Nick: `ReVaN` Oggetto: i beni tornano alla mafia? Data: 25/11/2009 18.10.17 Visite: 185
Allego un articolo pubblicato su un quotidiano da un collega. Magari a qualcuno può interessare sapere che... PERCHE’ RIVENDERE I SUOI BENI ALLA MAFIA? Giugliano, provincia di Napoli, avamposto del clan Nuvoletta-Polverino. Una piscina coperta lunga ben 25 metri era una parte del bagno monumentale di un camorrista, oggi vi nuotano e si riabilitano ragazzi con handicap; nella palazzina a fianco, dove abitavano i guaglioni addetti alla sicurezza del boss, si trova una caserma della Guardia di Finanza. Quattro anni di processi, quattro anni per la destinazione al Comune, due anni di lavori del Consorzio Sole della Provincia: ma oggi lo Stato c’è. Risultati simili sono stati raggiunti grazie all’impegno di alcuni ed alla legge del 1996 voluta fortemente da Don Ciotti, per la destinazione ad uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Quando Libera propose di utilizzare le centinaia di beni confiscati grazie alla legge antimafia, approvata anni prima col sacrificio di Pio La Torre, sviluppò un pensiero semplice ma efficace: le mafie non si combattono solo con la repressione ma anche con gesti di alto valore simbolico, oltre che pratico. Con la destinazione a fini socialmente utili dei patrimoni confiscati si riafferma la legalità e si restituiscono alla comunità i beni sottratti con l’intimidazione e la violenza. Tutto questo rischia di rimanere un ricordo del passato. Una norma della finanziaria approvata dal Senato, col parere favorevole del Governo, impone la vendita ai privati dei beni immobili confiscati se non destinati a fini pubblici in termini brevissimi che, per mancanza di risorse, oggi non è possibile rispettare. Degli 8631 immobili confiscati dal 1982, solo 2/3 sono stati destinati a fini pubblici, sempre con tempi superiori ai 2-3 anni: 3500 immobili non ancora assegnati ai Comuni saranno venduti, e così distolti dall’uso sociale. Non solo: per fare cassa, rischiano concretamente di essere riacquistati attraverso prestanome. Chi, se non una testa di legno, apparentemente distante dagli ambienti criminali, potrà comprare i 21 appartamenti ed il terreno sequestrati dalla sezione misure prevenzione di Napoli ad uno dei protagonisti della sanguinosa faida di Secondigliano, Ciruzz o milionario? Eppure lì, nel regno del boss, si potrebbe costruire una caserma dei Carabinieri o un Commissariato. La riforma rischia di vanificare il difficile lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati che con strumenti spesso inadeguati o insufficienti, tentano di aggredire le immense ricchezze della criminalità organizzata. Invece di apprestare interventi per rendere più veloci le confische dei beni sottratti alla criminalità organizzata (le proposte sono pronte) si decide di venderli al migliore offerente, pensando –forse- che questo sia il male minore. Ma come diceva Hannah Arendt, "chi sceglie il male minore dimentica rapidamente di aver scelto a favore di un male". Francesco Menditto Magistrato INTEL Q9550 @2,83GHZ, MB ASUS Maximus II Formula, 4GB DDR2 1066mhz, HD Velociraptor, POW nvidia GeForce GTX 280, Monitor Samsung T220, G11 e G5 Logitech.
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