Nick: Buendia Oggetto: sara, il lavoro, il futuro... Data: 1/3/2009 17.14.37 Visite: 267
per sara è un lusso. non per questione di biglietti aerei, cambio sfavorevole, spese di affitto, cucina diversa. a queste cose per necessità ci si abitua e 'ubi maior minor cessat'... per sara, oggi poco più che trentenne, single e senza figli che pure vorrebbe (almeno due, tre sarebbe il suo sogno), il lusso sta nel fatto che è praticamente l'unica figlia che abita relativamente vicina ai genitori, 60 anni entrambi, perché sua sorella minore lavora in un'altra regione. stamattina, dopo un lungo periodo di assenza, è stata a trovare la nonna paterna, che ha raggiunto la veneranda età di 97 anni. fino a un anno e mezzo fa sara vedeva sua nonna lucida, in discreta forma fisica malgrado gli acciacchi senili; se la ricorda come una madre coraggio, di tre figli maschi, giovane vedova del dopoguerra nell'italia del sud. la nonna di sara, sotto le rughe e un ematoma viola come una melenzana che si è procurata cadendo dalla sedia a rotelle su cui è oggi costretta per almeno sei ore al giorno, è ancora la donna forte che ha allevato suo padre e gli altri due fratelli, consentendogli di laurearsi pur disponendo di una pensione di reversibilità del marito che oggi è di 80 euro scarsi. una donna raggrinzita dal tempo e dalla malattia che non ha mai accettato una cura medica, almeno fino a un anno e mezzo fa, appunto, quando ha avuto un ictus che l'ha costretta ad accettare in casa la presenza di una badante, comprensiva e dal carattere forte come il suo, che parla a stento l'italiano e se si sporca la sgrida come se fosse una bambina di cinque anni e non chiude occhio da tre notti perché da tre notti la nonna non dorme e urla, forse sogna di quando aveva tre bambini piccoli da curare e il più piccolo di loro stava morendo per un'intossicazione. e a sentire, alina, non c'è verso di farla calmare. forse bisognerà aggiungere all'elenco dei farmaci che prende anche un tranquillante. per le loro esigenze familiari il papà di sara e i suoi fratelli possono andare a visitarla solo per poche ore al giorno. e allora l'accarezzano, la pettinano, le leggono famiglia cristiana a cui è abbonata da almeno mezzo secolo perché gli occhi non vedono più bene le scritte in piccolo, la fanno camminare reggendo il corpo malfermo di una donna che oggi è alta, malgrado la vecchiaia, un metro e settanta. il papà di sara, il più allegro, quello che lei chiama 'o fetenton' le dice cose stupide che la fanno ridere. sara li osserva, questa madre nonna e questo padre figlio, e si sente vulnerabile, travolta da un'ondata di tenerezza, ma anche egoista, miope, cattiva. guarda e capisce. capisce che non può permettersi il lusso di spostarsi a lavorare in un paese che non sia il suo, o in un'altra regione che non sia quella dove vivono i suoi genitori che, le piaccia o meno, un giorno avranno bisogno delle stesse cure che loro hanno dato a lei quando era piccola e incapace di badare a sè. sara capisce che non può lasciare il sud quando il suo contratto di lavoro nel 2012 scadrà, ma soprattutto capisce che non lo vuole perché anche se potesse permettersi di assicurare loro le migliori cure mediche, la migliore assistenza, non saranno mai migliori di quelle che un figlio può garantire perché c'è un legame di sangue, un richiamo potente che può fare molto di più di un cardiotonico. sara non sa quanto lunga sarà la vita dei suoi cari, non sa quante saranno le giornate future della sua stessa vita. ma da stamattina pensa che ha ancora la fortuna di avere i suoi genitori in buona salute e che le piacerebbe che un domani fossero sue le mani che pettineranno i capelli della madre, sua la forza che reggerà il passo incerto di suo padre quando gli anni gli renderanno più faticoso il cammino. andare via dalla sua terra? non può farlo, non vuole farlo. se proprio non potrà fare quello per cui ha studiato e sta ancora studiando, grazie ai sacrifici morali ed economici che lei e i suoi genitori hanno affrontato, 'qualcosa m'inventerò', mi ha detto alla fine, 'io non mi scoraggio'.
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