Nick: Bardamu Oggetto: la Selva di Chiaiano Data: 29/4/2010 18.44.19 Visite: 323
di Cecilia Anesi e Giulio Rubino
Il documentario "La Selva di Chiaiano, il parco delle sorprese" investiga la controversa storia di un bosco selvaggio che, pur custodendo una strabiliante varietà di flora e fauna, si trova costretto ad ospitare discariche: legali e non. La Selva è parte del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli che avendo a disposizione 35 milioni di euro di fondi Fas ha in mente grandi progetti di riqualificazione. L’area è stata usata da sempre per l’estrazione del tufo. Ma l’estrazione è terminata, e si teme che le cave dismesse siano state usate dalla camorra per il traffico dei rifiuti. Come ci racconta Tommaso Sodano, membro della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti, le cave Campane sono spesso state usate per lo sversamento abusivo di tonnellate di materiali di varia natura: dagli scarti della lavorazione edile fino a materiali tossici e pericolosi.
L’Ente Parco sta procedendo al monitoraggio ambientale, per capire fino a che punto è stata compromessa la parte di Selva dove dovrebbero avviarsi i primi interventi. La cittadinanza dal canto suo è molto preoccupata. Alcune delle nostre guide, come Pasquale Saggese, raccontano di anni di abbandono di rifiuti e sfruttamento illegale delle cave. Inoltre, né i cittadini di Chiaiano né il sindaco della vicinante Marano riescono ad accettare l’idea di un parco con una discarica, quella voluta da Prodi, Berlusconi e Bertolaso, a bella vista. Ed è per questo che ritengono necessaria una bonifica totale dell’area prima della costruzione. Il Presidente del Parco, Agostino di Lorenzo, dichiara di non volere ‘coprire’ i rifiuti, e promette di iniziare i lavori solo dopo che si avrà la certezza del non-inquinamento dell’area.
Ma secondo il geologo Franco Ortolani l’Ente Parco avrà delle sorprese. Ortolani ha calcolato circa cinque milioni di metri cubi di accumuli di materiale ignoto avvenuti dal 1994 ad oggi. Usando foto di Google Earth, il documentario ricostruisce la sequenza di questi accumuli, dimostrando che sono avvenuti in contemporanea in più cave. Uno di questi accumuli è stato analizzato dal Commissariato all’Emergenza Rifiuti durante la costruzione della discarica nella Cava del Poligono. A conferma delle preoccupazioni di Ortolani, Bertolaso ha trovato amianto. D'altronde è dai carotaggi effettuati dallo stesso Ente Parco in alcune aree della Selva che emerge la presenza di ingenti quantità di materiale di riporto.
Quello che è certo è che sorvolando la Selva con la Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Napoli si capisce subito la vastità, l’attualità e la gravità del problema. Nel 2008 il Comandante Maggiore Vaporieri aveva messo sotto sequestro una delle cave della Selva, ma ancora non si è riusciti ad analizzare interamente il milione di metri cubi lì accumulati. Il resto della Selva è ancora un mistero. La telecamera di WasteEmergency ha però ripreso batterie sfondate, fusti, copertoni, auto abbandonate. E ingenti accumuli di materiale ignoto, nelle cave e nelle cavità. Materiale in parte coperto da vegetazione, in parte esposto in tutta la sua misteriosa composizione: ferri, cavi, plastiche, copertoni e una sostanza marrone che ricorda il car fluff.
Il documentario si interroga. Quali sono le soluzioni? Da una parte una bonifica totale dell’area potrebbe significare tempi biblici che non risolverebbero il problema degli sversamenti abusivi. Da un’altra, procedere ad una bonifica mirata delle aree investite dai progetti dell’Ente Parco potrebbe portare alla scoperta di ‘sorprese’ per le quali non basterebbero i fondi stanziati.
Sicuramente i progetti dell'Ente Parco potrebbero restituire a Napoli una preziosa area verde che svilupperebbe la microimpresa locale. Inoltre, la realizzazione partecipata di questi piani sarebbe il migliore antidoto contro l'abbandono e l'indifferenza, che sono poi le acque torbide in cui la Camorra trova il suo terreno più fertile.