Nick: Hightecno Oggetto: UN REGALO X ROSARIO Data: 27/9/2004 14.44.50 Visite: 161
ECCO, BASTA CON I POST QUEQUERI A BASE DI STUPIDAGGINI,SGALLETTAMENTI E LAMENTI ...POSTIAMO FINALMENTE DI QUALCOSA DI INTERESSANTE!! Il comunismo e Marx
  Solo molto impropriamente si può parlare di comunismo in Platone (che teorizza una comunanza di beni solo per una classe di cittadini, quella dei guerrieri, e lo fa per un motivo funzionale, e non perché convinto di risolvere il problema della giustizia) o in altri pensatori cosiddetti utopici (come Thomas More o Campanella). Nella misura in cui è possibile esserlo, si può dire: sì. È vero che sia Lenin sia Mao hanno introdotto alcune varianti al marxismo, ma nulla di sostanziale è stato alterato. Se Lenin ha teorizzato (si vedano le sue Tesi di aprile) l'immediato passaggio alla rivoluzione proletaria senza passare attraverso la rivoluzione borghese e la necessità in Russia di una alleanza tra operai e contadini, mentre Mao ha addirittura affidato alla classe contadina il ruolo di classe rivoluzionaria, ciò non toglie che l'uno e l'altro, e quindi il comunismo sovietico e quello cinese hanno complessivamente applicato le categorie essenziali del marxismo. Ossia l'idea che la storia è lotta di classe, la cui conclusione inesorabile è la rivoluzione e l'instaurazione violenta di un nuovo ordine sociale, che coinvolge tutto l'ambito umano (sfera privata e "spirituale" incluse) abbattendo l'ingiusta oppressione di una classe sull'altra e spianando la strada alla perfetta realizzazione del pieno benessere umano e al totale sradicamento di ogni forma di male. Qualcuno, nell'intento, francamente patetico, di salvare il salvabile del comunismo russo, sostiene che solo con Stalin sarebbe iniziata una deviazione in senso sanguinario del regime. Tuttavia l'evidenza dice di un passaggio da Lenin a Stalin, ancora vivente Lenin. E a poco giova ricordare le parole di preoccupazione verso Stalin del padre della rivoluzione: a tali parole non seguirono atti concreti. Ufficiale polacco barbaramente impalato dai sovietici. Già con Lenin vennero commessi crimini efferati. Ma più ancora è da notare come Lenin stesso diede vita, convintamente e decisamente, a un regime di terrore e di spietata repressione. Si può leggere in proposito, di Richard Pipes, Comunismo, una storia, tr. it. Rizzoli, dove, come spiega nel passo che riportiamo Paolo Mieli (Corriere, 31.1.03), si dimostra inconfutabilmente il carattere sanguinario dello stesso Lenin: (...) Fu Lenin un rivoluzionario spietato. Pipes ricorda come allorché una carestia colpì la regione del Volga nel 1891-92 (venticinque anni prima della Rivoluzione d’ottobre), lui solo tra gli intellettuali e gli attivisti politici del luogo si oppose alla distribuzione di aiuti umanitari ai contadini che morivano di fame sostenendo che la carestia rappresentava un’opportunità dal momento che distruggeva la vecchia economia contadina e spianava la strada al socialismo. (...) è un fatto che già il fondatore del partito socialdemocratico russo (1898), Peter Struve, scrisse che la caratteristica principale della personalità di Lenin era «l’odio». Quanto ai fatti, scrive Pipes che «il terrore ebbe inizio il giorno stesso in cui Lenin prese il potere». E davvero la violenza totale e «spietata» (uno degli aggettivi preferiti da Lenin) furono il modo scelto per «spianare la strada al nuovo ordine». (...) Isaac Steinberg, aderente alla Sinistra socialista rivoluzionaria, descrisse con parole crude una riunione del Consiglio dei commissari del popolo nel febbraio 1918 in cui Lenin presentò la bozza del decreto che aveva per titolo «La madrepatria socialista è in pericolo». Il documento conteneva un comma che prevedeva l’esecuzione «sul posto», cioè senza processo, di un’ampia categoria di criminali sommariamente descritti come «agenti del nemico, speculatori, scassinatori, vandali, agitatori controrivoluzionari e spie tedesche». Steinberg obbiettò che il decreto rappresentava una «crudele minaccia con ampie potenzialità terroristiche». «Lenin», scrisse Steinberg, «se la prese per la mia opposizione in nome della giustizia rivoluzionaria; quindi io esasperato esclamai: "Allora perché ci preoccupiamo di avere un commissariato di giustizia? Chiamiamolo più onestamente Commissariato per lo sterminio sociale e facciamola finita!". Il volto di Lenin s’illuminò e disse: "Bravo, è