La suspense arriva in edicola lunedì 26 gennaio 2009 Escono in dvd alcuni dei più importanti sceneggiati thriller apparsi sulla televisione italiana. La collana, "Sceneggiati Rai Giallo & Mistero", curata da Rai Trade e Fabbri editori, è partita con "Il segno del comando", e a fine mese è atteso "A come Andromeda". di Fabio Massimo Penna A come Andromeda. Nel 1962 lo sceneggiatore John Elliot e il matematico e astrofisico inglese Fred Hoyle (autore anche delle opere di fantascienza “La nuvola nera” e “Inferno”) scrivono il romanzo “A come Andromeda”. Nel centro di ricerche di Bouldershaw Fell viene captato un messaggio proveniente dalla galassia Andromeda. Il messaggio parla della realizzazione di un computer potentissimo, ideato per creare originali forme di vita. Dopo questa scoperta avviene una serie di fatti straordinari e misteriosi. Il romanzo è adattato per il piccolo schermo da Inisero Cremaschi e la regia è di Vittorio Cottafavi. Cottafavi è un regista modenese che esordisce dietro la macchina da presa nel 1943 con la commedia su di un giovane che, per andare a teatro con una bella donna, si finge ricco ne “I nostri sogni”, per poi dirigere il melodramma “Una donna ha ucciso” (1951), il dramma a tinte fosche “Nel gorgo del peccato” (1955); segue l’elegante peplum “Le legioni di Cleopatra” (1959), “Ercole alla conquista di Atlantide” (1961) e il film in costume "I cento cavalieri" (1964) che, sotto le spoglie di pellicola storico avventurosa, parla dell’atrocità della guerra e degli abusi del potere. Per la televisione dirige la prosa “Casa di bambola” (1958) tratta dall'omonimo capolavoro di Henrik Ibsen, lo sceneggiato ispirato a "Le notti bianche" (1962) di Fedor Dostoevskij, la prosa “Zoo di vetro” (1963) ispirata al dramma di Tennessee Williams, “I racconti di padre Brown” serie dedicata al famoso personaggio creato da Gilbert Keith Chesterton e interpretato per la televisione da Renato Rascel. Tra gli interpreti di "A come Andromeda" vi sono Luigi Vannucchi (per il piccolo schermo recita in “Una tragedia americana” di Anton Giulio Majano, sceneggiato ispirato al romanzo di Theodore Dreiser, “I demoni” di Sandro Bolchi, dal romanzo di Dostoevskij e “Il cappello del prete” di Sandro Bolchi, tratto dall’omonimo romanzo di Emilio De Marchi) e Paola Pitagora (in televisione è Lucia ne “I promessi sposi” di Sandro Bolchi, tratto dal capolavoro di Alessandro Manzoni e prende parte agli sceneggiati “Cristoforo Colombo” di Vittorio Cottafavi, “Atelier” di Vito Molinari e alla soap opera “Incantesimo”). L’amaro caso della baronessa di Carini. Ispirato a una ballata siciliana del Cinquecento (che il regista Daniele D’Anza e lo sceneggiatore Lucio Mandarà trasportano nell’Ottocento) di autore sconosciuto è lo sceneggiato “L’amaro caso della baronessa di Carini”. Nel film per la televisione una piacente e giovane baronessa sembra condannata a rivivere lo sfortunato destino di un’altra nobildonna, morta tre secoli prima nello stesso luogo dove vive lei. Lo sceneggiato si dipana in un intreccio ricco di suspense, magia e parapsicologia. La regia è di Daniele D’Anza e tra gli interpreti si segnalano Ugo Pagliai, un importante attore teatrale che ha recitato, tra gli altri, in “Liolà”, “Il piacere dell’onestà”, “L’uomo, la bestia, la virtù” tutti e tre di Luigi Pirandello, “Il bugiardo” di Carlo Goldoni, “Spettri” di Ibsen, “Il gatto in tasca” di Georges Feydeau e in televisione in “Il conte di Montecristo” di Edmo Fenoglio, "Il segno del comando" di D'Anza, “Madame Bovary” sempre per la regia di D’Anza); l'attrice svedese Janet