Nick: falcon81 Oggetto: Il ceffone del Comandante Data: 15/12/2008 22.20.4 Visite: 242
Nel novembre del 2007 Giovanni Catanzaro, comandante di polizia municipale di Roma, fu sorpreso da un giornalista del Messaggero a parcheggiare in divieto di sosta, utilizzando impropriamente il permesso di un'anziana signora. L'allora sindaco Veltroni lo rimosse, senza indugi, dal suo incarico. Il 5 dicembre 2008 il comandante della polizia municipale di Napoli, Luigi Sementa, convoca il giornalista Alessandro Migliaccio nel suo ufficio e, a freddo, lo prende a schiaffi, ricevendo dal sindaco Iervolino solamente una lettera di disappunto. Senza dubbio il comandante Sementa ha un curriculum istituzionale di alto profilo (30 anni nell'Arma dei carabinieri e medaglia d'oro al valore militare) e svolge un ruolo delicato per il quale è sottoposto a sicure tensioni. Ciò nonostante chi riveste un ruolo pubblico di responsabilità ha il dovere di tenere comportamenti coerenti con il ruolo che svolge. E convocare un giornalista - o un comune cittadino - nel proprio ufficio, chiedergli i documenti, offenderlo e schiaffeggiarlo, trattenerlo senza motivo, non sembrano proprio comportamenti che un pubblico ufficiale, di così alto grado, può, in nessun caso, tenere. Sementa aveva più modi per far valere i suoi diritti. Poteva chiedere una rettifica al giornale, chiedere danni in sede civile o addirittura sporgere querela in sede penale. In modo più informale avrebbe potuto rivolgersi al direttore di testata, come è prassi nelle relazioni con la stampa. E invece Migliaccio è stato «convocato» in un ufficio di polizia, un ufficio pubblico, e trattato con una prassi che ci auguriamo sia di altri tempi. Negli Stati Uniti, dove pure la polizia non ha modi teneri, si sarebbe proceduto con estrema rapidità all'apertura di un'inchiesta interna e all'adozione di un provvedimento disciplinare. Ma anche senza andare così lontano, basta ricordare come si è comportato il sindaco di Roma. Qui si è scelto un atteggiamento minimalista, troppo poco, specie da una persona che avendo ricoperto il ruolo delicato di ministro degli Interni sa bene quali sono i doveri di un ufficiale di polizia. Sorprende, poi, e non poco, che proprio da chi fa della legalità il proprio cavallo di battaglia tratti così blandamente una palese violazione di diritti. Al momento, a quanto ci risulta, al giornalista Migliaccio non sono nemmeno state offerte le scuse ufficiali da parte del Comune. Questa storia poteva avere tante conclusioni. Quella attuale suona come un secondo schiaffo. Uno schiaffo all'idea che compito delle istituzioni sia impedire gli abusi e far rispettare i diritti di tutti. Senza eccezione alcuna.
|