La notte del 29 maggio, un incendio divampa nel deposito delle ecoballe di Taverna del Re. Le fiamme hanno riguardato una piazzola di centro, all'interno del sito, che si estende su una superficie di
L’incendio è stato causato dall’autocombustione di qualche ecoballa.
L’autocombustione può essere spiegata con la presenza di materiale organico nelle ecoballe; ma nel cdr non ci deve essere materiale organico, altrimenti sarebbe fuorilegge.
E infatti oggi arriva la magistratura e arresta 15 persone tra professori universitari, politici e funzionari della regione, con l’accusa di aver certificato il falso durante la fase di collaudo degli impianti di produzione di Cdr realizzati dalla Fibe e Fibe Campania su appalti banditi dal commissariato di governo per l'emergenza rifiuti in Campania nel 1999. Concludendo un’indagine iniziata nel 2005.
E con questo nuovo tassello torna di nuovo di stretta attualità il problema delle ecoballe campane. Perché a questo punto la domanda nasce spontanea:
Che fine faranno tutte queste ecoballe accumulate in Campania?
Certamente non potranno andare a finire più nei termovalorizzatori campani, come annunciava giusto un anno fa Guido Bertolaso:” Qualcuno potrebbe obiettare che quattro impianti sono troppi - ha detto il capo della Protezione civile - ma dove mettiamo i sette-otto milioni di ecoballe? Stanno tutte lì, fuori dalla Campania non ne è uscita nemmeno una. Abbiamo tentato, ma non ci siamo riusciti. Quindi si bruciano".
E certamente non potranno rimanere a vita nel mega deposito di Taverna del re, a meno che la piramide di monnezza visibile persino dal satellite non venga dichiarata “opera d’interesse architettonico” come la più famosa Piramide di Cheope o la muraglia Cinese.
Perché se uno va a leggere le 27 prescrizioni di adeguamento impiantistico e di tutela ambientale del 2005, si accorgerà della presenza di una prescrizione assolutamente inderogabile allo scopo di garantire il rispetto dei limiti di emissione dell’impianto: Quella appunto di bruciare CDR a norma (DM 05/02/1998).
È forse sapendo questo che alla vigilia dell’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra il governo decide di derogare tale prescrizione con l’ordinanza del 18 marzo 2009. Ciò avrebbe richiesto quantomeno una nuova valutazione d’impatto ambientale(VIA) o un nuovo parere come quello del 2005. Invece niente. La trasparenza e il rispetto delle regole in Campania sono un optional.
E così si decide di imboccare la solita strada fatta di artefici, forzature e mezze verità
Piccoli argini che non reggono all’onda di piena.
Come quando si scopre che nonostante l’inaugurazione in pompa magna, l’inceneritore è ancora in fase di collaudo.
O quando dai dati registrati dalle centraline dell’arpac si evidenzia un frequente superamento dei valori di Pm10(le cosidette polveri sottili) da parte dell’inceneritore, smentendo così le promesse mirabilanti di un inceneritore verde che inquina come 3 auto di media cilindrata.
E forse preoccupato dalla tenuta degli argini che il 24 aprile Giuseppe Vacca, direttore dei lavori e uno degli arrestati di oggi, dichiara:“fin da ora i rifiuti bruciati nell’impianto rispettano tutte le normative vigenti e le 27 prescrizioni previste dalla Valutazione di Impatto Ambientale.”
Afferamazione palesemente falsa.
E forse alla fine gli argini sono definitivamente saltati quando Guido Bertolaso , sentito dai magistrati per l’indagine-stralcio in cui risulta indagato ha riferito di essere al corrente del fatto che gli impianti "non erano in grado di realizzare ecoballe né f.o.s.".
Come bisogna prenderla questa dichiarazione.
Come Ammissione di colpa ?
Come decisione di giocare a carte scoperte?
O come voglia di imitare l’altro indagato eccellente, Antonio Bassolino, che in un memorabile interrogatorio dichiarò d’aver firmato il contratto con la fibe senza leggerlo?
