Nick: Coatlicue Oggetto: è una vita che ti aspetto Data: 13/10/2004 13.35.35 Visite: 156
Il pretesto è il libro di Fabio Volo che ho letto da poco. Un libricino senza troppe pretese, divertente, a volte ovvio, a volte portatore di piccole e semplici verità. Cosa aspetto? Chi aspetto? Vale la pena aspettare? C’è qualcuno che aspetta la stessa cosa che aspetto io? Cambia il modo di aspettare? Cambiano le aspettative? La vita è fatta di attese. Su questo credo siamo tutti d’accordo. Io sono stata educata alle attese fin da piccola. Che sia un bene o male questo non lo so. Il mio papà faceva un lavoro che lo teneva fuori casa otto mesi l’anno e in quel caso non c’è molto da fare. Aspetti. Ti fai il sangue amaro perché non c’è alle recite, ai compleanni, quando impari ad andare in bicicletta o quando ti sbucci un ginocchio cadendo dai pattini. E poi, quando va in pensione e ciondola tutto il giorno in casa, ti mancano tanto quei giorni ad aspettare una telefonata intercontinentale o un orario in cui andarlo a prendere all’aereoporto. Fatto sta che mia mamma pochi anni dopo il suo ultimo e definitivo ritorno ha chiesto la separazione. In fondo eravamo tutti abituati a non averlo in casa. E vivevamo nell’ attesa di averlo tra di noi. E quando non c’era più nessuno da aspettare ci siamo sentiti un po’ smarriti. Quando aspetti (o ti aspetti) qualcosa di pazienza devi averne davvero tanta. Dicono che la pazienza sia la virtù dei forti. Opinabile. Quando aspetti (o ti aspetti) qualcosa la pazienza va a farsi fottere. Specialmente quando cresci. Aspetti di avere 18 anni manco dovessi subire una metamorfosi tramite la quale tua madre farebbe a stento a riconoscerti. E invece non succede proprio nulla. Unico evento degno di nota (almeno per nnoi femminucce) è che qualche anno prima ti crescono le tette e ti vengono le mestruazioni. Fondamentalmente solo rotture di scatole. E inizi a capire che forse non tutte le attese hanno un esito, un compimento. Non dico bello o brutto. Dico proprio che può non esserci. Però certe attese sono proprio belle, come quando aspettavo che mi ricrescessero i capelli. Forse perché non dipendeva strettamente da me, insomma loro crescono indipendentemente dalla tua volontà a patto che non si decida di tagliarli. Avevo un fidanzato che intrecciava le dita nei miei riccioli, poi a storia finita feci la cosa più ovvia che una donna delusa può fare: mi tagliai i capelli cortissimi. Mamma in lacrime, parrucchiere in lacrime, in lacrime anche io quando mi risvegliai dal coma. Erano davvero molto corti. E stavo davvero male. Ma è stato davvero bello vederli ritornare lunghi perché nel frattempo la mia vita ha subiva grandi cambiamenti. Nuova gente, una nuova città, un nuovo lavoro, una persona nuova al tuo fianco. Peccato che anche questo rapporto sia stato mantenuto in vita alimentato dall’attesa che entrambi cambiassimo, che entrambi diventassimo l’uomo o la donna ideale. In questo caso (ci) aspettavamo la stessa cosa, ma quando entrano in gioco le personalità la faccenda si complica. E poi perché aspettarsi un cambiamento dalla persona con cui si decide di costruire qualcosa insieme? Se la si sceglie è perché va bene così, pacchetto "all inclusive". Adesso sto imparando a non aspettarmi nulla. Soprattutto dalle persone. A prendere le cose così come vengono. Ogni gesto gentile è manna dal cielo. Ogni sorpresa viene apprezzata in quanto tale. In compenso aspetto molte cose. Una fra tutte, una persona che mi dica :"è una vita che ti aspetto".
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