Nick: m|r Oggetto: parole inutili e spumante Data: 1/1/2009 23.11.47 Visite: 275
Non ricordo la musica. Ricordo solo che per un paio di mesi avevo fatto una corte discreta ma costante ad una ragazza del Vomero un po' più grande di me con due occhi azzurri, bellissimi, e uno sguardo sempre sognante. Lei faceva tira e molla. Un gioco che poi avrei scoperto molto diffuso ma che allora servì a mettere molto inchiostro su un fiume di lettere spedite sulla direttrice Chiaia-Vomero. Ricordo che quando seppi che avremmo trascorso il veglione di capodanno nello stesso posto il cuore ebbe qualche colpo a vuoto e la mente iniziò a preparare il campo per qualcosa che chissà. La giacca di mio padre, le scarpe che non mettevo mai, la cravatta che mi stringeva il collo, un profumo regalato da una lontana ex e che non avevo mai usato. La casa del veglione era tutta in penombra per dare forse un qualche effetto night. Non c'erano tante persone e la musica a tutto volume non contribuiva a riempire gli spazi. Nel quasi buio, però, non faticai a scorgerla. Aveva messo un vestito cortissimo e dorato. Prima di parlarle bevvi un mezzo Ferrari brut che contribuì a scogliere la lingua ma non a rendere lineare il discorso che mi ero preparato. Infatti dopo che mi ebbe ascoltato per un po', mi mollò per un gruppo di sue cugine che, più che ballare, saltellavano qua e là senza alcun ritmo. Un paio di giramenti di testa e un pizzico di delusione mi portarono a un terrazzino dal quale si poteva vedere il lato lungo del palazzo reale, quello con i giardini pensili. Una luna sottilissima e bianca si stagliava nel freddo della prima notte dell'anno. Poco più sotto un fiume di auto portava esistenze da un posto ad un altro posto e senza neanche chissà quale motivazione plausibile. Dissi "Che cazzo!" Una voce al lato rispose "Perchè?" Non mi ero accorto che non ero solo. Una delle sue cugine era lì, un passo dietro di me. Mi girai e incrociai gli stessi occhi azzurri. Doveva essere un pregio di famiglia che si tramandava come un gioiello. Dissi "Si dà troppa importanza alle parole, quando poi non risolvono mai niente" Lei ci penso su e si appoggiò alla ringhiera del terrazzino come stavo facendo io. Aveva le spalle scoperte e non sembrava accusare il freddo pungente della serata. "Le parole in sé non hanno importanza, bisogna dirle e e sentirsele dire nel momento giusto. E spesso parlare è inutile. Certe cose non vanno dette." Guardammo per un po' il flusso di auto che entravano nel tunnel. Era ipnotico vedere le luci rosse e bianche entrare e sparire nel profondo della pietra. Quando rigirai la testa al mio lato la cugina era sparita. Al suo posto, il mio dorato oggetto del desiderio. Mi guardava. Stava per dire qualcosa quando la baciai. Poi ci guardammo e cominciammo a ridere. E fu come se io avessi detto qualcosa e lei avesse capito esattamente cosa io avessi voluto dire. simply red - holding back the years
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