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Nick: Bardamu
Oggetto: L'incubo tossico di Casalnuovo
Data: 15/6/2009 22.36.9
Visite: 272


A volte basta poco, un piccolo chiodo, un martello e anche un muro spesso può mostrare delle crepe.

 http://ircnapoli.com/forum/3142246-0-ramoil-casalnuovo.html



L'incubo tossico di Casalnuovo.

Scritto da Massimo Cacciapuoti e Nunzia Lombardi da la Repubblica Napoli, 15-06-2009

A Casalnuovo, comune in provincia di Napoli sciolto nel 2007 per infiltrazione camorristica, a causa della costruzione di un intero quartiere residenziale abusivo, in molti sanno cosa sia la ra.m.oil.
Chi non conosce il nome, accenna ad una smorfia quando gli domandiamo cosa c’è in via filichito 16, a 150 m dalla piazza di Tavernanova, una frazione appunto di Casalnuovo di Napoli.
Insomma, anche se il nome Ra. M. oil. può essere poco noto, a nessuno sfugge che in quella strada c’è uno stabilimento industriale importante.
Stabilimento buncher, a dire il vero. Infatti da fuori non si riesce ad intravedere nulla, e soprattutto nessuno sa cosa accade e quale lo scopo dello stabilimento, il tipo di lavorazione.
Abbiamo provato a fare qualche domanda agli abitanti della zona circa l’incendio divampato all’interno dello stabilimento ieri pomeriggio, ma nessuno ne sapeva nulla.
Omertà? Paura? Indifferenza? Distrazione? Un po’ di tutto.
Eppure se vivessimo accanto ad uno stabilimento industriale insalubre di prima classe, che rientra nel piano regionale di bonifica della regione campania del 2005, censito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'inventario degli “stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti” dormiremmo sonni poco tranquilli.
A dire il vero i cittadini sembrano preoccupati, ma preferiscono non parlare. Altri invece dicono qualcosa, che dalle 21 fino all’alba l’aria nei dintorni risulta irrespirabile. Una signora che non abita più qui dice: “io non potevo stendere i panni la sera, perché al mattino puzzavano. Ma adesso per fortuna non vivo più qui. Sono andata via, scappata”.
Quando venerdì è scattato l’allarme sono arrivati sul posto diverse vetture dei vigili del fuoco, successivamente e per fortuna, si è reso necessario l’intervento di una sola vettura visto che l’incendio riguardava gli uffici e non lo stabilimento annesso. Di fatto le opere di spegnimento si sono risolte in poco tempo e senza grandi rischi e problemi. Ma se le fiamme avessero interessato gli stabilimenti, i depositi o l’aria attrezzata per la “LA RACCOLTA, LA DEPURAZIONE E LA DISTRUZIONE, MEDIANTE INCENERIMENTO ED ALTRE TECNICHE DI TUTTI I RESIDUI SIA LIQUIDI CHE SOLIDI DERIVANTI DAI PROCESSI PRODUTTIVI EFFETTUATI DA OGNI TIPO DI AZIENDA INDUSTRIALE" allora le cose avrebbero preso una piega diversa.
Al momento le attività della società continuano a svolgersi regolarmente, tranne che per i due uffici coinvolti dichiarati impraticabili dai vigili del fuoco.
Ovviamente non siamo riusciti a parlare con i responsabili della società ma dal sito ufficiale risulta che la stessa è operativa dal 1963.
Con la direttiva Seveso, e le successive integrazioni e modifiche emanate dalla Comunità Europea e recepite dall’Italia, le procedure da adottare da società censite come “a rischio rilevante di incidente” insieme ai Comuni, Asl, Arpa, vigili del fuoco e Regioni sono precise e chiare. Tra queste sembrano particolarmente interessanti le seguenti:
l 'esistenza in ogni stabilimento a rischio di un piano di prevenzione e di un piano di emergenza;
la cooperazione tra i gestori per limitare l'effetto domino; il controllo dell'urbanizzazione attorno ai siti a rischio; l'informazione degli abitanti delle zone limitrofe, e a corollario delle precenti l’attività che prevede la
redazione e il riesaminare, ogni 2 anni, di un documento di Politica di prevenzione degli incidenti rilevanti.
E’ palese che nel comune noto in Italia per gli abusi edilizi richiedere il “ controllo dell’urbanizzazione attorno al sito a rischio” potrebbe risuonare quanto meno ridondante.
Eppure nell’area a ridosso dello stabilimento la questione non riguarda costruzioni abusive. Anzi si tratta spesso di opere pubbliche di primaria importanza: A meno di 200 metri c’è una scuola, una piazza attraversata da un’arteria stradale importante per tutta l’area, parliamo della Nazionale delle Puglie, a 500 metri l’autostrada Caserta-Salerno, e di fronte all’ingresso dello stabilimento in seguito all’apertura dello stesso, è stato costruito un intero parco privato.
Viene da chiedersi come si faccia a concedere l’autorizzazione per uno stabilimento simile in un’area così densamente abitata, o al contrario come si faccia a progettare l’ampliamento di un’area urbana a ridosso di uno stabilimento del genere. Non si può, come troppo spesso accade, salvare capre e cavoli, permettere di costruire abitazioni strade e scuole e contemporaneamente non pretenedere il dislocamento dello stabilimento. Il testo unico legge sanitaria (art 216 e 217, per la precisione) dichiara infatti esplicitamente che attività insalubri di prima classe dovrebbe essere allocate lontano da abitazioni.
Gli abitanti dell’area hanno dichiarato di non essere stati mai avvisati circa la pericolosità dell’impianto, ne di aver mai preso parte ad esercitazioni messi in atto in caso di evacuazione dell’area.
In compenso però alcuni cittadini “attivi” che abitano nei pressi dello stabilimento, memori dell’esplosione avvenuta circa dieci anni fa all’interno dello stabilimento, da cui si sviluppò un nube a forma di fungo, hanno avuto paura quando hanno sentito suonare la sirena di sicurezza dell’impianto. Le sirene fanno parte dei requisiti necessari per allertare i lavoratori e la popolazione circostante in caso di allarme e di successiva evacuazione. Alle 8,30 di venerdì mattina, questi cittadini, spaventati dalle sirene hanno visto le fiamme sollevarsi accanto ai serbatoi centrali (la società è autorizzata anche a raffinare olii esausti). La notizia successivamente è rimbalzata anche su alcuni blog. Dove per l’esattezza viene scritto che durante la telefonata effettuata ai vigili del fuoco del comando di Napoli l’operatore avrebbe dichiarato che erano già stati allertati e mobilitati e che si trattava dell’esplosione di un serbatoio.
Come spesso accade in questi casi i cittadini ce avrebbero il diritto di sapere e di conoscere i rischi reali o presunti, a cui sono esposti in tempo reale, non riescono neppure ad accedere alle notizie, visto che ne i carabinieri, ne i vigili urbani, ne la guardia di finanza che ha anche un presidio fisso all’interno dello stabilimento hanno ritenuto opportuno rispondere alle nostre domande.
Lasciamo alla magistratura la risoluzione del caso.




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