esattamente ciò che dovrebbe essere, ma non possiamo dirlo in questo modo"». Dopodiché alle parole seguirono i fatti. Le proporzioni dell’eccidio di massa, ripeto, furono minori di quelle staliniane. Ma la natura, creda a Pipes, fu la stessa. definizione e caratteristiche che cosa non èIl comunismo, conformemente alle idee di Marx, ribadite e accettate da Lenin, Stalin, Mao e da tutti gli altri suoi leader storici, non ha voluto essere una semplice "ricetta" per la soluzione di problemi economici. Non ha voluto riguardare insomma solo un livello, un settore (circoscritto), ma ha avuto la pretesa di riguardare tutto l'uomo e ogni suo ambito (pubblico e privato, economico e culturale, sociale e politico, giuridico e artistico). Ossa di uccisi dal regime comunista cambogiano: due milioni di cambogiani su otto vennero uccisi in meno di 10 anni. Per questo il comunismo non è stato solo un mezzo per "aiutare i deboli", gli oppressi, gli sfruttati, lasciando neutrale e sostanzialmente inalterato il campo delle visioni-del-mondo, in modo che ognuno scegliesse liberamente a quale visione del mondo ispirarsi. Il comunismo, coerentemente alle idee del suo ispiratore, Karl Marx, non è stato neutro riguardo alla visione del mondo, ma ha avuto una sua ben precisa visione del mondo, che ha cercato di imporre come alternativa e incompatibile a qualsiasi altra. In altri termini il comunismo è stato un tipo di sistema onnicomprensivo e onnipervadente: una forma di totalitarismo. corollarioSbagliavano pertanto quei credenti che attribuivano al marxismo/comunismo una compatibilità con la fede (cristiana). Essi sostenevano (in particolare negli anni '70, quando si diffusero i Cristiani Per il Socialismo, CPS) che il marxismo serviva come efficace strumento di analisi della società, che poteva essere tranquillamente utilizzato senza alcun bisogno di revisione o filtro, in quanto concerneva solo un livello della realtà, senza entrare in rotta di collisione con il livello "spirituale", incommensurabile a quello. Ma così non era e non è, perché da un lato 1) la fede riguarda ogni aspetto della realtà (è totalizzante) e d'altro lato 2)il marxismo pretende lui pure di riguardare non solo l'ambito economico-sociale ma l'intera realtà (lui pure pretende di essere totalizzante). Ora due totalità non possono diventare due parti: o è vera l'una o è vera l'altra. O è vero che esiste Dio, oppure è vero che esiste solo la materia; o è vero che nella storia agisce un fattore non materiale, oppure è vero il contrario. Tertium non datur... il comunismo come totalitarismoIl comunismo come totalitarismo pretendeva di regolare ogni aspetto della vita. Perciò si interessava anzitutto, certo, di economia attribuendo allo Stato, guidato dal Partito il ruolo di unico protagonista e controllore di tale ambito: tutti i mezzi di produzione erano statalizzati (collettivismo statalista) e l'economia veniva "pianificata" (Stalin inaugurò la politica dei "piani quinquennali), cioè non più regolata dal dinamismo della domanda e della offerta ma governata centralisticamente da uno Stato che stabiliva quanto ogni settore (agricolo e industriale) dovesse produrre. Ma si interessava anche di ogni problema umano: dalla vita sociale (gestendo il problema della abitazione, del vestiario, della alimentazione, delle comunicazioni, del tempo libero e delle vacanze) alla informazione (sottoposta a una ferrea censura, come e più che in altri sistemi totalitari), dalla cultura (solo gli intellettuali e artisti allineati al regime avevano diritto di pubblica espressione, perseguitati invece i "dissidenti", come Andrej Sacharov o Alexandr Solzjenitsin) alla educazione (insegnanti potevano essere solo membri fedelissimi del Partito e loro compito precipuo era non promuovere la capacità degli alunni, ma il loro inquadramento ideologico nei ranghi dell'ortodossia comunista). Dzesinski, fondatore della CEKA, spietato massacratore. Infatti ciò a cui il comunismo mirava era la creazione di un uomo nuovo, di una società nuova, da cui il male (la cui radice era identificata nello sfruttamento economico di una classe sull'altra) sarebbe stato alla fine totalmente sradicato. Quello che si agitava all'orizzonte era una promessa di infinito, di infinito, di paradiso sulla terra, nella storia. Il purgatorio della durezza statale instaurata dopo la rivoluzione non era altro che tappa