Nick: raisss Oggetto: l'ho sempre odiato... Data: 26/3/2009 21.9.21 Visite: 238
però ha detto una cosa buona
Platini: «Moviola in campo? Se succede lascio il calcio»
Intervista a tutto campo dell’ex stella della Juventus, ora presidente dell’Uefa: «Vogliamo arrivare a cinque arbitri in Champions e in Europa, ma dico no alla tecnologia. Potremmo sperimentare per un anno in B»
TORINO, 26 marzo - Michel Platini parte seconda. La settimana scorsa le Roi ha rilasciato una lunga intervista a Paolo Rossi e Gianluca Vialli per la trasmissione “Attenti a quei due”. Questa sera alle 20 (e in replica alle 23) andrà in onda su Sky Sport 1 la seconda parte, appunto. Il presidente della Uefa parla di tutto: la moviola in campo, al cui utilizzo si oppone drasticamente; le difficoltà organizzative di Polonia e Ucraina in vista dei prossimi Europei; la possibile candidatura comune di Italia e Francia all’organizzazione della competizione continentale nel 2016; lo strapotere delle inglesi in Champions League; la tratta dei bambini nel calcio. La parte più interessante della lunga intervista all’ex stella della Juventus è però proprio quella che riguarda gli arbitri. E da lì cominciamo. Che sperimentazione volete fare con gli arbitri? «Il presidente Abete ha detto che è pronto a fare tutte le sperimentazioni, ma questo appartiene alla Fifa, non all’Uefa. L’arbitraggio, le regole del gioco che sono mondiali, appartengono alla Fifa non all’Uefa. Siccome sono il vice-presidente della Fifa, ho spinto molto per arrivare ad aggiungere due arbitri addizionali» Che guardano solo con gli occhi? «Con gli occhi e riferiscono all’arbitro centrale» Quindi non c’è tecnologia? «Non c’è tecnologia, ci sono solamente le cuffie per comunicare con l’arbitro centrale» Per tutto o solo per le situazioni gol-non gol? «Per tutto. Non sono due guardalinee, sono due arbitri addizionali che aiutano l’arbitro centrale a prendere le decisioni» Ma in quale campionato verrebbero utilizzati? «Ci sono 5-6 campionati nel mondo che vorrebbero provare» E in Italia? «A livello di campionato, in Serie B, per un anno» E per la Primavera? «No, a livello professionistico, per un anno proviamo. Poi, se accettano questo, nel 2012 metteremo cinque arbitri in Champions League e in Europa» Perché non usare la tecnologia nei casi in cui l’arbitro deve decidere in maniera oggettiva e lasciargli la libertà di interpretare negli episodi che vanno interpretati? «Perché se c’è un pallone che va dentro la porta, un difensore arriva e lo butta via e il pallone riparte, che facciamo? Stoppiamo o continuiamo l’azione? Se l’azione continua, parte uno al limite del fuorigioco, che facciamo? Il calcio è un gioco che non può essere fermato. Quando noi giocavamo e non c’era la televisione, l’arbitro decideva tutto. Poi, sono arrivate le telecamere e hanno fatto vedere gli sbagli degli arbitri. Il compito dell’amministrazione è quello di mettere gli arbitri in condizione di vedere tutto, poi loro devono decidere. Aggiungendo due arbitri sulla destra della porta, loro sono in grado di vedere tutto e anche da davanti, possono aiutare l’arbitro centrale a prendere una decisione. Se mettiamo la tecnologia, dobbiamo metterla anche sul fallo a 25 metri. Dunque, l’arbitraggio-video è la fine del calcio per me, lasciamo agli umani gestire i giocatori umani. Il giorno in cui ci sarà il video, io saluterò il calcio» E nei casi oggettivi di gol-non gol? «Questi due arbitri vicini vedono se la palla è dentro o no. Sul fuorigioco basta avere degli assistenti che vedono bene, mettiamo assistenti che non fanno sbagli» Perché non date la possibilità agli arbitri di spiegare queste cose a fine partita. Per non creare ulteriori polemiche? «Di questo ne possiamo parlare, dipende dagli arbitri nazionali» Avete mai pensato alla figura di ex calciatori nel ruolo di arbitro? «Sì, in Francia hanno provato a farlo. Ha funzionato, ma gli ex calciatori vogliono subito andare in Serie B o in Serie A» L’apertura a 24 squadre per i