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Nick: Bardamu
Oggetto: ma vir tu se
Data: 24/4/2009 21.47.48
Visite: 118

proprio questi anna fa razzismo contro i Campani e Calabresi


Oggi la Eminflex è la prima azienda italiana produttrice di materassi con un fatturato che sfiora i 300 miliardi di lire, una distribuzione capillare su tutto il territorio italiano, una quota di mercato pari al 35-40 per cento.

Una specie di monopolista se si considera che il mercato dei materassi in Italia vale circa 900 miliardi annui per 5 milioni di pezzi, ma è molto frammentato con oltre 640 aziende produttrici.


In questa frammentazione un materasso su tre in Italia è un prodotto Eminflex.


L’imprenditore  che è stato capace di raggiungere tanto successo in così poco tempo

Si chiama Giacomo Commendatore.


La famiglia è quella Commendatore citata in un rapporto del ministero dell’Interno del 1997 come una delle «centrali criminose dell’Emilia-Romagna».


L’elefante è anche il simbolo della città di Catania. Ed è proprio a Catania che inizia la storia della famiglia Commendatore. Vendeva pesce in scatola nel quartiere San Cristoforo. Ma lo spirito imprenditoriale l’ha spinta a passare (come racconta Enzo Ciconte, nel suo libro Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta in Emilia-Romagna) alla distribuzione degli articoli casalinghi.


La famiglia si trasferisce a Budrio, in Emilia-Romagna, dove inizia a vendere a porta a porta cuscini, grandi pacchi di carta igienica, sedie, materassi: la mattina partono da Budrio i furgoncini carichi di mercanzia e girano per i paesi attorno, in estate arrivano fino alle spiagge della Romagna. Fanno buoni affari. Tanto che nel 1974 Carmelo e Francesco Commendatore decidono di dare vita alla Centroflex, una società per la costruzione di materassi a molle che poi diventerà Eminflex.


I materassi di Budrio cominciano a fare notizia nel 1979: i sequestri di persona, diffusi in Sardegna e in Calabria, approdano in Lombardia e anche nella bassa emiliana con il rapimento di Angelo Fava, industriale ferrarese. I rapitori chiedono un riscatto di 2 miliardi. I beni della famiglia vengono bloccati. Ma, come spesso succede, i familiari tramite un emissario si mettono in contatto con i rapitori e si accordano per 650 milioni. La telefonata viene però intercettata dai carabinieri, che riescono a catturare il cassiere della banda: Angelo Pavone. Insieme a lui vengono arrestati due sconosciuti venditori ambulanti di materassi: i fratelli Francesco e Carmelo Commendatore, proprietari della Centroflex. Angelo Fava, infatti, era stato nascosto in un furgone di materassi dei fratelli Commendatore e trasportato fino a Siracusa.


Qui era stato sbattuto in un fondo agricolo di proprietà di Luciano Liggio, grande capo di Cosa nostra.


Pavone non arriverà al processo: sarà liberato da un commando di Cosa nostra (che lascia sul campo tre carabinieri morti), poi torturato e ammazzato.


Carmelo Commendatore sarà invece condannato a 13 anni e Francesco assolto per insufficienza di prove e «per avere collaborato con gli inquirenti all’accertamento della verità», come si legge nella sentenza.


Dopo questa brutta storia, le strade dei due fratelli si dividono: Francesco trasforma la Centroflex in Eminflex; Carmelo invece, dopo aver scontato la sua pena, riprende l’attività di commerciante di materassi, servendosi di venditori ambulanti abusivi, provenienti quasi tutti da Catania o dalla Sicilia.


«Fra le centrali criminose di origine siciliana e operante nel circondario bolognese», scrive il rapporto del ministero dell’Interno, «va ricordata la famiglia dei Commendatore riconducibile al clan di Giacomo Riina, con vaste ramificazioni estese a tutto il territorio emiliano-romagnolo».


Giacomo Riina: boss mafioso con una lunga lista di precedenti penali, ma anche contabile della Eminflex, l’uomo a cui era stata affidata l’attività commerciale dei fratelli Commendatore; almeno fino al giorno del suo ennesimo arresto, avvenuto a Budrio nel 1982, per ordine del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto.


