LA PIOGGIA NEL CIELO DI LIBIA

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Nick: Althusser
Oggetto: LA PIOGGIA NEL CIELO DI LIBIA
Data: 26/9/2004 4.29.8
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notte di pioggia. che strano: è autunno e fa tempo d'autunno, eppure non ci sono più le mezze stagioni o almeno cosi' dovrebbe essere. epoca di certezze fugaci, con la data di scadenza, ma ci accontentiamo anche sapendo che chi si accontenta non gode mai. guido su strade finalmente bagnate, una cosa che aspettavo da tempo. mi piace troppo la pioggia, ma non quelle cose dei tipi che vogliono apparire profondi, intellettuali sofferenti ed incompresi. quelle cose che la pioggia è triste e loro se ne stanno li' a contemplarla perchè sono di animo sensibile e soffrono, non come noi merde comuni mortali. niente di tutto questo, non è il mio campo da gioco, avrebbe detto tarantino quando era ancora tarantino. a me la pioggia da energia, è una cosa che mi ricarica. deve dipendere dalla mia chimica, dal richiamo che l'acqua esercita sull'acqua che costituisce il 65% del mio corpo e il 90 delle mie lenti a contatto monouso. mi hanno cambiato la vita, perchè non sono il tipo che si mette là tutte le sere e pulisce le sue lentine come l'alacre formichina. ho i miei difetti, lo ammetto, ma qualche volta la tecnica sopperisce alla mancanza di voglia, ed è senza dubbio una grande cosa. sono belle le notti di pioggia, adesso lampi balenano in direzione del mare. è bello essere in mare quando piove, con le dovute precauzioni. of course. col culo ben saldo su una nove di rassicurante tonnellagio. come quella volta che andai a cagliari e ci misi 18 ore invece che 14, mare incazzato, raffiche di vento e poggia da tutte le parti. uno spettacolo, avreste dovuto esserci, e raramente mi sono sentito più vivo nella mia vita. che poi che andavo a fare? a cercare di rimettere insieme i cocci di un vaso dopo aver passato un sacco di tempo a cercare di romperlo. e ci ero riuscito. faccio sempre cosi', sempre. deve dipendere dalla chimica del mio corpo e dall'inquietudine del mio cervello, una pessima combinazione che nella vita mi ha dato però un sacco di soddisfazioni. quando parlo della pioggia parto sempre per la tangente. perchè la pioggia viene da lontano, nuvole che si formano altrove e viaggiano per km, su di me adesso cade acqua dell'europa orientale, ne sento l'odore aspro da socialismo reale, delle fabbriche arruginite di danzica e delle carte ammuffite del cremlino. è il vento che le spinge, domani le porterà altrove, pioverà in libia e i libici sentiranno l'odore di pioggia sempre diverso di un paese strano. il nostro. l'italia. un paese che poi è un sacco di paesi insieme, dove si parlano tante lingue e gli accenti sono diversi come harnold il tappeto nero e jean claude van damm. chi se che ne pensano i libici della pioggia italiana e se come il nostro vino sa di terre cotte dal sole che finalmente ottengono ristoro dalla calura.