SANREMO (IMPERIA) - Sedici anni e otto mesi di carcere, più altri cinque anni di ricovero in una struttura psichiatrica. E' questa la condanna che il tribunale di Sanremo ha inflitto a Luca Delfino, il 32enne genovese che
nell'agosto del 2007 ha massacrato per strada a Sanremo con 40 coltellate, l'ex fidanzata Maria Antonietta Multari.
I giudici hanno accolto la tesi dell'accusa ma hanno riconosciuto la semi infermità mentale dell'uomo. Un elemento che, nel conteggio degli anni di condanna, ha bilanciato di fatto l'aggravante della premeditazione. Delfino ha potuto usufruire della riduzione di pena per il rito abbreviato.
Alla lettura della sentenza la madre della vittima, Rosa Tripodi, è svenuta in aula e quando si è ripresa ha continuato a ripetere "l'avete ammazzata due volte". La donna, soccorsa in tribunale, ha chiesto di essere condotta in ospedale con l'ambulanza della Croce Azzurra di Vallecrosia dedicata a Maria Antonietta.
I volontari di Vallecrosia l'hanno subito accontentata e hanno inviato a Sanremo l'auto che da questa estate reca la scritta "Dedicata a Maria Antonietta Multari". Rosa Tripodi ora è stata ricoverata all'ospedale di Bordighera per accertamenti.
Il padre di Maria Antonietta, Rocco Multari, in lacrime, ha commentato "bisogna farsi giustizia da soli". "Siamo in un paese dove la giustizia non esiste - ha aggiunto il padre della ragazza - questa è una sentenza indegna", ha concluso.
Durante la requisitoria il pm Eduardo Bracco aveva chiesto la condanna all'ergastolo per omicidio volontario premeditato. Secondo alcune indiscrezioni per Delfino potrebbe arrivare, nelle prossime ore, dal tribunale di Genova, il rinvio a giudizio per l'omicidio di un'altra sua ex fidanzata, la ballerina Luciana Biggi.
Stamane, nel corso di
Mattino cinque, in onda su Canale 5, sono stati resi noti i contenuti inediti della perizia psichiatrica su Delfino. Secondo l'esame, Luca Delfino sarebbe affetto da "gravissimo disturbo misto di personalità in cui predominano tratti borderline, paranoidei, antisociali, narcisistici e sadici". Non una malattia psichiatrica ma un vizio parziale di mente. E' questa la conclusione a cui è arrivato il professor Murgia, perito del giudice di Sanremo dopo esami, test e soprattutto dopo quattro incontri con l'imputato.
Per il perito Murgia,"la premeditazione di quei giorni, i suoi ricordi fasulli, sono legati a un'assoluta incuria della propria autotutela (per esempio telefona pur sapendo di avere il cellulare intercettato), si collocano al di fuori di una condotta illecita gestita da un io normale". Delfino, è la conclusione, "aveva una capacità di intendere e volere grandemente scemata ma non esclusa, abbinata a una pericolosità sociale di lunga durata".