Nick: DeK Oggetto: Fuga dalla Casa delle Libertà Data: 17/5/2009 10.47.25 Visite: 262
Troviamo tre specie di tendenze sadiche, più o meno strettamente intrecciate. La prima è quella di rendere gli altri dipendenti da noi, e di avere un potere assoluto e illimitato su di loro, sì da renderli null'altro che strumenti, "argilla nelle mani del vasaio". Un'altra consiste nell'impulso non solo a dominare gli altri in questa maniera assolustistica, ma anche a sfruttarli, ad usarli, a rubare loro, a sventrarli e, per così dire, ad incorporare tutto quello che di divorabile esista in loro. Questo desiderio può riferirsi sia a cose materiali che a cose immateriali, come le qualità emotive o intellettuali che una persona ha da offrire. Una terza specie di tendenza sadica è il desiderio di far soffrire gli altri o di vederli soffrire. Questa sofferenza può essere fisica, ma più spesso è sofferenza morale. Il suo fine è di far del male attivamente agli altri, di umiliarli, di imbarazzarli, o di vederli in situazioni imbarazzanti ed umilianti. Le tendenze sadiche, per ovvie ragioni, sono di solito meno coscienti, e più razionalizzate delle (socialmente più innocue) tendenze masochistiche. Spesso sono totalmente mascherate da formazioni reattive [*] di sovrabontà o di eccessiva sollecitudine per gli altri. Ecco alcune delle più frequenti razionalizzazioni: "Io ti domino perché so ciò che è meglio per te, e nel tuo stesso interesse devi seguirmi senza opposizione". O anche: "Sono talmente meraviglioso ed eccezionale che ho il diritto di pretendere che le altre persone si sottomettano a me". Un'altra razionalizzazione che spesso maschera la tendenza allo sfruttamento, è la seguente: "Ho fatto tanto per te ed ora ho il diritto di avere da te quello che voglio." [...] Nel rapporto fra la persona sadica e l'oggetto del suo sadismo c'è un fattore [la dipendenza del primo dal secondo] che spesso viene trascurato e perciò merita di essere qui particolarmente sottolineato. [...] Il sadico ha bisogno della persona su cui esercita il suo dominio, ne ha proprio un grande bisogno, dato che il suo sentimento di forza ha radice proprio nel fatto di essere il dominatore di qualcuno. [...] Si tratti della moglie, o del figlio, o di un assistente, o di un cameriere, o di un mendicante incontrato per strada, c'è un sentimento di "amore" e persino di gratitudine per questi oggetti del suo dominio. Egli può credere di voler dominare le loro vite perché li ama così tanto. In realtà li "ama" così tanto perché domina le loro vite. Li alletta per mezzo di cose materiali, di lodi, di proteste d'amore, con l'ostentazione di spirito e brillantezza, o mostrando sollecitudine. Può dargli tutto, tutto tranne una cosa: il diritto di essere liberi ed indipendenti. [*] Ostentare un certo comportamento per nasconderne uno di carattere opposto. Es: un eccesso di pulizia che dissumula un'ossessione per la sporcizia. Sapessi quanti ancora non se ne rendono conto. Poveretti!
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