Agren, interprete de “Il giovane normale” di Dino Risi, “Io non vedo, tu non parli, lui non sente” di Mario Camerini, “La più bella serata della mia vita” di Ettore Scola, “Vediamoci chiaro” di Luciano Salce. Inoltre, il grande Adolfo Celi, che ha recitato in “Agente 007, Thunderball, operazione tuono” di Terence Young, “Il tormento e l’estasi” di Carol Reed, “Il fantasma della libertà” di Luis Bunuel, l'indimenticato professor Sassaroli della serie “Amici miei” di Mario Monicelli e in televisione nello sceneggiato di Sergio Sollima “Sandokan”); Paolo Stoppa, che a teatro ha interpretato “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, “L’impresario delle Smirne” e “La locandiera” di Goldoni, “Così è (se vi pare)” di Pirandello, “Zio Vanja” e “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov, “Caro bugiardo” di Jerome Kilty, al cinema ha recitato in “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica, “Rocco e i suoi fratelli” e “Il gattopardo” di Luchino Visconti, “C’era una volta il west” di Sergio Leone, “Amici miei atto II” di Mario Monicelli e in televisione nello sceneggiato “I Buddenbrook” di Edmo Fenoglio ispirato al famoso romanzo di Thomas Mann, “Il giudice e il suo boia” di Daniele D’Anza ispirato al capolavoro di Fredrich Dűrrenmatt e “Il sospetto” di Daniele D’Anza sempre ispirato a un capolavoro di Dűrrenmatt. Come un uragano. Ispirato a un romanzo dello sceneggiatore e scrittore inglese Francis Durbridge, “Come un uragano” è uno sceneggiato in cinque puntate del 1971. Si tratta della storia di un detective inglese alle prese con la scomparsa di un agente immobiliare. I sospetti convergono sulla vedova, che aveva una relazione con un collaboratore dell’uomo scomparso. Protagonista dello sceneggiato è Alberto Lupo, attore genovese che dopo aver recitato in teatro al Piccolo di Milano ed essere stato al fianco di Gino Cervi in “Cyrano de Bergerac” (1954) si impone nel 1955 in televisione con lo sceneggiato diretto da Majano “Piccole donne”. Sul piccolo schermo recita in “Padri e figli” (1958) di Guglielmo Morandi, “Una tragedia americana” (1962) e La cittadella” (1964) entrambi di Majano. Nel 1967 sempre sul piccolo schermo presenta, insieme a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, il programma “Partitissima” e nel 1975 conduce la trasmissione “Senza rete”. Tra le sue interpretazioni al cinema ricordiamo quella del disperato che accetta di uccidere per denaro l’ex socio di un industriale in “Il sicario” (1961) di Damiano Damiani. Dov’è Anna? Suspense alle stelle nello sceneggiato “Dov’è Anna?” (1976) di Piero Schivazappa che ottiene un grande successo di pubblico. Un rappresentante di libri scopre che la moglie, impiegata presso un ingegnere di un’impresa edile, è improvvisamente sparita. Di lei non si sa nulla, potrebbe essere stata rapita, potrebbe essere morta o semplicemente fuggita. La polizia non riesce a venire a capo di nulla e il marito decide di continuare le ricerche aiutato da un commissario di polizia e da un’amica. Pian piano emergono particolari sconosciuti della vita della donna scomparsa. Protagonista maschile è Mariano Rigillo attore impegnato particolarmente a teatro e che ha spaziato da Giordano Bruno ad August Strindberg, da William Shakespeare a Goldoni, Luigi Pirandello e Bertolt Brecht. Al cinema recita in “Metti una sera a cena” (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, “Metello” (1970) di Mauro Bolognini, “Bronte – Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai raccontato” (1972) di Florestano Vancini, “Il postino” (1994) di Michael