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Nick: sfigatt0
Oggetto: Il culmine del contigente
Data: 2/9/2004 1.28.14
Visite: 70

Ciao M.:
il culmine del mio contingente è stato domenica 15 agosto alle 2.40. Sapevo che doveva avvenire. E' avvenuto. Prima sono stato assorbito dalle cure che devi somministrare a un malato e ora sono assorbito dalla burocrazie che segue la fine di una esistenza. E' morta mia madre. Il suo corpo immobile mi ha dato la percezione completa e dolorosa (dolorosa per lo strappo, ma felice per la scoperta) del fatto che il mistero non è nella morte ma nella vita. Lei ormai nell'anticamera della putrefazione, ormai avviata a diventare pura materia, è da viva che si è innamorata di uno sconosciuto, mai visto prima, mio padre, si è accoppiata a lui e mi ha generato, amando lui e me. E' da viva che ha intrecciato, creato, trepidato, fantasticato, invecchiando fin quasi a ottantotto anni, rimanendo viva nei suoi ricordi di bambina, di ragazza, di innamorata, di moglie felice e infelice di madre, di vedova; e tutto questo io trovo sia uno stupendo mistero. Noi che continuiamo a vivere, tutti, siamo i protagonisti del mistero della vita. Ed è un mistero di gioia perchè ti collega al passato dandoti il rassicurante sentimento delle radici e ti proietta nel futuro alla ricerca di quei "troppo" che sono la sostanza dell'esistere. Chissà che anche a me non arrivi il mio, quando pensi che l'età dovrebbe farti saggio e prudente cominci a morire, preferisco vivere.
Baci.
G.
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Caro G.,
questa mattina, mentre venivo in ufficio, pensavo, al volante della macchina, alla morte di mio padre. Mio padre non è morto, mio padre ha appena compiuto 69 anni ed è vivo. Ad ogni compleanno gli auguro di sopravvivermi. Credo sia l'augurio più bello che si possa fare a un padre o a una madre. Da parte mia è un puro egoismo: non riesco a tollerare il pensiero che mio padre e mia madre mi abbandonino alla vita.
Questo pensiero mi ha sempre accompagnata, benchè io viva da sola e in autonomia da quasi una ventina d'anni.
Questo pensiero mi provoca il pianto e il pianto mi consola. Sono entrata in banca insieme al mio pianto, ho fatto un bonifico, una telefonata e ho guardato letti e materassi attraverso la vetrina di un negozio ancora chiuso. Il mio pianto stava lì con me a ricordarmi della vita, delle sue contraddizioni e di tutto il suo "troppo" che agita il mio sentire.
Il sentire la morte, placa. Arriva come un dolore violentissimo alla testa che tenti di arginare con un farmaco calmate. Lentamente il dolore si diluisce alla periferia del capo, stemprandosi nello stordimento di un dormiveglia senza desideri. Così io calmo il mio "troppo": penso alla morte, anche alla mia, senza misteri, senza aspettative e senza sepoltura. Così io continuo la mia troppa vita, piena di un essere senza ritegno, piena di passione e di pigrizie, di stordimenti e lucidità estreme, piena di bellezza. Una bellezza che quando è troppa mi strappa via dal mondo.

Grazie per la tua lettera.
Un bacio,
M.




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Il culmine del contigente   2/9/2004 1.28.14 (69 visite)   sfigatt0

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