Nick: otAmArR Oggetto: Testamenti e leoni Data: 14/9/2004 14.51.0 Visite: 87
Ho avuto modo di leggere un testamento. Di un uomo che l'anno scorso è deceduto. A 83 anni. La lettera, trattavasi di testamento olografo cioè scritto di proprio pugno, mi ha sconvolto. Vi ho trovato la freschezza di un giovane colmo di speranze e la forza di un leone. Costui ha vissuto la seconda guerra mondiale, il fascismo, la repubblica di salò, la ricostruzione del dopoguerra, la crisi degli anni passati e infine la morte. Quest'ultima chiamata in alcuni punti "l'eterno avversario", in altri "la fidata e sincera nemica". Lo stile è lirico, possente. Come non se ne trovano in giro se non nei libri di poesia o nelle corrispondenze di epoca dannunziana. La grafia era chiara e ben delineata, come una volta nelle scuole si insegnava. Ma quel che sbalordisce era il senso di forza, di freschezza e di speranza con cui costui, molto piu' di tanti ben piu' piccoli e giovani affrontava la vita, la malattia grave e infine la morte. Ripeto: la forza di un leone di fronte alla morte. Criniera alta e sguardo sbarrato pronto a saltare addosso alla "sincera e fidata nemica". Me lo immagino mentre con la mascella serrata e una penna a china in mano vergava le sue ultime volontà. Ho imparato due piccole cose.La vecchiaia è solo un guscio quando ci sono le condizioni mentali per affrontarla. I vecchi non sono tali se non per convenzione. E soprattutto: un leone seppure morente, è sempre un leone. Che Dio l'abbia in gloria. |