Nick: Coatlicue Oggetto: Svezia 2004 Data: 17/9/2004 11.37.31 Visite: 110
Si parte. Finalmente, aggiungerei. Cumuli di roba buttata sul letto che dovrebbe prendere forma al più presto in una valigia. Ho il mio taccuino, la macchina fotografica, rullini e pile a sufficienza. E maglioni pesanti che dove vado farà freddo. Ho telefonato a mamma, poi a papà. Non è economico per la mia bolletta Telecom avere dei genitori separati, bisogna fare sempre telefonate doppie, dire cose doppie, sentirti doppie raccomandazioni. Ho telefonato anche a te, avrei voluto dirti di più ma non ci sono riuscita. Ti sei incupito perché dici che ti ho rubato l’idea di questo viaggio. Opinabile. Tanto sono io quella che parte. Il viaggio è di chi lo fa, non di chi si limita a pensarlo. E questo viaggio è davvero tutto mio. Un viaggio in cui porterò con me il ricordo di quello che una volta eri tu perché ciò che siamo stati non può morire dal giorno alla notte. Fine delle comunicazioni. Stacco la spina dalla tua freddezza, da quel vulcano in eruzione che sto frequentando ma che è l’ovvietà fatta uomo e da tutti quelli che ho visto e sentito perché troppa banalità mortifica la mia intelligenza. Vado al nord, a mettere i pensieri nel congelatore. Io, Anna, Paola e i nostri sguardi curiosi e pieni di belle speranze. Arriviamo a Stoccolma dopo tre ore di volo, il mio mal di schiena mi fa pensare a quanto fossero scomode le poltrone, del resto credo sia il fio da pagare quando scegli di volare low cost. Noleggiamo un’auto, una splendida Megane 1400. Ci sentiamo veramente fighe, invincibili. Senso di onnipotenza che si spreca. Buena Vista Social Club in sottofondo e via verso il centro della città. Il nostro ostello è un veliero dell’800 che non ti stancheresti mai di guardare. Dalla coperta ho potuto vedere uno dei più bei tramonti della mia vita, Stoccolma si è tinta di colori incantevoli, un rosa misto all’arancio che le da un sapore magico. Penso di essere addirittura felice. Decidiamo di andare verso il grande nord. Paola è al volante, Anna non fa che scattare foto dal finestrino, io buona accucciata nel sedile posteriore e laghi, corsi d’acqua e boschi davanti ai nostri occhi. Il cielo non diventa mai completamente buio, questa cosa mi mette un po’ i brividi. Decidiamo di dormire nelle "stuga", casette di legno che affittano per la notte. Buon cibo e bella compagnia, il tutto condito da un brindisi all’amicizia con dell’ottima acquavite. Echi di risate nella valle, le mie, le nostre risate. E le confidenze assumono una loro sacralità: ricordi di chi c’è stato, di chi c’è o ci sarà. La mattina piove sempre in Svezia, ma la colazione con pane, burro, aringhe e ogni ben di Dio mette in fuga l’eventuale malumore creato dal tempo. Oggi mettiamo il cd di musica balcanica, ottima scelta Paola…"Kalasnikov, kalasnikov…" Si fa filosofia spicciola in questa macchina, si parla del perché di questo viaggio e si scopre che ognuna di noi è mossa da intenti diversi ma da uno spirito comune. Maciniamo chilometri su chilometri, ogni tanto ci concediamo una piccola pausa, la felicità in una tazza di te caldo e biscotti al burro nel ristoro di un piccolo borgo senza tempo. Lo stupore e l’incredulità quando raggiungiamo il Circolo Polare Artico. Ci fermiamo in un parcheggio proprio nel punto esatto in cui si trova il 66°33' di latitudine nord, mettiamo "la Sherazade" di Rimski Korsakov a palla e balliamo e urliamo per poi cadere a terra sfinite. Raggiungere un limite fisico, un limite terrestre è per me raggiungere i miei limiti personali. Averne la consapevolezza per poi superarli e abbatterli. Almeno provarci, ecco. Come premio per questa impresa ci concediamo una sauna in una casetta nel mezzo di un lago gelato. La stufa va alimentata con ciocchi di legna e va versata acqua sui carboni per farla evaporare. Poi ci si butta nel lago. Nude. Sono felice per me e per le mie amiche. Felice di vedere i miei occhi che brillano nei loro occhi che fanno la stessa cosa. Il viaggio prosegue denso di emozioni e di tuffi al cuore. Verso le montagne il paesaggio cambia e diventa un po’ più brullo. Ogni tanto capita che qualche alce attraversi la strada. Inutile descrivere il nostro stupore. E poi le cascate, la carne di renna cucinata in un modo eccezionale, l’alternarsi di nuvole e sole, l’arcobaleno più bello che abbia mai visto. Come dimenticare quella palafitta a ridosso di un lago e noi tre intente a sorseggiare birra mentre davanti ai nostri occhi si svolgeva uno dei tramonti più belli del mondo. Come dimenticare un acquazzone improvviso che ci ha fatto rifugiare in macchina completamente ubriache. E non smettiamo mai di stupirci che mezzanotte ci sia ancora luce. Anna e Paola sono qui con me. Il mio taccuino si sta riempiendo di impressioni e pensieri. Cambio rullino alla velocità della luce. Credo di non aver bisogno di nessun’altra cosa e credo che noi tre potremmo andare avanti così per mesi. A tutto il resto ci penseremo al nostro ritorno, ma non ne sono poi così sicura.
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