicola Rascio sarà nuovamente al Centro Paradiso di Soccavo. Sta per essere completato l’inventario dei trofei nella sede del club. A fine mese potrebbero essere trasferiti nel caveau della filiale 39 del Banco Napoli-San Paolo Imi a Castelcapuano. LA CRISI INFINITA Quattro proposte per l’acquisto del Napoli. Più un documento, quello presentato dai legali dell’Azzurra calcio Napoli, la spa creata dalla Lega Azzurra: il presidente Vinicio ha informato i giudici della Fallimentare dei passaggi finora effettuati in Federazione. Quattro proposte per la Ssc Napoli proprio nel giorno in cui il club non è stato iscritto al campionato di B. Ieri sera, dopo l’ennesimo vertice a Castelcapuano, il professore Alfredo Contieri, consulente del curatore fallimentare Nicola Rascio, ha detto: «Sono pervenuti alcuni fax». L’accordo per la cessione della Ssc Napoli alla Napoli sportiva di Luciano Gaucci non è stato formalizzato. Il patron del Perugia, arrivato a Napoli in compagnia dell’avvocato Giovanni Bruno, contava di formalizzare ieri l’operazione, ma è stato appena dieci minuti a Castelcapuano. «Ho depositato un atto», ha detto Gaucci ai cronisti. In realtà, aveva consegnato al curatore e al giudice delegato Paolo Celentano copia delle decisioni del Consiglio federale. Per ora non si è aperta un’asta per l’acquisto della Ssc Napoli, considerata dal curatore Rascio l’unica possibilità per soddisfare i creditori. Le ragioni sono due: 1) è atteso il parere dei giudici della Fallimentare sul contratto con la Napoli sportiva: verrà fornito all’inizio della prossima settimana; 2) non è ancora arrivato il parere favorevole del comitato dei creditori della Ssc Napoli a proposito dello stesso contratto. Ha spiegato Contieri: «L’accordo con Gaucci non è stato formalizzato. Aspettiamo che si pronuncino i giudici. Le altre proposte? In stand-by». Sono in corso verifiche sulle garanzie presentate da Gaucci: ha firmato un’ipoteca da 8 milioni su beni immobili per un’operazione da 46. Preoccupato Gaucci per le altre proposte? «Non esistono alternative al nostro contratto, a meno che non ci siano forzature. Abbiamo presentato domanda di iscrizione al campionato di B, gli altri no», ha spiegato l’aspirante patron del Napoli, rivelando di aver ricevuto una telefonata del governatore Antonio Bassolino. «Mi ha fatto piacere notare che si è schierato in difesa del Napoli e della Napoli sportiva». Il professor Eduardo Ieno, consulente di Paolo De Luca e della Napoli sportiva, è stato in mattinata a Castelcapuano. Aveva già formalizzato via fax la proposta al curatore Rascio. Ha spiegato De Luca: «Avevo presentato domanda per il lodo Petrucci, poi la situazione è diventata poco chiara e mi sono rivolto al curatore. Attendo risposte. Mi auguro che si trovi un accordo in tempi brevi, perchè finchè c’è guerra non ci sono certezze. Bisogna mettersi intorno ad un tavolo e decidere». Sono arrivate altre due proposte dopo quella del presidente del Siena. Prima, in ordine di tempo, quella di Aldo Caretti e Luis Gallo: 25 milioni subito al curatore e altrettanti da investire per la costruzione della squadra. Proposta valida solo per la B. «Non siamo in contrapposizione ad altri. Caretti si muove perchè vuol fare qualcosa per il Napoli», ha spiegato Gallo. In serata Rascio ha ricevuto il quarto fax, quello della Napoli sport, società che ha aderito al lodo Petrucci, l’unica ad aver presentato richiesta di iscrizione al torneo di C1. La proposta prevede un iniziale esborso di 5 milioni e una cifra oscillante tra i 7 e i 15 milioni per i successivi cinque campionati (l’8 per cento sui ricavi). Pasquale Ambrosio, azionista della Napoli sport, ha spiegato: «Abbiamo presentato questa istanza alla curatela perchè non si può correre il rischio di vedere sparire il calcio a Napoli. La nostra è una proposta semplice che soddisferebbe i creditori della Ssc Napoli. Vale per la C1 come per