Campionati Europei non rischia di essere una chiusura per gli stati meno sviluppati, visto che Polonia e Ucraina già faticano ad organizzare un torneo per 16 squadre? «Non vedo una grande differenza tra organizzare un torneo per 16 o 24 squadre. Passare a 24 squadre aiuta tanti piccoli paesi che non vanno mai nelle competizioni internazionali. È il Sei Nazioni di rugby che mi ha suggerito questa cosa: i gallesi e gli irlandesi tutti gli anni sono contenti perché vincono qualcosa. Passare a 24 squadre è una grande promozione per il calcio internazionale» Ucraina e Polonia. Mancano le strutture per i prossimi Europei? «È dura, ma andiamo avanti. Il Comitato Esecutivo ha deciso e quindi ormai andiamo avanti. Mancano alcuni alberghi. In Polonia non ci sono molti problemi. Le infrastrutture in Ucraina sono un po’ difficili. Loro sanno che se non fanno lo stadio, non ospiteranno gli Europei» L’Italia vuole candidarsi per gli Europei del 2016. Come vedi una candidatura comune di Italia e Francia? «Quando due paesi vogliono organizzare un Europeo, non è per avere l’Europeo, ma perché hanno bisogno di stadi e quindi sfruttano l’organizzazione dell’Europeo per costruire gli stadi. Italia e Francia possono farlo da sole. Possono anche farlo insieme, ma devono rifare molti stadi» Dove? In Francia o in Italia? «È uguale» La Francia, solo dieci anni fa, ha organizzato i Mondiali del 2008. È possibile che siano già vecchi gli stadi? «Erano vecchi prima, li hanno solo rinnovati. Abbiamo costruito solo lo Stade de France ma non altri stadi. Come In Italia. Non so se Italia e Francia possono pagare dieci nuovi stadi. Forse per questo si metteranno insieme. Questo dipende anche dall’Italia» Sei favorevole agli stadi di proprietà delle società? «Sì. Il mondo è in crisi in questo momento. Trovare gente disposta a mettere 100-200 milioni per uno stadio è difficile. Per questo motivo, penso che organizzare da soli sia complicato, è più facile se si è in due: francesi e italiani» In Europa vincono sempre le solite squadre e per questo ce ne sono alcune che diventano sempre più ricche e contribuiscono ad allargare la differenza con le altre. Anche l’Uefa ritiene che questo sia il vero problema? «È un discorso che non era italiano quando l’Italia vinceva. Adesso che l’Italia non vince più ci sono tanti problemi e dobbiamo ridistribuire i soldi? È difficile dire ai club: “Voi partecipate alla Champions League, ma non vi do i soldi, li do alle altre squadre“. Come faccio? Loro fanno spettacolo, investono soldi negli stadi e nei giocatori, vanno fino alla finale e guadagnano dei soldi. Non possiamo dirgli: “Adesso li diamo alle altre squadre così vi battono l’anno prossimo“. Diamo già 50 milioni di euro a tutte le squadre che sono state eliminate. Proviamo a trovare un giusto equilibrio, ma non è semplice» Cosa ne pensi di quella che in Italia è stata definita “la tratta degli schiavi“, ovvero dei ragazzi giovani che vengono spostati. Tu non sei favorevole? «Negli statuti della Fifa c’è scritto che è vietato il trasferimento dei minori di 18 anni. Deve essere rispettato, ma in Europa dobbiamo combattere contro la Commissione Europea. Abbiamo attaccato la Fifa e l’Uefa 15 anni fa perché in Pakistan facevano i palloni a 13-14 anni. Ma il bambino che a 14 anni va al Chelsea e guadagna soldi per calciare un pallone, è un lavoratore o no? È sempre un bambino, mettiamo la moralità in questo discorso e diciamo che fino a 18 anni non possiamo mandare i ragazzi in un altro paese. Quando poi saranno maggiorenni potranno decidere. Non è un discorso contrattuale, ma morale» Sei il primo grande ex giocatore che copre un ruolo istituzionale così importante: ha aiutato essere Michel Platini o contavano più i contenuti della tua campagna elettorale? «Essere conosciuto ti apre le porte, dopo devi fare di tutto perché non si chiudano» Vuoi un calcio più democratico? «Ci sono già quattro paesi in più in Champions League!»
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