Nick: DeK Oggetto: Corpo a corpo Data: 20/8/2004 15.35.17 Visite: 75
E' il titolo del romanzo di Iain Banks (Titolo originale: "The Bridge") che ho attualmente in lettura. Volevo postarvi il capitolo introduttivo, "Coma", che e' molto ben scritto... Ma poi ho trovato questo passaggio, piu' leggero, piu' pariante... Inoltre, se vi va, l'intro la trovato poi qui: http://www.cafeletterario.it/201/8882463451.htm I personaggi: il dottor Joyce e' uno psichiatra, e John Orr e' un suo paziente, un Caso Interessante che egli segue da vicino. -- Nella sala d'aspetto incontriamo il tremendo giovanotto che gli fa da segretario [al dottor Joyce, ndDeK]. E' un tipo gioviale e allegro, sempre pronto a raccontare una barzelletta o a fare qualche battuta, sempre deside- roso di dispensare caffè o tè e di aiutare i pazienti a togliersi o infilarsi i cappotti, mai cupo o imbronciato, scortese o brusco, sempre interessato a quello che hanno da dire gli assistiti del dottor Joyce. E magro, ben vestito, con le unghie perfettamente curate. Usa un profumo leggero e gradevole, spruzzato in modo parsimonioso ma efficace, e ha i capelli lindi e ben pettinati senza che questo gli conferisca un'aria artificiale. C'è bisogno di aggiun- gere che sia profondamente disdegnato da tutti i pazienti di Joyce con cui mi sia mai capitato di parlare? «Dottore! » dice. «Che gioia rivederla! Com'è andata la par- tita? » « Oh, bene » risponde Joyce senza entusiasmo, dando un'occhia- ta alla sala d'aspetto. Ci sono solo altre due persone in attesa: un poliziotto e un tipo magro con la forfora, dall'aria piuttosto pre- occupata. Il tizio preoccupato è seduto su uno dei sei o sette sga- belli disponibili, e ha gli occhi chiusi. Il poliziotto gli è seduto in grembo, sorseggiando una tazza di caffè. Il dottor Joyce prende atto della situazione senza stupore. « Telefonate? » chiede al Gio- vanotto Tremendo, che se ne sta in piedi, leggermente curvo, le mani unite, i polpastrelli congiunti simmetricamente punta a punta. « Niente di urgente, dottore. Ho lasciato una lista cronologica sulla sua scrivania, tentando di elencare le telefonate anche in ordine di priorità - dalla più urgente alla meno urgente - sul margine sinistro. Una tazza di tè, dottor Joyce? O forse le va un caffè? » « No, grazie. » Joyce fa un cenno al Giovanotto Tremendo e sparisce nel suo studio. Porgo il mio cappotto al GT nello stesso istante in cui lui dice: «Buongiorno, signor Orr! Posso prendere il suo... oh, grazie! È stata una bella partita, signor Orr? » « No. » II poliziotto è sempre seduto sul tipo magro con la forfora. Ha lo sguardo distante, con un'espressione a metà tra la sgarbatag- gine e l'imbarazzo. « Oh, che peccato » dice il giovane segretario, ostentando con- trizione. « Mi dispiace moltissimo, signor Orr. Posso offrirle una tazza di qualcosa per tirarla un po' su, magari? » « No, grazie. » Mi affretto a raggiungere il medico nello studio. Il dottor Joyce sta esaminando la lista delle telefonate ordinate secondo la priorità, sistemata sotto un fermacarte nel mezzo della sua enorme scrivania. «Dottor Joyce» dico, «perché c'è un poliziotto seduto in grembo a un altro tizio nella sua sala d'aspetto? » Lancia un'occhiata verso la porta che ho appena chiuso. «Oh» replica tornando alla lista dattiloscritta, «è il signor Berkeley; ha una fissazione non-specifica. Crede di essere un pezzo di mobilia. » Corruga la fronte, picchietta il dito su uno dei nomi della lista. Mi siedo su una sedia sgombra. « Davvero? » « Sì, ogni giorno crede di essere qualcosa di diverso. Chiedia- mo a chiunque si occupi di lui di assecondarlo, nei limiti del possibile. » « Oh. Credevo che quei due facessero parte di un gruppo di teatro minimalista radicale. Immagino che il signor Berkeley pen- si di essere una sedia, al momento. » II dottor Joyce aggrotta ancora la fronte. «Non dica sciocchez- ze, Orr. Lei non metterebbe mai una sedia sopra un'altra. E ovvio che crede di essere un cuscino. » « Certo. » Annuisco. « Ma perché lo accompagna un poliziotto? » « La situazione alle volte diventa insidiosa: di tanto in tanto gli capita di credersi un bidè in una toilette per donne. Di solito non è violento, è solo... » Joyce fissa con sguardo vacuo il soffitto rosa pastello del suo studio. Sta cercando la parola giusta, poi con- clude: «... insistente». Torna alla sua lista. |