altra categoria. Con questa cifra acquisiremmo il marchio, la denominazione sociale e gli immobili del club. Accordi tra i gruppi? Ci si potrebbe sedere intorno ad un tavolo con De Luca o altri. Non con Gaucci, perchè esiste solo l’ipotesi B per lui». Lettera di Vinicio al curatore: «Siamo a sua disposizione» Ex attaccante e allenatore del Napoli, Luis Vinicio ha scritto ieri al curatore Nicola Rascio. Presidente dell’Azzurra calcio Napoli, Vinicio ha illustrato tutti i passaggi effettuati dalla sua società, una spa nata dalla Lega Azzurra, associazione che avrebbe voluto supportare la Ssc Napoli attraverso l’azionariato popolare. L’Azzurra calcio Napoli ha aderito al lodo Petrucci e adesso è a disposizione della curatela per un intervento. «Abbiamo solidi finanziatori alle nostre spalle», ha spiegato Vinicio. NAPOLI SPORTIVA Contratto da 46 milioni forse in fitto d’azienda Luciano Gaucci, proprietario del Perugia, è l’amministratore unico della Napoli sportiva. L’ha acquistata il 12 luglio, versando 45.000 euro all’ex presidente della Ssc Napoli, Salvatore Naldi. Gaucci ha presentato un piano per il fitto di azienda della Ssc Napoli, assicurando, prima a Naldi e poi al curatore fallimentare Rascio, 46 milioni pagabili in cinque anni. Fissata una sola condizione: l’accordo vale in B. Venerdì era stata raggiunta l’intesa con il curatore per trasformare il fitto in acquisto, però sembra che Gaucci sia intenzionato a tornare al progetto di partenza per motivi tecnici. Gaucci è l’unico ad aver scelto l’allenatore (Angelo Gregucci) e il direttore sportivo (Guido Angelozzi), ma è fermo sul mercato in attesa di sviluppi. NAPOLI FOOTBALL CLUB Pronto un versamento poi utili sulle royalties Paolo De Luca, presidente del Siena ed ex consigliere della Ssc Napoli, è l’amministratore unico della Napoli Fc. Ha creato la società dopo aver incontrato il sindaco Rosa Russo Iervolino e l’assessore comunale Nicola Oddati. Il patron del Siena ha prima presentato una richiesta alla Figc per accedere al lodo Petrucci, poi tre giorni fa, dopo aver consultato il professore Eduardo Ieno, s’è rivolto ai giudici della Fallimentare e al curatore Rascio. La proposta di acquisto della Ssc Napoli di De Luca vale per la B come per la C1 e prevede l’immediato versamento di 10 milioni di euro. Per le successive dieci stagioni sono assicurate alla curatela royalties sul fatturato. «Un progetto innovativo», lo definisce De Luca. NAPOLI SPORT Industriali vesuviani pronti anche alla C1 Cinque giovani imprenditori dell’area vesuviana sono a capo della Napoli sport. Si tratta di Pasquale Ambrosio, Andrea Langella, Donato Ammaturo e dei fratelli Michele e Luigi Nusco, figli dell’ex presidente del Nola. La Napoli sport ha scelto come punto di riferimento tecnico Ottavio Bianchi, ex allenatore ed ex manager della Ssc Napoli: assumerebbe l’incarico di manager del club. La Napoli sport ha partecipato al lodo Petrucci, poi ieri ha inviato un fax al curatore Rascio presentando un’offerta per l’acquisto della Ssc Napoli, valida in B come in C1. La proposta prevede l’immediato esborso di 5 milioni di euro e il versamento nei successivi cinque anni di una cifra oscillante tra i 7 e i 15 milioni (l’8 per cento sui «ricavi di produzione»). CARETTI GROUP Dall’italo-americano l’ultimo progetto Aldo Caretti, vomerese che vive dal 1978 a Los Angeles, è a capo del gruppo imprenditoriale «Caretti Family Group». Aveva offerto appoggio a Roberto Fiore, quando ha lanciato un progetto di azionariato popolare, e poi ha contattato Luis Gallo, ex amministratore delegato della Ssc Napoli, per sottoporgli un piano per acquisire il club. Caretti pone come condizione la partecipazione della nuova squadra (non ne ha affiliato una, nè ha presentato richieste per accedere al lodo Petrucci) al campionato di B. L’investimento iniziale assicurato è 25 milioni, da girare al curatore Rascio. Una cifra simile