e passaggio obbligato (dalle prevedibili resistenze dei reazionari capitalisti e feudali) verso il Paradiso della piena realizzazione dell'umano. Un esempio: la persecuzione dei cristiani. Tranne il caso di coloro che "vendevano l'anima" al regime, svolgendo un compito puramente rituale ed esteriore-liturgico (ovviamente senza alcuna forma di "proselitismo", ma accompagnando con mesta lentezza al cimitero una fede ritenuta in via di estinzione, pura consolazione per vecchiette nostalgiche), non si contano i casi di vescovi, preti e semplici credenti vessati, incarcerati, torturati e in molti casi uccisi per la loro fede. Su questo si può utilmente vedere il testo della Osipova, Se il mondo vi odia e in genere i testi editi da Russia Cristiana. Ancora: nelle scuole sovietiche si insegnava non religione, ma ... ateismo. L'ateismo era presentato come dottrina di Stato, come la verità "scientifica" che il regime ...consacrava con la sua autorità. Il comunismo ha il suo vero e proprio atto di nascita in Russia, nel 1917, con la rivoluzione detta d'Ottobre, guidata da Lenin. Non possono infatti considerarsi esperienze di comunismo le brevi vicende della Comune parigina del 1871, né altri esperimenti viziati da utopicità ed episodicità disseminati nel corso della storia precedente (come certi fenomeni ereticali tardomedioevali o come la vicenda di Thomas Muntzer). Tra le due guerre il comunismo russo si espande in buona parte dei territori dell'ex-impero zarista e dopo l'accordo Molotov-Ribbentropp occupa parte della Polonia e i paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia). Dopo la seconda guerra mondiale si verifica un salto di qualità: forte dei suoi meriti nella sconfitta del nazismo Stalin ingloba nella sfera sovietica-comunista i paesi dell'Europa orientale (Polonia, Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria), mentre Mao-Tze Tung assicura al comunismo l'intera Cina continentale (con l'esclusione della sola, piccola, isola di Taiwan, in cui si rifugia il suo rivale). Negli anni '60 e '70 il comunismo è in ulteriore fase espansiva: in Africa molti regimi diventano suoi alleati, in Asia cade l'intera regione indocinese (al seguito della guerra del Vietnam), nella stessa America gli Stati Uniti devono fare i conti con Cuba e con vari fenomeni di guerriglia di ispirazione comunista (mitica la lotta di "Che" Guevara), che li costringeranno ad affidarsi a regimi militari (particolarmente traumatico il caso del Cile, dove Pinochet rovesciò la secolare democrazia per impedire il consolidarsi di un regime di sinistra, guidato da Salvador Allende). Negli anni Ottanta inizia il declino del comunismo: sempre più in affanno dal punto di vista tecnologico-economico e incapace di reggere il confronto con l'Occidente (decisiva fu la scelta di Reagan, mirante a uno sviluppo di tecnologie militari, in particolare le cosiddette "guerre stellari", cui l'URSS non seppe tener fronte) in crisi per i suoi errori (invasione dell'Afganistan, che divenne "il Vietnam sovietico"; massacri di Pol-Pot in Cambogia) e per le sue divisioni interne (guerra Vietnam-Cambogia; Cina-Vietnam; scontri Cina-URSS) debilitato dal crescente prestigio del nuovo Pontefice, cui si deve il fenomeno Solidarnosc (in un paese comunista, la Polonia, vi aderirono, implicitamente contestando il regime, la quasi totalità di quella classe operaia che avrebbe dovuto essere compatta col regime) A Gorbaciov, leader della transizione dal comunismo, va riconosciuto il merito di aver guidato in modo fondamentalmente incruento il passaggio verso la democrazia. Restano oggi la Cina, l'Indocina e Cuba: ma anche tali paesi devono ormai adeguarsi agli standard economici del mercato libero e prima o poi l'inarrestabilità delle comunicazioni libere (satellite, internet) minerà in modo irreparabile uno dei pilastri del totalitarismo, ossia il monopolio della informazione e della cultura. Più corretto è parlare di comunismo per pensatori come i "socialisti utopisti", quali Saint-Simon, ma soprattutto Fourier e Proudhon. Tuttavia è innegabilmente a Marx che il comunismo ha dovuto la sua fortuna. É Marx che ha fornito il quadro teorico che ha consentito una realizzazione storica dell'idea comunista, che altrimenti sarebbe rimasta pura teoria. Marxista fu il comunismo di Lenin, come quello di Mao Tze Tung.
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