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Nick: m|r
Oggetto: Paris s'enflamme
Data: 5/11/2008 23.38.45
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Sono un paio di settimane che ascolto spesso questa hit in francese, molto anni '80.
In una serata di stanchezza totale, in cui anche i pensieri faticano ad alzarsi da terra, chiudo gli occhi e
a 17 anni hai il mondo tra le mani e non lo sai.
Ed anche se lo sapessi non te ne importerebbe perchè hai altri problemi cui pensare.
Io a piazza Trieste e Trento comprai un biglietto Interrail non sapendo esattamente cosa volesse dire.
Sapevo solo che quel centinaio di migliaia di lire erano passate dal borsellino di mia madre, alla mia tasca, alle mani dell'impiegata dell'agenzia di viaggi che vedendo la mia faccia giovane ed esitante disse: "auguri!".
Andammo a Parigi come prima tappa di un viaggio che non ricordo neanche chi avesse deciso.
4 ragazzini in un residence della prima periferia parigina.
Ricordo l'alimentari gestito dai coreani, la collinetta del parco giochi, la fermata della metro lontana, la tizia carina ed antipatica della boulangerie.
Ricordo anche che mi persi a Parigi.
Erano quelle cose che succedevano quando non esistevano ancora i cellulari.
Uscii da un negozio di dischi (il Virgin Store a 3 piani!) e non trovai più i miei compagni di viaggio.
Sapevo come tornare e sapevo anche che, se fossi tornato subito, avrei solo aspettato il loro ritorno fino a chissà quando.
Decisi quindi di gironzolare.
Entrai in un centro commerciale.
C'era una zona tutta dedicata alle t-shirt. Una più demente dell'altra. Ne presi una.
Poi andai nel reparto tennis.
Mi accorsi che le racchette costavano, col cambio, anche meno che in Italia.
Mi si avvicinò una commessa.
Era giovane, carina e con una minigonna che faceva vibrare ogni singolo ormone di quell'ingenuo adolescente.
Non so come ma capì dal mio stentatissimo inglese cosa cercavo.
Presi una Head rosso metallizzata, pagandola poco rispetto all'Italia ma metà dei soldi che mi sarebbero serviti per il resto del viaggio.
Il coup de theatre fu che la tipa stava per finire il turno per andare a pranzo e mi chiese se l'avessi accompagnata.
Avere 17 anni a Parigi è emozionante.
Avere 17 anni a Parigi e passeggiare per gli Champs-Élysées con la ragazza più bella del mondo (così mi sembrava) è terrificante.
A parte parlare di Lendl, Edberg e Wilander (tennisti sublimi per chi è sotto i 30 ndr) non sapevo che fare.
Entrammo in un bistrot e ci sedemmo.
Fece tutto lei.
Parlò col cameriere e ordinò.
Arrivò un sacco di roba.
Carne macinata cruda, insalatine, verdure ignote e piatti enormi di formaggi. Tutti accompagnati da salsine dai sapori poco decifrabili. E un vino rosso molto fruttato.
Al momento del conto feci l'uomo (coglione) e le dissi che volevo offrire io. Cazzo, afferrava sempre al volo, e accettò.
Mi venne un'altra metà di quello che mi era rimasto (in totale).
All'uscita dal locale stavo per sparare qualche altra banalità nel mio solito stentato inglese quando mi salutò e fece per andare via.
Rimasi lì fuori, con la mia costosa racchetta in mano, a mirare quel sedere magnifico stretto nella mini che andava via.
Poi si girò. Mi venne incontro e mi baciò alla "francese" e tutta la mia inesperienza venne fuori strappandole un sorriso.
Credo che un pezzo di me sia ancora lì.
Sugli Champs-Élysées.
Anche perchè incontrai miracolosamente i miei compagni di viaggio che non credettero ad una virgola del mio racconto.
... che bruci Parigi.
Devo tornarci.
