Nick: Coatlicue Oggetto: P.P. (pausa pranzo) Data: 5/10/2004 17.22.56 Visite: 149
Quest’autunno romano è iniziato nel migliore dei modi. L’aria è dolcissima e fa bene al cuore approfittare della pausa pranzo per girare un po’ tra le stradine adiacenti a Fontana dé Trevi fino a sbucare su Piazza di Spagna. Incontri di tutto in quelle stradine all’ora di pranzo. Gruppi di turisti pronti a sborsare fior di euro per un piatto di pasta all’amatriciana; giapponesi che si infilano ovunque a caccia di souvenirs, così distanti e dozzinali dai loro compatrioti più ricchi che affollano via del Corso e che atterrano con voli charter da Ciampino apposta per spendere da Prada, Gucci, Fendi; indiani ad ogni angolo con i loro tristi e inutili giochi magari fuori dalle normative CEE; marocchini che vendono finte borse firmate che si vede lontano un miglio che sono finte così come è finto il loro italiano e i sorrisi stampati sui volti quando ti si avvicinano per convincerti a comprare. Poi c’è il popolo dei "veri" romani, formato per molta parte da emigranti come me. Impiegati al mese che mangiano in piedi panini di plastica e succo di vere finte arance siciliane; ragazzi che hanno fatto sega a scuola con le bocche sporche del gelato di Giolitti, uno dei più buoni che abbia mai assaggiato; politici e uomini d’affari con la sventolona di turno seduti ai tavolini a mangiare pesce e a bere vino bianco; commesse al bar che si concedono un caffè e una sigaretta prima di ritornare alla fatica di essere per forza sorridenti e accomodanti per soli cinquecento euro al mese. E poi ci sono io, con il naso per aria che mi lascio sfiorare da tutto questo e penso a chi, come me adesso, sta facendo pausa con il mare davanti e un vulcano silente che vigila tutto.
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