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Nick: LiberaMente
Oggetto: Cartolina da...Guantanamo
Data: 16/7/2009 20.14.52
Visite: 139

Guantanamo, funzionario Usa ammette:
«Ecco come torturavamo un detenuto»

Diritti umani, Hrw: situazione peggiorata con Bush. Italia sotto accusa

«Abbiamo torturato Mohammed al-Qahtani». Susan Crawford, alto funzionario incaricato dall'amministrazione Bush di sovrintendere alle commissioni speciali per i detenuti di Guantanmo, ammette, senza tanti giri di parole, il «trattamento» che il saudita sospettato per gli attentati dell'11 settembre, ha subìto nel carcere cubano. Trattamento che secondo Crawford, «si può definire legalmente tortura. Ed è per questo - spiega - che non ho inoltrato il caso» per il procedimento penale. Insomma, ha chiarito al Washington Post, «le pratiche utilizzate erano tutte legali ma applicate in modo troppo aggressivo e prolungato nel tempo».

Il detenuto resta in carcere. Già funzionario dell'amministrazione, il giudice in pensione è il primo alto funzionario dell'era Bush a fare ammissioni simili. Secondo il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, il riesame degli interrogatori di al-Qatani ha concluso che i metodi utilizzati all'epoca (nel 2002) erano regolari. In quanto soggetto pericoloso, il saudita intanto resta nel carcere speciale.

Le torture. Isolamento prolungato, privazione del sonno, nudità, esposizione al freddo e altre tecniche che hanno messo il detenuto in pericolo di morte. «Abbiamo torturato Mohammed al-Qahtani - ha detto la Crawford - Il trattamento da lui subìto rientra nella definizione legale di tortura. Ed è per questo che non mi è stato possibile dare luce verde perché il suo caso sia processato». Qahtani, 30 anni, saudita, è stato catturato in Afghanistan e trasferito a Guantanamo nel gennaio 2002. E' sospettato di essere il "ventesimo dirottatore" dell'11 settembre: nell'agosto 2001 tentò di entrare negli Usa, ma non venne ammesso da un funzionario dell'immigrazione di Miami perché i suoi documenti non erano in ordine. Il suo interrogatorio è durato 50 giorni: dal novembre 2002 al gennaio 2003. Il sospetto terrorista è stato tenuto in isolamento per 160 giorni fino all'aprile 2003. Già in passato erano trapelate voci di abusi e umiliazioni nei suoi confronti: Qahtani sarebbe stato costretto a indossare un reggiseno e a girare per la base trascinato al guinzaglio.

Crawford: un abuso gratuito. «Veniva interrogato per 18-20 ore di seguito al giorno. Costretto a stare nudo davanti a un agente donna. Perquisito nelle parti intime. Minacciato da un cane da lavoro di nome Zeus. Umiliato con insulti alla madre e alla sorella - ha confermato la Crawford - La durata delle tecniche di interrogatorio e il loro impatto sulla salute di Qahtani mi hanno indotta a concludere che le pratiche utilizzate erano a quel tempo tutte legali, ma furono applicate in modo troppo aggressivo e prolungato nel tempo. Quando pensi alla tortura pensi a un atto orribile commesso su un individuo. In questo caso è stata una combinazione di azioni che hanno avuto un impatto medico. E' stato un abuso gratuito e chiaramente coercitivo. E le conseguenze sulla salute sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso». Per due volte - scrive il Washington Post - Qahtani venne ricoverato in ospedale con sintomi di bradicardia, una condizione in cui il cuore batte a meno di 60 ulsazioni al secondo (in un caso era sceso a 35) e che in casi estremi può portare alla morte.

«Un uomo molto pericoloso». Le accuse della Crawford coincidono con le indiscrezioni secondo le quali il nuovo presidente Barack Obama intende aprire la propria presidenza con un ordine esecutivo per la chiusura della base prigione. Un obiettivo difficile, alla luce delle affermazioni della Crawford, anche se i magistrati militari hanno detto che riformuleranno le accuse contro Qahtani sulla base di interrogatori sucessivi in cui non sono state usate le maniere forti: «E' un uomo molto pericoloso - ha detto l'alta funzionaria - Esiterei prima di dire che può essere lasciato andare». Le difficoltà di processare detenuti come Qahtani sono state evidenziate in un esposto in tribunale da un ex magistrato di Guantanamo: Darrel Vandeveld, un ex tenente colonnello dell'Esercito che ha lasciato il posto nel 2008 in seguito a una crisi di coscienza, ha detto che le prove più importanti contro i detenuti sono lacunose o nel caos totale. Vandeveld aveva istruito il caso contro Mohammed Jawad, un afghano detenuto per sei anni nella prigione militare a Cuba: il suo esposto è in appoggio alla richiesta del prigioniero di essere rilasciato.


Ps. non è proprio recentissimo.
Libero pensatore



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Cartolina da...Guantanamo   16/7/2009 20.14.52 (138 visite)   LiberaMente

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