Nick: Haran Oggetto: Questi fantasmi Data: 3/11/2008 11.0.58 Visite: 331
Onore a tutta la squadra. E' questa l'etichetta con cui si deve archiviare la sfida di San Siro: i rossoneri schizzano in testa solitari grazie ad incroci di traiettorie, colpi di testa galeotti, pali e rigori parati. C'è mancato solo l'esercito per violare la porta azzurra, tutto il resto il Milan l'ha messo in campo: alla fine c'è voluto un involontario harakiri per capitolare. Tutte le disamine tecnico-tattiche, su ciò che è stato e sul quel che poteva essere, devono necessariamente essere rimandate alla mutilazione subìta e trascinatasi per quasi 60 minuti dalla squadra di Reja. Certo, le polemiche sugli arbitri sono storicamente sterili e prive di conseguenze concrete - ai fini del risultato finale - buone solo per riempire discussioni da tv e da barsport. Ma non si può negare che, di solito, la partita più importante della giornata si assegna al miglior arbitro. Non è cosi nel campionato italiano, evidentemente. Detto ciò, si archivia una prova in cui il carattere del gruppo viene fuori prepotentemente, e su questo non ci piove, ma dove l'approccio alla partita ha determinato un insolito timore reverenziale nei confronti di Kakà e soci: l'efficace atteggiamento sfrontato del Napoli stavolta ha subìto la maggiore capacità ed esperienza del Milan nell'affrontare appuntamenti del genere. Gli azzurri, infatti, non hanno ancora quella malizia e quella giusta cattiveria per venire fuori dai duelli-chiave della partita. Per non cadere nei tranelli psicologici di una gara dai nervi tesi e dal cartellino facile. Non sappiamo quale sarebbe stata la versione 11 contro 11 dello stesso evento, sta di fatto che gli azzurri si sono aggrappati ancora una volta alla sfrontatezza di Lavezzi, per nulla impressionato dallo stadio e dall'ambiente, alla faccia del blasone rossonero. L'eccessiva dipendenza dall'argentino è forse l'unico vero limite attuale, sopratutto quando Hamsik non riesce ad incidere come potrebbe o quando è costretto ad essere vittima sacrificale in virtù dell'uomo in meno: meglio togliere Denis e lasciare lo slovacco in campo? Può darsi, ma col senno di poi. Per il resto, barricate e tanto orgoglio per cercare di venire fuori indenni da una situazione che si era maledettamente complicata. Gli azzurri stavolta non ce l'hanno fatta, il sogno del primato si frantuma in una serata sfortunata e piena di ombre che rievocano i fantasmi di un calcio che sembrava ormai superato, fatto di intercettazioni e di Procure che aprono inchieste. La società sceglie la strada della diplomazia, consapevole che diversamente sarebbe una battaglia inutile. Molto meglio rifugiarsi nel tradizionale "no comment" e concentrarsi sui prossimi impegni: bisognerà immediatamente reagire e cercare subito la vittoria dimenticando in fretta Milano e le sue ingiustizie. Con la consapevolezza che alla lunga il più forte trionfa sempre. O quasi.
Le idee sono come le tette, se non sono abbastanza grandi si possono gonfiare. |