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Nick: giGGinocon2G
Oggetto: Tonino e il ponte sullo strett
Data: 5/12/2009 10.0.16
Visite: 221

Ottobre 2007: in Senato arriva il voto sulla Società Stretto di Messina spa, una società che nel solo 2004 ha speso 1.480.000 euro di pubblicità, e che nell'anno 2006 è costata 19.000.000 euro di personale, 17.000.000 euro per consulenze, 10.700.000 euro per utenze, buoni pasto e manutenzioni1. E quindi l'ex pm di mani pulite Antonio Di Pietro, che aveva appena presentato insieme a Fini (AN) una proposta di legge contro i costi della politica, cosa fa? Incredibilmente, salva con i propri 4 voti la Società Stretto di Messina, con la volontà di farla confluire in ANAS2.

Questa decisione non avrebbe nulla a che vedere con la nomina (20 luglio 2006-16 luglio 2009) di Sergio Scicchitano, avvocato personale di Antonio Di Pietro, e di Enrico Della Gatta, responsabile nazionale della sezione infrastrutture e trasporti del partito L'Italia dei Valori, nel Consiglio di Amministrazione dell'ANAS. Ma si tratterebbe, secondo quanto rilasciato dall'ex Ministro, di far confluire la Società Stretto di Messina in ANAS perchè non si poteva cancellare un progetto per il quale erano già stati spesi 150 milioni di euro. Probabilmente sarà anche per questo che l'ex Governatore siciliano Totò Cuffaro, all'epoca del voto. ringraziò Antonio Di Pietro con il commento "E' un uomo d'onore".

Ad onor del vero, l'ex Ministro spiegò a più riprese che rescindere il contratto sarebbe costato altri 400 milioni di euro, che sarebbero stati buttati alle ortiche. Ma cosa costringeva al pagamento di tali penali? Il contratto firmato dalla Società Stretto di Messina, 10 giorni prima delle elezioni 2006, e proprio tale firma diventò vincolante nel caso di un ripensamento sul progetto di costruzione dell'opera. Insomma, se la Società non avesse firmato, non sarebbe stata dovuta alcuna penale. Ma nessuno chiese mai conto alla Società di quel contratto, anche perchè l'unico che avrebbe potuto farlo era...il Ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro.
E mentre oggi Di Pietro si affanna a recitare il ruolo dell'opposizione di sua maestà, cos'ha risposto (ai microfoni di Report3, il 18/5/2008) alla domanda: "E che cosa ci abbiamo guadagnato lasciando in vita la Società Stretto di Messina"? Testualmente: "Che non abbiamo buttato via il progetto, che non abbiamo buttato via la possibilità di farlo e che non abbiamo pagato nulla alla società che ha vinto il contratto,..." Davvero una bella contrarietà al progetto, non c'è che dire. Deve trattarsi della stessa 'contrarietà' espressa dal parlamentare del suo partito Aurelio Misiti nell'ottobre 20074: "Piena soddisfazione per il voto del Senato che ha bocciato l'emendamento relativo all'abolizione della legge sulla società Stretto di Messina", o lo scorso 7 novembre (2009)5: "Al di la' del dibattito ideologico dei favorevoli e contrari all'opera, che va lasciato ai radical chic dei salotti bene, la decisione del Governo va valutata positivamente in quanto essa dimostra la volonta' della maggioranza di passare, almeno per quest'opera, dalle parole ai fatti''.

Ma tralasciando il palcoscenico della politica, dove gli attori migliori sanno sempre come guadagnarsi il consenso, anche a costo di riscrivere completamente il copione a distanza di poco tempo (tanto il popolo bue è senza memoria e ci pensano le tv a veicolare la nuova "verità" appena sfornata), vediamo cosa significa una tale opera per il territorio e per l'intero paese.

Forse, il Sen. Stefano Pedica (IDV), Deputato nella scorsa legislatura, già assistente di Casini, Mastella, Folloni, Lunardi (non c'è che dire...davvero un bell'esempio di 'discontinuità'), funzionario in aspettativa della Calcestruzzi Scac (che progetta, costruisce e installa viadotti autostradali), nonché geologo, non ha informato adeguatamente Antonio Di Pietro della situazione geologica nella quale andrebbe impiantato il ponte sullo stretto, ovvero su un'area ad elevatissima sismicità, già sconvolta nel 1908 da un terremoto di magnitudo 7,1 Richter (che ha mietuto oltre 90.000 vittime).

