razzismo e altri bordelli

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Nick: Buendia
Oggetto: razzismo e altri bordelli
Data: 10/5/2010 20.9.10
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mi vado convincendo che il modo peggiore per risolvere le questioni più spinose e imbarazzanti secondo il profilo della comune morale sia quello di liquidarle senza prima averne prima provata la comprensione, strettamente intesa come quell'accoglienza in categorie mentali che ne ammettono una plausibilità
sentire di fatti collegati a sentimenti d'intolleranza o pura rabbia razzista un tempo mi rimandava un'elementare immagine dell'ineluttabilità con cui si dispiega la natura umana, primitivamente cattiva
in quell'emozione mi collocavo marginalmente, il mio io razionale convintamente predisposto a giudicare orribili certe violenze e lontane, lontanissime da me, inafferabili, inaccettabili
la mia educazione era stata centrata sul valore dell'uguaglianza e su tutto ciò che ne deriva per poter aspirare ad una vita illuminata dal bene
oggi che continuamente mi stupisco dell'evoluzione della mia sensibilità, integralmente, percepisco, quasi come attraverso un senso accessorio ma molto simile al tatto (quello che io nomino "istinto") la ragione, la logica unitaria e per nulla scontata che sottende a certi meccanismi di difesa-aggressione
paradossalmente un mondo globalizzato è un universo la cui cultura si riproduce in forma di frammenti, nell'abbreviarsi delle distanze fisiche si allungano i tempi di contatto mentre viene a galla la necessità di costruire barriere di divisione che preservino l'integrità di gruppo, di etnia
la difesa a tratti ottusa della radice fa da contraltare alla mescolanza
aver raggiunto un progresso tecnologico, nuove frontiere nella meccanizzazione del lavoro, ci pone come castelli arroccati in altitudine dai quali viene sempre più facile, e in qualche modo consolante, guardare a valle
ciò stesso ci espone ad una fragilità sistemica in cui si sovverte l'ordine naturale del "sistema di predazione"
non più abituati a particolari condizioni di sofferenza fisica e morale, riteniamo legittima la nostra posizione, guadagnata ai nostri figli ma a costo di sacrifici in serie, per generazioni
in qualità di popolo occidentale mediamente avanzato godiamo dei privilegi che primariamente sono frutto di un'applicazione costante e secolare fino a che l'equilibrio faticosamente raggiunto pare sgretolarsi come la malta di vecchie mura per una lenta infiltrazione
per una qualsivoglia persona non coinvolta in prima persona nei processi produttivi non è facile comprendere davvero come e quanto la nostra economia partecipata si regga sul lavoro letteralmente bestiale di senegalesi, nigeriani, marocchini, maghrebini
quello che solamente viene percepito, come quando il cavallo ha un fremito nervoso alle narici, è il movimento febbrile, incessante, rapido e potente di generazioni che senza nemmeno saperlo, dai lati più poveri del mondo, sferrano l'assalto all'opulenza di un bordello infiorettato, per apparente e inutile vezzo, di polverosi cascami ideologici