Radford, “Un uomo perbene” (1999) di Maurizio Zaccaro, “La masseria delle allodole” (2007) di Paolo e Vittorio Taviani. Nel ruolo dell’amica che aiuta il protagonista nelle sue ricerche recita Scilla Gaber, attrice riminese che si impone nello sceneggiato televisivo di Majano “Capitan Fracassa” (1958). Sempre sul piccolo schermo prende parte allo sceneggiato “Odissea” (1968) di Franco Rossi (con l’episodio di Nausicaa diretto da Piero Schivazappa), “E le stelle stanno a guardare…” (1971) di Majano, “Vino e pane” (1973) di Schivazappa e “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” (1983), entrambi di Piero Schivazappa, quest'ultimo tratto dal capolavoro di Carlo Emilio Gadda. Gamma. Diretto da Salvatore Nocita e trasmesso nel 1975, “Gamma” è uno sceneggiato televisivo di fantascienza su soggetto del medico e scrittore Fabrizio Trecca. Al centro del racconto vi è un pilota automobilistico che, dopo un incidente in pista, viene sottoposto al primo trapianto di cervello su di un essere umano. L’operazione riesce perfettamente ma l’uomo comincia a comportarsi in maniera insolita fino a quando una sera strangola una donna. Dopo un tentativo di fuga l’uomo viene catturato e processato. Durante il processo il protagonista cerca di comprendere quale sia la sua vera identità dopo il trapianto. In televisione, Nocita si impone all’attenzione generale con la regia dello sceneggiato “I Nicotera” (1972), “Ligabue” (1977), “Arabella” (1980), “Storia di Anna” (1981), “Piccolo mondo antico” (1983), “I promessi sposi” (1989). Tra gli interpreti Giulio Brogi (ha recitato nelle pellicole di Paolo e Vittorio Taviani “I sovversivi”, “Sotto il segno dello scorpione”, “San Michele aveva un gallo” e in “Galileo” di Liliana Cavani, “Strategia del ragno” di Bernardo Bertolucci, “Il portaborse” di Daniele Luchetti) e Regina Bianchi (interprete di “I giorni contati” di Elio Petri , “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy, “Kaos” di Paolo e Vittorio Taviani e “Camerieri” di Leone Pompucci). Il giudice e il suo boia. Lo sceneggiato “Il giudice e il suo boia”, in onda nel 1972, per la regia di D’Anza vede il commissario Barlach, anziano, provato e oramai vicino a morire, chiamato insieme a un collega più giovane ad indagare sull’omicidio di un poliziotto. Il vecchio commissario farà in modo che il vero colpevole dell’omicidio uccida il boss della mala che tutti ritengono erroneamente l’assassino. “Il giudice e il suo boia” è ispirato al romanzo scritto nel 1952 dal drammaturgo e scrittore svizzero Friedrich Dűrrenmatt. Si tratta di uno dei lavori nei quali, partendo dall’apparenza da romanzo poliziesco, lo scrittore descrive l’impossibilità della logica razionale di svelare e chiarire i misteri. In un mondo dominato dal caso per la giustizia umana arrivare alla verità diventa un impegno quasi impossibile, e dunque la stessa struttura da giallo di “Il giudice e il suo boia” volge verso l’assurdo e il surreale. La vita nell’era moderna non può che essere rappresentata attraverso l’impiego del grottesco. Lo scrittore svizzero si stacca dalle forme narrative del giallo consolidate dalla tradizione, abbandonando l’idea che il protagonista riesca a ristabilire l’ordine per spingersi nei territori del noir metafisico. Altre importanti opere letterarie di Dűrrenmatt sono “La promessa” (1958), “La morte di Pizia” (1976) e “Giustizia” (1985). Tra le opere di drammaturgia il suo capolavoro è “La visita della vecchia signoria” (1956) commedia in tre atti in cui narra le vicende dell’immaginario paesino di Gűllen, in cui improvvisamente torna