Nick: asad Oggetto: FIGLI D'ITALIA Data: 24/9/2004 18.43.30 Visite: 100
FIGLI D’ITALIA di Franca Zambonini Tra le immagini che ci lascia l’estate, spiccano i volti di tre ragazzi. Guido e Gabriella Baldoni, figli del giornalista assassinato in Irak, per la loro dignità nel dolore. Marco Domenico Verdigi, per il sacrificio della sua vita. Ora sono figli di tutti noi. Di questa estate in declino ci resteranno alcune immagini. Le più facili da ricordare sono quelle dalle Olimpiadi, i nostri atleti con la medaglia della vittoria al collo, in testa la corona della gloria sportiva. Le più tragiche ci sono arrivate dal pianeta oscuro del terrore, e angosciosa è stata l’ultima apparizione di Enzo Baldoni, nel video girato dai sequestratori che qualche giorno dopo sarebbero diventati i suoi empi carnefici. Credo che mi porterò nel cuore soprattutto i volti di tre giovani. Guido e Gabriella Baldoni, figli del giornalista assassinato in Irak, sono apparsi in Tv mentre lanciavano l’appello per la liberazione del padre. Con una compostezza indimenticabile, la voce pacata, niente lacrime, anzi perfino qualche sorriso, invocavano la salvezza del loro "babbo", lo definivano "un uomo di pace". Si capiva che tanta dignità veniva da lontano, dall’educazione al rispetto di sé e degli altri, dal pensiero positivo assorbito in famiglia, dalla ricchezza dei sentimenti. Una forza matura, della quale avranno tanto bisogno, poveri ragazzi, per affrontare il dolore. Guido e Gabriella sono figli d’Italia, figli di tutti noi. L’estate dell’eroismo ci lascia un’altra immagine, un ragazzo dallo sguardo diretto, i lineamenti da giovane uomo, i capelli un po’ lunghi, un sorriso amichevole. Marco Domenico Verdigi aveva 23 anni, era carrozziere a San Martino a Ulmiano, provincia di Pisa. Il pomeriggio di sabato 21 agosto, ha perso la vita per salvare due bambini che stavano annegando a Marina di Pisa: ne ha portato a riva uno, è riuscito a mettere l’altro sugli scogli, poi è stato travolto dalle onde. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito la medaglia d’oro al merito civile, per «l’eccezionale coraggio, il grande spirito di altruismo». Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, in una lettera di cordoglio ai genitori, ha espresso gratitudine «per chi ha educato questo ragazzo generoso con princìpi di vera umanità». Figlio d’Italia, figlio di tutti noi. Sarebbe giusto che una scuola venisse intitolata a questo eroe non per caso, ma per formazione. Ci pensi, signora Letizia Moratti, ministra dell’Istruzione. In un "Istituto Marco Domenico Verdigi" gli alunni avrebbero un esempio molto più credibile di tanti personaggi scoloriti imposti da una retorica ormai antiquata. Ricomincia l’anno scolastico, tanti ragazzi tra poco saranno in classe. Per imparare l’italiano, certo, e la matematica, le lingue straniere. Ma soprattutto per diventare cittadini di questo Paese. Godono di una libertà negata a tanti loro coetanei nel resto del mondo, la libertà di mangiare, di giocare, di studiare, di sognare. La libertà di costruirsi il futuro. E il futuro non si costruisce senza imparare fin dai banchi di scuola la solidarietà, la compassione per gli altri, il coraggio di tener testa al male. Come hanno saputo fare, davanti a un grande dolore, Guido e Gabriella Baldoni. Come ha saputo fare, a prezzo della vita, Marco Domenico Verdigi. Noi lasciamo un mondo stravolto, che le nuove generazioni dovranno raddrizzare. Ha scritto il filosofo Benedetto Croce: «Ai giovani non c’è altro da dire se non: guadagnatevi la vostra verità... Nel passaggio dalle nostre alle vostre mani, le verità diventano rami secchi, e sta solo in voi la potenza di farli rinverdire». Franca Zambonini
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