L’ unica cosa certa in questa vicenda è che a perderci sono i cittadini campani truffati e la politica sempre pronta ad immolarsi per il bene dell’impregilo che ride,mangia e ora si gode pure la santificazione pubblica da parte dell’unto del signore :“eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare ma hanno tenuto duro”.
Ps. Per capire gli arresti di oggi consiglio la lettura del libro “ecoballe” di Paolo Rabitti, consulente dell’accusa nel processo contro Bassolino.
Qui Potete leggere un’illuminante intervista rilasciata dallo stesso Rabitti al corriere del mezzogiorno circa 1 anno fa.
ps2.
Per la serie “a volte ritornano”
Oggi fra i 15 nomi arrestati potete trovare una vecchia conoscenza.
Quella dell’architetto Claudio De Biase.
(Tratto dal blog di Paolo Chiariello):
Già direttore Ce4, viene arrestato nell’inchiesta sul consorzio Eco4(che vede coinvolto anche l’ex coordinatore campano di An Mario Landolfi)d ai pm Cantone e Milita, non solo per aver gestito un’azienda e curato un consorzio descritti come imprese organiche agli interessi del clan dei Casalesi, ma soprattutto per il fatto che esistessero “nessi operativi fiduciari che lo legavano ai fratelli Orsi”, che in una intercettazione telefonica lo definiscono “un uomo nostro”. Nella intercettazione telefonica del 15 febbraio del 2005, Michele Orsi chiede ad Ernesto Raio - Capo di Gabinetto del Commissario Corrado Catenacci - di valutare la possibilità di inserire, tra i tecnici del Commissariato di Governo “qualcuno dei nostri”, facendo, a richiesta del Raio, proprio il nome di Claudio De Biasio. Un paio di mesi dopo quella strana richiesta di Michele Orsi a Ernesto Raio, i magistrati scoprono che il De Biasio risultava effettivamente aver assunto ruoli di estremo rilievo nell’ambito del Commissariato di Governo. Nel giugno del 2004 De Biasio viene nominato responsabile del Procedimento subentrando in tutte le attività già assegnate al dimissionario ingegnere Umberto Pisapia, nell’ottobre dello stesso anno viene inquadrato nell’organico della Struttura Commissariale, con il ruolo di Responsabile unico del procedimento. Assunzione e avanzamento di carriera avvengono nel periodo in cui il Commissario di Governo è il prefetto Corrado Catenacci. Ma l’irresistibile ascesa di Claudio De Biasio non si ferma, perché all’atto dell’insediamento di Guido Bertolaso al vertice della struttura, De Biasio diventa addirittura vice commissario. Quando Guido Bertolaso apprende il 3 aprile del 2007 che Claudio De Biasio, il suo vice, è stato arrestato con l’accusa di essere stato direttore generale di Eco 4, braccio operativo di Ce4, al centro di un’indagine che collega nella truffa rifiuti, società miste, comuni, imprese e camorra. Scarica la responsabilità sul ministro dell’ambiente “La sua nomina l’ho fatta io, senza subire alcuna pressione, su indicazione del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio”, che viene fucilato pubblicamente da Gasparri e Il giornale.
questo punto arrivati, chiunque avrebbe pensato che Claudio De Biasio, indagato dai magistrati Cantone e Milita in una brutta storia di monnezza e camorra ed imputato nel procedimento penale dei magistrati Sirleo e Noviello sulla truffa nella gestione del ciclo dei rifiuti, sarebbe stato messo da parte. E invece no! De Biasio ricompare a Roma, negli uffici della Protezione Civile, quindi sempre alle dipendenze di Guido Bertolaso, dove è stato sistemato in virtù del fatto che è un dipendente pubblico del consorzio Caserta 4, dopo aver scontato due mesi di interdizione dai pubblici uffici.
Insomma: il primo amore non si scorda mai.
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