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Nick: mir
Oggetto: un ricordo e un arrivederci
Data: 26/3/2009 16.7.47
Visite: 242

La loro casetta era come quella che si può immaginare per una periferia normale di una città normale di una nazione civile.
Due piani in legno bianco sormontati da un tetto spiovente fatto di tegole blu scuro.
Tutt'intorno un giardino che rinasceva da un rigido inverno.
In casa, quando ci camminavi dentro, dopo aver tolto le scarpe, era tutto uno scricchiolìo di legno nel silenzio di fondo.
Conobbi per prima la mamma. Una signora dal viso solare e aperto, incorniciato da riccioli bianchi. La simpatia è un sentimento che ha bisogno di poche parole. Ancora meno se queste parole devono superare barriere linguistiche.
Non capivo niente di quello che ci diceva ma il suono e il tono erano rassicuranti. Forse le mamme hanno una lingua universale, buona per tutte le latitudini.
Poi conobbi il papà.
Io non credo nel paranormale.
Ho sempre detto che mi piacerebbe molto che ci fosse qualcosa oltre la realtà visibile, oltre tutto quello che si può toccare e dimostrare.
Per questo non credo nei miracoli, non credo nei fantasmi, non credo alla telepatia, non credo alla magia, non credo nemmeno al diavolo perchè quelli che fanno del male spesso non sono diavoli così come quelli che fanno del bene non sono santi.
Pur non credendo nel paranormale succedono e sono successe cose che, pur strane, hanno delle spiegazioni che ancora devo trovare.
Una di queste fu quando incontrai il papà della mia amica.
La sua visione mi portò un'ondata di ricordi.
Vidi (non c'è altro modo di esprimere il concetto) un posto semideserto, sentii tanto freddo e tanta solitudine e mi iniziò a girare per la testa un termine. Una parola che per me non significava niente.
Lì per lì non sapevo se dire o no queste cose.
Non volevo essere scambiato per un eccentrico. Sono tutto fuorchè quello.
Me lo tenni per un po' di tempo.
Fino a quando la mia amica non mi parlò degli incubi del padre, che aveva fatto la seconda guerra mondiale e che pensava di morire al fronte e che la notte si svegliava ancora urlando.
Un fronte coperto di neve e sferzato da venti gelidi che tenevano la temperatura decine di gradi sotto lo zero.
Un fronte che si trovava in una zona che, curiosamente, si chiamava con la parola senza significato che mi girava per la testa.
Chissà.

Ciao Reino, ci vedremo anche nella prossima vita.
Sempre che ci sia.



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un ricordo e un arrivederci   26/3/2009 16.7.47 (241 visite)   mir
   re:un ricordo e un arrivederci   26/3/2009 17.0.14 (88 visite)   alylia
      re:un ricordo e un arrivederci   26/3/2009 17.4.57 (88 visite)   Buendia
         re:un ricordo e un arrivederci   26/3/2009 17.7.52 (78 visite)   alylia
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