verrebbe utilizzata per il settore tecnico. Caretti ha messo al corrente di questo piano la Iervolino e il presidente federale Carraro. Corbelli, poi Naldi: il Napoli precipita nel baratro Ferlaino voleva vendere, Corbelli doveva comprare. La storia s’era ripetuta; con il secondo nella scomoda parte toccata all’Ingegnere all’esordio della sua prima presidenza. Per salvare l’investimento era indispensabile liquidare il socio rivale. Gli occorreva un partner. Lo trovò in un amico del suo braccio destro napoletano. Al termine di una cena al Savoia, l’imprenditore alberghiero Salvatore Naldi disse sì alla proposta indecente: venti miliardi per il 10% del disastrato Calcio Napoli. Fu il più bel regalo di Natale ricevuto da Corbelli e, indirettamente, da Ferlaino. Era dicembre del 2001. Due mesi più tardi, il 12 febbraio 2002, presente Salvatore Naldi che garantiva parte del pagamento e portava al 20% la sua partecipazione, fu firmato il contratto che sanciva la definitiva uscita di Ferlaino dal Napoli. Corbelli non ebbe il tempo di gioire. Appena un mese, il 17 marzo, su mandato della Procura di Bari si trovò in carcere per una storia di poco trasparenti vendite all’asta. In galera maturò il convincimento che l’origine dei suoi guai era in quella presidenza. L’istanza di fallimento del Napoli e la nomina di un curatore, il prof. Gustavo Minervini, lo indussero a passar la mano. Naldi s’era tuffato in un corso accelerato di presidenza; nelle condizioni peggiori e nonostante l’invito della famiglia e dei consulenti a lasciar perdere, quaranta miliardi erano uno sfizio ancora sopportabile. Invece decise che da quel momento in poi nessuno dovesse più dirgli cosa fare. Disse ai suoi di andare avanti nelle trattative: i soldi c’erano, sapeva lui dove prenderli. Il 30 maggio all’hotel Mediterraneo si festeggiò la conclusione della trattativa con Corbelli; il 21 giugno, a Soccavo, la sua nomina a presidente. Oggi si avvera un sogno, disse, un tifoso diventa presidente del Napoli. Spiegò perché l’aveva fatto: la sua famiglia aveva un debito morale con la città, voleva saldarlo. Chiese aiuto e collaborazione: alle istituzioni, agli imprenditori della città, ai tifosi. Da questi ultimi ottenne simpatia, ma anche le coltellate di aggressioni ai giocatori e di due invasioni di campo (al S. Paolo contro la Salernitana e nell’ultima stagione ad Avellino) che compromisero irrimediabilmente due campionati. Gli imprenditori confermarono con il silenzio di essere poco allenati ad affrontare i rischi. Le istituzioni provarono a stargli vicino senza mai seguire l’esempio dell’amministrazione comunale di Torino. Si fecero avanti avventurieri e millantatori, il misterioso giordano Haq, avvoltoi. Dovette e volle far da solo. Tra quattro candidati al ruolo di general manager scelse l’ultimo, Marchetti, il più inadeguato ed inesperto. Dovette fare i conti con Moggi, abile nel promettere tutto per non mantenere niente, piazzati a prezzi altissimi calciatori bolliti e tecnici ossequienti della scuderia del figlio. A dicembre dell’anno scorso disse basta, non tirerò fuori più un centesimo, ho dei doveri verso la mia famiglia: erano i circa 400 dipendenti della sua impresa alberghiera, messi in pericolo dal Napoli. Così i libri sociali della SSC Napoli sono tornati in Tribunale, per restarvi definitivamente. Naldi è uscito battuto, come il presidente del fallimento. Ha sbagliato, ma per troppo amore. Il tempo, galantuomo, si incaricherà probabilmente di stabilire un giorno che dopo Giorgio Ascarelli è stato il secondo presidente, nella storia del club, a pagare tanto di tasca propria. Tutti moriamo due volte. Quando lo certifica un medico e quando nessuno più si ricorda di noi. Lo hanno certificato in Tribunale e in Federcalcio, il Napoli è morto. Ma vive ancora in sei milioni di cuori. http://ilmattino.caltanet.it/
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