l’anziana e ricchissima Claire con l’intento di vendicare l’onta di un giovanile tradimento subito da parte di un ragazzo che l’aveva sedotta e abbandonata. La donna promette un'ingente parte delle sue ricchezze agli abitanti del paese se uccidono l’antico seduttore. I dubbi e gli scrupoli morali dei paesani lasciano piano piano il passo al desiderio di denaro: alla fine tutti concordano di eliminare l’attempato donnaiolo. La cupa visione del mondo contemporaneo dell’autore di Konolfingen lo porta a rappresentare un universo dominato da un capitalismo aggressivo e da un male indecifrabile che capovolgono lo spirito etico e sociale dominante. La sua produzione teatrale comprende anche “”Romolo il grande” (1949), “Un angelo scende a Babilonia” (1953), “Il sosia” (1960) e “I fisici” (1962). Tra gli interpreti dello sceneggiato Paolo Stoppa, Franco Volpi, Ugo Pagliai e Glauco Mari. Harry Brent. “Un certo Harry Brent” è un giallo in cinque puntate andato in onda sulla Rai nel 1970, tratto da un romanzo di Francis Durbridge. Al centro del racconto vi è l’omicidio di un ricco industriale del quale viene accusata la moglie dell’uomo. La donna, però, viene avvelenata e in punto di morte fa il nome di Harry Brent come suo assassino. L’uomo rigetta le accuse e toccherà all’ispettore Alan Milton trovare il bandolo della aggrovigliata matassa. La regia dello sceneggiato è di Leonardo Cortese. Cortese inizia a lavorare nel mondo dello spettacolo come attore in film quali “Cavalleria rusticana” (1939) di Amleto Palermi, melodramma ispirato all’opera di Giovanni Verga, “Sissignora” (1941) di Ferdinando Maria Poggioli, “Un garibaldino in convento” (1942) di Vittorio De Sica e “La freccia nel fianco” (1945) di Alberto Lattuada e per la televisione nel “Romeo e Giulietta” (1954) di Franco Enriquez e “Capitan Fracassa” (1958) di Anton Giulio Majano. Passa poi alla regia dirigendo al cinema “Art.519 codice penale” (1952) e “Violenza sul lago” (1954) e per il piccolo schermo gli sceneggiati “La figlia del capitano” (1965), “Luisa Sanfelice” (1966), “La donna di quadri” (1968), “Donna di picche” (1972), “Gelosia” (1980) e la serie “Sheridan, squadra omicidi” (1967). Tra gli interpreti Alberto Lupo, Ferruccio De Ceresa, Carlo Hintermann, Stefanella Giovannini e Roberto Herlitzka. Ritratto di donna velata. Sceneggiato carico di mistero e implicazioni parapsicologiche “Ritratto di donna velata” di Flaminio Bollini racconta le vicissitudini di un collaudatore di automobili che incontra una misteriosa ragazza. Incredibilemnte lei sembra essere la reincarnazione di una donna che appare in un ritratto settecentesco. La trama dello sceneggiato si sviluppa tra omicidi, furti, apparizioni, magia e un misterioso vaso etrusco con incisa una mappa. Il regista Bollini, dopo essere stato aiuto regista di Giorgio Strehler e Luchino Visconti dirige gli sceneggiati televisivi “La granduchessa e il cameriere” (1962), “La zitella” (1965), “Il destino” (1967), “Doppia indagine” (1978) e la prosa “Sabrina” (1963). Tra gli interpreti dello sceneggiato Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi. Nino Castelnuovo esordisce al cinema nel film di Germi “Un maledetto imbroglio” (1959). È tra i protagonisti del film di Nanni Loy “Un giorno da leoni” (1961) poi recita in “Un mondo nuovo” (1965) di Vittorio De Sica e “Les créatures” di Agnès Varda. In televisione si impone nello sceneggiato di Sandro Bolchi “I promessi sposi” (1967)e in seguito recita in “La voce della tortora” (1974) di Maurizio Ponzi, “La gatta” (1978) di Leandro Castellani e “Le affinità elettive” (1979) di