Nato a Corleone nel 1908, Giacomo Riina ha cominciato a conoscere il carcere a 24 anni, quando è stato arrestato per la prima volta e condannato a 11 anni per «ratto violento». Contadino, con un’istruzione scolastica che si ferma alle elementari, entra nella banda di Luciano Liggio, di cui era lo zio.
Negli anni Quaranta e Cinquanta è protagonista di una delle più feroci guerre di mafia della Sicilia, che lascia sul terreno 200 morti ammazzati e termina con la vittoria delle famiglie alleate a Liggio, che con le armi in pugno conquistano il comando di Cosa nostra.


Tra i «vincenti» vi sono Bernardo Provenzano e Totò Riina. Ma Giacomo Riina, «u zù Giacomo», è un punto di riferimento. Arrestato e processato, nel 1964 viene assolto ma costretto al soggiorno obbligato in Emilia. Interpreta il «confino» di Budrio come un incarico per conto di Cosa nostra, come scrive Enrico Deaglio in Besame mucho: «In questi anni ha gestito delitti e composizioni finanziarie all’interno delle cosche. Ha protetto latitanti. Ha commerciato in stupefacenti con la Turchia, in armi con la Croazia, in denaro falso e in esplosivi. Ha visto morire uccisi molti suoi nemici e i persecutori che si erano messi sulla sua strada, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, dal capitano Emanuele Basile al sostituto procuratore Gian Giacomo Ciaccio Montalto».


Ecco chi era Giacomo Riina, il contabile della Eminflex, l’amico a cui i Commendatore si rivolgevano prima di intraprendere qualsiasi attività. Ma i legami mafiosi della famiglia Commendatore non si limitano a Riina: ci sono anche Francesco Bonura (imputato di omicidio e traffico di eroina), Vincenzo Porzio (uomo di fiducia di Giacomo Riina), Salvatore d’Angelo, Antonino De Luca, Angelo Pavone. Questi rapinavano banche, gioiellerie, negozi con gli automezzi della società dei fratelli Commendatore. «E quando dovevano riciclare del denaro ricevevano l’appoggio di Carmelo Commendatore», scrivono i ricercatori dei Quaderni di Città sicure, periodico della Regione Emilia-Romagna.


Secondo il collaboratore di giustizia Giuseppe Lo Presti, Carmelo era diventato «il punto di riferimento per l’organizzazione criminale di Jimmy Miano, capo dei cursoti milanesi, e di Santo Mazzei», capo dei carcagnusi di Catania.


E qui si apre un capitolo ancora tutto da scrivere: com’è approdata alle tv di Berlusconi, nella seconda metà degli anni Ottanta, quest’azienda quasi sconosciuta e di piccole dimensioni, con un fatturato che non arrivava al miliardo? Com’è arrivata a Publitalia diretta da Marcello Dell’Utri?


Ripercorrendo la lunga e avventurosa storia della Eminflex e della famiglia Commendatore, s’incontrano due città: Catania, da cui i Commendatore provengono, e Corleone, da cui proviene il «contabile» dell’azienda, Giacomo Riina.


C’è, al Nord, un punto d’incrocio tra Catania e Corleone: l’autoparco di via Salomone, a Milano; qui diverse cosche mafiose si rifornivano di eroina e kalashnikov, qui anche Giacomo Riina, tramite Vincenzo Porzio, si riforniva di droga e armi per l’Emilia-Romagna. A far arrivare la droga sulla piazza di Milano, ci pensavano Santo Mazzei e Jimmy Miano, alleati di ferro di Nitto Santapaola, il boss di Catania. Proprio di rapporti con gli uomini catanesi di Cosa nostra deve rispondere Marcello Dell’Utri, nel processo in corso a Palermo, in cui gli sono contestati circa 900 episodi: cene, incontri, mediazioni, aperture politiche e numeri di telefono che mettono il numero uno di Publitalia in contatto con gli uomini della mafia.


«Sono anni, comunque, che non abbiamo più rapporti con mio zio Carmelo», giura Giacomo Commendatore. «Se mio zio ha avuto problemi con la legge», conclude, «io e la mia azienda non c’entriamo».


Peccato, però, che lo smentiscano i rapporti del Gico, il gruppo antimafia della Guardia di Finanza, secondo cui le imprese di tutti i membri della famiglia Commendatore sono «in stretti rapporti d’affari».


Non c’è soltanto la Eminflex nelle aziende di famiglia: i Commendatore hanno costituito nel tempo 23 società, di cui 18 ancora attive nel 1995 (ultimo dato disponibile); molte sono attive nel settore della produzione, commercializzazione e vendita a porta a porta dei materassi (F&R Eminflex, Sormi, Giskard, Permaflex…), altre svolgono import-export di legnami, costruzioni edili, o attività immobiliari (Cria, Fria, Mila).


