Nick: Alex Oggetto: Il prossimo libro che leggerò. Data: 21/1/2009 14.52.12 Visite: 200
Sono indeciso tra questo e Fatherland che ho già comprato.. Ma questo mi incuriosisce: La Napoli ribelle di Erri De Luca fra Gomorra e le Quattro Giornate "Le vicende della giunta, una commedia. Napoli ha bisogno di credere in qualcuno Il popolo è in ordine sparso, oggi l'unica autorità riconosciuta è il cardinale Sepe" di MARIO DE SANTIS Erri De Luca UN romanzo sulla Napoli che si ribella. Il nuovo lavoro di Erri De Luca, Il giorno prima della felicità, (Feltrinelli) è un contenitore di storie che ruota intorno al rapporto paterno tra un orfano dei Quartieri nei primi anni '50 e il portiere del suo palazzo, don Gaetano. Il ragazzo, "lo Smilzo", apprenderà dal suo maestro quel che c'è da sapere per cavarsela, ma anche l'appartenenza al popolo della sua città. Una specie di "iniziazione della coscienza". Le storie di don Gaetano danno luce alla storia del ragazzino, monca di memoria. Sullo sfondo della Napoli delle Quattro Giornate, che si ribella e conosce la libertà. Una città diversa e opposta rispetto a quella del presente, dove la politica trova poco spazio ed è difficile combattere "contro un nemico che è Napoli stessa". Erri De Luca, la Napoli del romanzo si scuote dall'indolenza morale e, per un breve periodo, pare vicina alla felicità. "Mi ha sempre colpito che non ci sia mai stata un'opera narrativa sulle Quattro Giornate. Cinema, teatro, ma mai romanzi. In questo, Napoli è sprecona, passa oltre e non ci fonda nulla. Anche perché nessun partito ci ha potuto mettere le mani sopra. I napoletani non se ne stettero acquattati ad aspettare che gli americani li liberassero. È stata un'onda pura di popolo, pazzesca, una follia". Il protagonista si rivolge a don Gaetano, che gli racconta del settembre '43, e chiede: "Quel popolo oggi dov'è?". Oggi, il popolo che si ribella dove sta? "Il 'popolo' in quell'accezione, a Napoli, è una 'cosa' che si accende ogni tanto. Dopo di che, esiste solo come comunità abitativa. E' stato un momento di insurrezione necessario, poi il popolo se n'è tornato nel suo ordine sparso di sempre. E può essere sempre convocato ma da sé, non da altri". Quindi la politica, come partiti e rappresentanza, non ha spazio? "E' una città strana. Anarchica e monarchica. Per sei giorni anarchica, la domenica monarchica, quasi sognasse un re festivo che presieda alle sue cerimonie. Un retaggio del fatto che Napoli è l'unica capitale d'Europa della storia a essere degradata a capoluogo di regione". Nella cronaca di un'epopea popolare positiva, il romanzo sembra dire qualcosa di opposto rispetto a Gomorra. "Opposto dal punto di vista storico. La guerra, per Napoli è stato un periodo tragico. Quello che racconta Gomorra è feroce e sparpagliato. La città che ha incassato più bombe è stata Napoli. Era messa peggio rispetto al presente. Da questo punto di vista è un'altra Napoli, sì, opposta". Colpisce il contrasto tra la solidarietà verso gli ebrei raccontata nel romanzo e l'attualità, penso alle manifestazioni di ostilità nei confronti dei nomadi. "E' il lato negativo del suo essere mutevole come un attore di teatro, come la faccia di Eduardo, basta un dettaglio a trasformare il personaggio da generoso a torvo. E' una città senza mediazioni. La politica è debole, come dappertutto in Italia, ma a Napoli ancora di più". Napoli non avrebbe bisogno di politica oggi? "Avrebbe bisogno di credere in qualcuno, conta molto la faccia e la persona che metti in gioco in politica. Oggi l'unica autorità riconosciuta è il cardinale Sepe, però non c'entra con la rappresentanza di una città". Si insedia la nuova giunta Jervolino. Che idea s'è fatto delle vicende che hanno coinvolto l'amministrazione? "E' una commedia, diffusa in tutta Italia. Per certi aspetti è anche positivo che accada proprio a Napoli. Come un bubbone, come un aumento della febbre". Sarebbe possibile una nuova esplosione di rabbia contro il malgoverno? "Oggi no. Le Quattro Giornate furono contro nemici esterni, con quelli Napoli se l'è sempre cavata bene. Oggi il nemico è Napoli stessa, viene dal suo ventre. Nel racconto, la felicità arriva: è la ribellione ai nazisti, sono sentimenti veri. Anche se poi, dopo, la città accoglie gli americani 'a cosce aperte'. La felicità accade, ma non ci puoi fondare una città. La libertà invece è una conquista più longeva. Ma siamo lontani. Napoli resta la città delle felicità non durature". (21 gennaio 2009) |