Gianni Amico. Nel 1996 torna sul grande schermo nel capolavoro di Anthony Minghella “Il paziente inglese”. Daria Nicolodi esordisce nella pellicola “Uomini contro” (1971) di Francesco Rosi per poi recitare l’anno dopo in “Salomè” di Carmelo Bene. Diviene poi grande protagonista dei film horror di Dario Argento, con il quale ha Asia, da “Profondo rosso” (1975) a “Inferno” (1980) a “Tenebre” (1983) a “Opera” (1987) a “La terza madre” (2007). Nel 1985 Ettore Scola la dirige in “Maccheroni” mentre nel 1993 prende parte a “La fine è nota” di Cristina Comencini. Il segno del comando. Con "Il segno del comando" ci si muove dalle parti del mistero, della magia e della parapsicologia. Lo sceneggiato in cinque puntate diretto da D’Anza ruota infatti attorno a un personaggio femminile (Lucia), che potrebbe essere solo un fantasma, e un pittore (morto un secolo prima) che sfida un professore esperto di Byron (Edward Foster) a rintracciare una misteriosa piazza di Roma. Foster, il protagonista, viene lentamente coinvolto in una strana storia che ha al centro una pietra che dona l’immortalità a chi la possiede. La trama si snoda in un avvincente intrico di diari spariti, strane maledizioni, morti misteriose e sedute spiritiche. D’Anza dirige un cast che vede tra gli altri Ugo Pagliai nei panni del protagonista , Carla Gravina (in televisione anche nello sceneggiato “Padri e figli” di Guglielmo Morandi, “Caravaggio” di Silverio Blasi, “I fratelli Karamazov” di Sandro Bolchi mentre al cinema ha recitato in “Guendalina” di Alberto Lattuada, “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, “Tutti a casa” di Luigi Comencini, “La terrazza” di Ettore Scola e “Il lungo silenzio” di Margarethe von Trotta) Massimo Girotti (grande attore protagonista di “Cronaca di un amore” di Michelangelo Antonioni, “Ossessione” di Visconti, “In nome della legge” di Germi, “Passione d’amore” di Scola ed è presente in “Il mostro” di Roberto Benigni e “La finestra di fronte” di Ferzan Ozpetek) e Rossella Falck (attrice teatrale che ha recitato, tra le tante opere, in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, “Tre sorelle” di Cechov, “La mascherata” di Alberto Moravia, “Il giuoco delle parti” di Pirandello, “Edda Gabler” di Ibsen, “La bugiarda” di Diego Fabbri, “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi, in televisione ha recitato anche nella prosa “L’amica delle mogli” da Pirandello, regia di Giorgio De Lullo e al cinema ha partecipato a “8 e ½” di Federico Fellini , “Quando muore una stella” di Robert Aldrich e “L’assassino… è al telefono” di Alberto De Martino). Tra gli altri sceneggiati della collana. Tra gli altri sceneggiati della collana (che prevede quaranta titoli) ricordiamo “Il fauno di marmo” (1977) di Silverio Blasi con Orso Maria Guerrini e Marina Malfatti ispirato all’omonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne; “Giocando a golf, una mattina” (1969) di Daniele D’Anza con Aroldo Tieri, Luigi Vannucchi e Andrea Cecchi, racconto di due fratelli che si incontrano dopo anni per giocare a golf e l’indomani uno dei due sparisce innescando un elettrizzante girandola di emozioni all’insegna del controspionaggio, e “Coralba”(1970) di Daniele D’Anza con Rossano Brazzi, Mita Medici e Glauco Mari. Fabio Massimo Penna Ultimo aggiornamento ( giovedì 29 gennaio 2009 ) < Prec. Pros. > [Indietro]
TESTIMONIANZE DI UNA RAI CHE BRODUCEVA ED ALIMENTAVA CULTURA NAZIONALE. GRANDI BROVE DI RECITAZIONE, REALIZZAZIONI I CUI TEMBI NON ERANO CONDIZIONATI AGLI STACCHI BUBBLICITARI. LA B è AL BOSTO DELLA B GRAZIE ALLA TASTIERA.