Ma questo governo ha deciso di sfidare la natura, e di costruire un'opera faraonica, il Ponte sullo Stretto di Messina, destinata a diventare la più grande al mondo nel suo genere: il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia mediante la realizzazione di un ponte sospeso con sei corsie di traffico stradale e due binari di traffico ferroviario di 3.666 m di lunghezza complessiva. La campata centrale del ponte misurerebbe 3.300 m e i due piloni alti 398 m (376 m s.l.m.)
Inutile ripensare e fare paragoni con l'arroganza e la supponenza della SADE (divenuta ENEL) quando nel secondo dopoguerra cullava e nutriva il progetto, inseguendo il mito del "progresso", della diga più grande del mondo: le persone che cercarono di spiegarne i rischi furono messe al bando e fu infangata la loro reputazione: nulla rispetto al fango che seppellì vive quasi 2000 persone con il disastro del Vajont, quando un'enorme ondata superò la diga travolgendo Longarone e vari paesi limitrofi.
E invece, in preda al delirio di onnipotenza, l'uomo (il Governo) persevera ad errare, e lo fa anche grazie agli... "uomini d'onore" che nel momento della cosiddetta alternanza democratica (sarebbe più giusto definirla continuità di regime) erano seduti sulla poltrona del Ministero alle Infrastrutture.

Gli Italiani, una volta fallito o comunque drasticamente ridimensionato il ricorso a finanziamenti con capitale privato, si troveranno quindi a sborsare una cifra astronomica (quasi 4 miliardi di euro) per un ponte che, "a meno di irrealistici scenari di crescita economica,...non genera benefici sufficienti per chi lo utilizzerà a fronte delle risorse economiche necessarie per realizzarlo6". Non solo: dovranno farlo per un'opera con caratteristiche tecniche senza precedenti, localizzata in un'area ad elevatissimo rischio.
Tralasciando l'aspetto, comunque importantissimo, del progetto che fa arrivare tanto denaro alle cosche mafiose (e sarebbe riduttivo citare 'Ndrangheta e Cosa Nostra) come ben testimoniano i lavori "eterni" della Salerno-Reggio Calabria, sembra che,a conti fatti, quest'opera non possa portare un effettivo giovamento alla collettività (nemmeno in termini occupazionali, dal momento che i contratti sarebbero limitati alla durata dei lavori di costruzione) . E quindi...cui prodest?

Vediamo chi di certo avrà di che guadagnarci: si tratta del consorzio aggiudicatario della gara d'appalto, di cui l'Impregilo7detiene il 45%; il resto delle quote appartengono a Sacyr SA (18,7%), Società Italiana Condotte (15%), Cooperativa CMC8 (13%) [la stessa cooperativa rossa impegnata a Sigonella e nell'area vicentina del Dal Molin, NdA], Ishikawajma-Harima Heavy Industries Co. (6,3%) e ACI Consorzio Stabile del Gruppo Gavio (2%).


Per queste scarne informazioni e per tutti gli approfondimenti sul ponte sullo Stretto di Messina, disponibili qui http://www.terrelibere.org/il-mostro-sullo-stretto , penso sarà più utile, anziché depositare la prima pietra, mettere definitivamente una pietra sopra una grande opera tanto costosa e rischiosa, e mettere una pietra anche sopra quelle 'onorevoli' mani che, pulite o meno, hanno schiacciato il pulsante della rianimazione per la Società Stretto di Messina nell'ottobre 2007, alimentando la linea di continuità fra quelli che gli Italiani disinformati o politicamente conniventi continuano a chiamare maggioranza ed opposizione.

fonte: http://www.perilbenecomune.org/index.php?mod=blabla&menu_id=&news_id=181&myaction=read_news

a questo link troverete anche le fonti usate per l'articolo.
Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli. [V]



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Tonino e il ponte sullo strett   5/12/2009 10.0.16 (220 visite)   giGGinocon2G
   re:Tonino e il ponte sullo strett   5/12/2009 12.58.58 (91 visite)   Bisturi
      fonte, prego   6/12/2009 14.13.1 (86 visite)   Awip
      re:Tonino e il ponte sullo strett   7/12/2009 14.9.3 (61 visite)   micetta73 (ultimo)
   re:Tonino e il ponte sullo strett   6/12/2009 14.18.58 (70 visite)   Awip

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