«Le operazioni immobiliari sono uno dei possibili canali per il riciclaggio di denaro sporco», ripetono Commissione parlamentare antimafia e Banca d’Italia. Alcune delle imprese della famiglia Commendatore sono state ricapitalizzate attraverso società finanziarie di Milano: «Le ricapitalizzazioni», secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, «riguardano due società, ossia la Mila e la Cria. Qui tra il 1989 e il 1991 sono state depositate cifre superiori al miliardo attraverso due società fiduciarie di Milano, la Cordusio spa e la Afis spa».


Interessante, perché fino alla seconda metà degli anni Ottanta il fatturato della Eminflex non superava il miliardo. Ciò nonostante, Francesco Commendatore e sua moglie investono cifre superiori al miliardo per ricapitalizzare due società immobiliari (Mila e Cria, appunto) che non hanno ricavi o si limitano a gestire il patrimonio immobiliare della famiglia a favore delle loro stesse aziende.


Ma il boom delle nascite (societarie) arriva a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, con la costituzione della Giskard, della Grazia Arredamenti, della Cria srl, della Fria srl e di altre piccole società che gravitano nella galassia Eminflex. Hanno tutte qualcosa in comune: non hanno dipendenti ma dichiarano fatturati da capogiro.


Nel 1987 Francesco Commendatore costituisce a Pachino, in provincia di Siracusa, la Gf srl, che opera nel settore dei materassi, dei mobili e degli articoli di arredamento per la casa: amministratore unico, Carmelo Cristauro. La società nel 1995 diventa inattiva e viene posta in liquidazione, mentre per gli anni precedenti non risultano disponibili i dati sul fatturato. Le due società fiduciarie di Milano, invece, dopo aver svolto numerose transazioni finanziarie per conto della famiglia Commendatore, nel 1991 escono dalla compagine societaria.


L’impresa più importante della famiglia Commendatore resta comunque la Eminflex. «L’anomalia di quest’azienda», scrive il Gico della Guardia di finanza, «si riscontra nella crescita elevatissima del fatturato.
Controcorrentesul mercato.  la Eminflex cresceva fino a diventare azienda leader in un settore caratterizzato da una forte concorrenza e da tassi di crescita stabili.


… Una gestione finanziaria straordinaria, da insegnamento alla Bocconi

La famiglia Commendatore dice che il suo sviluppo è dovuto alle televendite, ma dove ha preso i soldi per pagare alla Publitalia di Dell’Utri i costosi spazi per le televendite?

Ora però chiederete cosa c’entra Licio Gelli, il maestro venerabile della loggia massonica P2?


C’entra, c’entra.




Il" venerabile" era direttore dello stabilimento ciociaro Permaflex,

Il 27 novembre 1956 nasce il marchio Permaflex, naturalmente Gelli trova subito i contatti giusti, chi meglio di lui, e Permaflex sbarca a Frosinone, in area di cassa per il Mezzogiorno. Tatàn!


Nei primissimi anni 70' il fatturato annuo della Permaflex si aggira sui 100 miliardi di lire. Ma allora Licio Gelli se n’era già andato sbattendo la porta, ma aveva già procurato all’azienda contratti per la fornitura di materassi in tutte le carceri italiane, commesse per l’esercito e per gli ospedali.


La morte della Permaflex inizia con l’uscita del futuro Venerabile Maestro dalla società.


L'azienda si barcamena come può.
 Giacomo Commendatore acquista i diritti dell'azienda

E c'è riuscito perché la pubblicità Permaflex _Eminflex viaggia insieme sulle reti FININVEST. Come c'era riuscito? Il 3 agosto 99 la F&R International aveva acquistato dalla Airtrade Ltd il 100% delle azioni della Europartimmo.

 

Questa complessa operazione viene effettuata tra società off/Shore, tutte aventi sede in paradisi fiscali; la Europartimmo viene costituita nel giugno 1998, soltanto quattro mesi prima dell'acquisto del diritto d'uso dei marchi Permaflex e Ondaflex; la Airtrade Ltd società venditrice delle azioni Europartimmo alla F&R International s.a ha sede in Tartola, Road Tawn, Isole Vergini Britanniche, ossia nella stessa località dove ha sede la Flightequipment & marketing Ltd, società off-shore facente capo alla famiglia Veneruso.




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