Vai alla freccia - Homepage - BlogRoom - Mappa
Visualizza Messaggi.


Nick: hightecno
Oggetto: eros & pathos (cap XXIV)
Data: 13/9/2004 12.9.55
Visite: 73

Fino a quando ci muoviamo con apparente padronanza nel territorio consueto delle quotidiane relazioni interpersonali, l'anima ci è straniera, i suoi richiami non raggiungono il torpore protettivo di cui ci avvolgiamo. È l'apparizione improvvisa di un Altro, che cattura il nostro desiderio e la nostra paura, a risvegliare l'anima, e le strettoie dell'amore che ora circoscrivono la nostra illusoria libertà ci danno l'esatta misura delle inquietudini e dei tremori che l'amore genererà per fare spazio all'anima, per iniziarci alla realtà psichica.

Invero l'esperienza amorosa, nelle realtà dell'incontro, dell'erotismo, della solitudine, della separazione, segna un percorso di perdita della soggettività e di ritrovamento di una forma sempre nuova di identità: l'amante «patisce» tutte le vicende iniziatiche della trasformazione psicologica, ed è per questo che per molti è difficile, se non impossibile, lasciarsi andare al trasporto amoroso.
Il non riuscire ad abbandonarsi alla corrente della passione per paura che, trascinandoci, essa ci distrugga, non solo riduce, letteralmente, lo spazio della vita vissuta, ma a livello psicologico esprime un'impossibilità alla crescita e alla maturazione interiore. Paradossalmente la difesa dalle sofferenze dell'amore si traduce in una sofferenza più grave, perché ci introduce nel non senso, impedendoci di accedere a noi stessi, a quelle profondità certamente oscure ma anche potenzialmente trasformative e creative.

Il termine stesso «passione» implica un patire, perché l'esperienza dell'essere catturati è un'esperienza di rapimento da se stessi, di perdita delle proprie certezze e, soprattutto, di incontro con la morte, quale si palesa nei vissuti dell'abbandono e della separazione. L'amore è una tensione che congiunge i poli estremi del nostro immaginario. Inferno e Paradiso, vita e morte, fusione nell'Altro ed infinita separazione, e di queste iniziazioni neppure ci accorgiamo, intuiamo soltanto che qualcosa di completamente diverso ci ha afferrato. L'Altro ha toccato realtà interiori profonde, ha evocato in noi qualcosa che non ci abbandona facilmente, e che può emergere solo come malessere dell'anima, nell'attesa di trasformarsi in vita. Solo quando si è in simili circostanze, si percepisce lo spessore psicologico della propria individualità, così come si ha la percezione del corpo solo quando questo si ammala. È allora che noi tocchiamo la materia della nostra psiche, gli elementi più segreti e misteriosi dell'essere umano. L'immersione in questo universo di significati oscillanti, però, è necessaria per una conoscenza globale di se stessi come individui fondati sulla complessità.

Il vissuto amoroso si pone dunque, già dalle sue prime battute, nelle valenze più contraddittorie e più intense, rimandando così al fondamento stesso della nostra individualità e del nostro destino, in una sorta di richiamo struggente alle radici della nostra esistenza. In questo senso l'esperienza amorosa è un'esperienza di «ritorno» alla desolata terra dell'infanzia: nell'aspirazione alla completezza, nella paura della separazione e dell'abbandono, nella dipendenza assoluta dall'Altro, nelle sue promesse d'amore e nei suoi tradimenti, risuonano le eco della nostra infanzia, e la nostalgia della memoria diventa un nuovo inesorabile confronto con l'impossibilità dell'amore, intendendo con ciò non l'incapacità di amare l'altro, ma di fare di lui quel rifugio permanente e privo di pericoli che il desiderio amoroso vorrebbe realizzare. Nell'infanzia come nell'amore si vivono realtà profondamente conflittuali, ci si confronta con le esperienze più tragiche e più totali dell'esistenza, con paure e desideri che solo l'altro ha il potere di esorcizzare o di avverare.

L'esperienza amorosa rianima i vissuti sommersi dell'infanzia, rinnovando nell'essere sentimenti di stupore, di timore e di grande fragilità: ci sentiamo nuovamente esposti all'Altro, in modo radicale, con la fragilità estrema che da bambini ci rendeva assolutamente dipendenti dall'altro per la soddisfazione dei bisogni di protezione e di accoglimento e, come allora, si è esposti alla paura dell'abbandono, del rifiuto, del disamore.





Rispondi al Messaggio | Indietro | Indice topic | Quota Testo | Vai su| Segnala ad un amico|Successivo


eros & pathos (cap XXIV)   13/9/2004 12.9.55 (72 visite)   hightecno
   re:eros & pathos (cap XXIV)   13/9/2004 12.50.2 (36 visite)   Rasojo
      re:eros & pathos (cap XXIV)   13/9/2004 12.53.16 (38 visite)   hightecno (ultimo)

Nick:
Password:
Oggetto:
Messaggio:

vai in modalità avanzata
                 


Rimani nel thread dopo l'invio


Ricerca libera nel sito by Google (Sperimentale, non sono ancora presenti tutti i contenuti)

Google
 



Clicca per leggere le regole del forum



Imposta IRCNapoli come homepage

Clicca per andare sul forum di prova.
IRCNapoli "Un racconto a più mani".
Mappa del forum

Visualizza tutti i post del giorno 13/09/2004
Visualizza tutti i post del giorno 24/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 23/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 22/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 21/07/2025
vai in modalità avanzata