Questo discorso deve interessare i giovani al pari della pseudo riforma universitaria Tremonti-Brunetta-Gelmini.
Oggi su praticamente tutti i giornali la frase più ripetuta è "Tutto è possibile".
Un Nero è diventato l'uomo più potente della terra e mo vuoi vedere che in Italia non riusciamo ad acconciare un fetente di mercato del lavoro?
Beh! verimm allora di cancellare sta chiavica di Legge Biagi!
La flessibilità introdotta in Italia (prima con la legge Treu e dopo con la legge Maroni- Biagi ) ha prodotto per i giovani precarietà. La giungla di contratti introdotti con
la Legge Biagi ha fatto si che in Italia si generasse un meccanismo di discriminazione tra lavoratori: Lavoratori protetti e Lavoratori precari. I primi, godono di contratti garantiti ma con stipendi che sono i più bassi in Europa e non legati a nessun meccanismo di produttività . I lavoratori precari, vivono in una specie di gabbia da cui è quasi impossibile uscire. Entrano nel mercato del lavoro con contratti da schiavi e con salari più bassi del 20%, in media, rispetto ai lavoratori garantiti. Questo gap salariale non verrà mai recuperato.
E’ vero quello che dicono i difensori delle riforme Treu e Biagi, i nuovi contratti flessibili hanno portato alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla diminuzione del tasso di disoccupazione, ma per la prima volta in Italia, il lavoro non ha portato ricchezza, né del paese (non è aumentato il PIL), né ad una maggiore ricchezza delle famiglie. Oggi in Italia, unico caso tra i paesi moderni, i pensionati sono la classe ricca. La situazione è insostenibile. Forse per questo due economisti, Tito Boeri professore alla Bocconi e Pietro Garibaldi, professore di Economia all’Università di Torino, hanno preso carta e penna e tirato giù una serie di proposte interessanti, che sono andate a finire in un libro.
Cosa propongono i due economisti? Un contratto unico per tutti i lavoratori.
I neo assunti godranno di un contratto a tempo indeterminato, con tutele e garanzie via via crescenti con gli anni. In parole povere, si tratta di un contratto a due fasi: inserimento e stabilità. Nella prima, di durata di 3 anni, il lavoratore può essere licenziato, solo dietro compensazione monetaria. Superata la prima fase, subentra la disciplina attuale per i licenziamenti. Il contratto unico viene accompagnato da una riforma degli ammortizzatori sociali che prevede l’introduzione di uno stipendio minimo: calcolato su una cifra di 400, 500 euro, come vero ammortizzatore sociale per chi non ha lavoro. E un sistema di premi(a due livelli) in modo da legare la crescita dei salari alla produttività.
Link utili:
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