Nick: asad Oggetto: LA VERITA' SU CUBA E CASTRO Data: 25/10/2004 0.25.33 Visite: 167
Castro si conferma "progressista": dure condanne per 80 oppositori Il gulag caraibico. di Valerio Riva A Fidel e Saddam li unisce la graduatoria di Forbes dei politici più ricchi del mondo: Saddam al terzo posto, Fidel all'ottavo. Ma non solo per questo. Forse Saddam Hussein non farà più in tempo a godersi le ricchezze accumulate, ma è certo che Fidel Castro comincia a rendersi conto che quel che sta capitando al suo socio iracheno mette a repentaglio anche il godimento delle sue. È questa paura infatti che ha convinto Fidel Castro a compiere un gesto apparentemente così impolitico come far arrestare (in una sola maxiretata, neanche si trattasse dei boss di un rione palermitano) ottanta inermi intellettuali dissidenti e sottoporne settanta a processi "rapidissimi", condannandoli a pene del tutto sproporzionate (a uno, Mario Enrique Mayo, vent'anni per avere semplicemente navigato su internet!). L'Internazionale socialista sostiene che Fidel ha "approfittato del fatto che l’attenzione pubblica era concentrata sull’Irak". Ma non è plausibile: non si arrestano 80 persone in una notte, in varie città dell’isola, sperando che la cosa passi sotto silenzio. Persone note all'estero, perché sono giornalisti che scrivono su importanti giornali di tutto il mondo o difensori dei diritti umani affiliati a organizzazioni internazionali; non si istruiscono maxiprocessi in 48 ore, tutti con gli stessi capi d'accusa; non si chiudono teatralmente le porte dei tribunali, lasciando la stampa estera accalcarsi fuori nella speranza di saper qualcosa dai pochi stretti familiari ammessi a presenziare ai dibattimenti. C’è modo più sicuro per scatenare il massimo dell'attenzione? Evidentemente no. La figlia di Fidel all'attacco: «Cuba non è libera» E sollecita una condanna internazionale 08/07/2003 | Il Resto del Carlino | ROMA — «Non è accettabile la politica dell'Europa che sta cercando il dialogo con il regime cubano. Abbiamo visto che con Castro non servono ne le sanzioni, ne il dialogo. Ciò che serve è una condanna internazionale del regime». Lo ha detto Alina Fernandez (nella foto), la figlia dissidente di Fidel Castro, alla conferenza stampa organizzata da «Nessuno tocchi Caino» per presentare il rapporto annuale sulla pena di morte. Per Alina, che ha portato una testimonianza sul regime cubano insieme ad altri connazionali, Cuba «ha bisogno di una condanna internazionale. Spero che tutti ci aiutino» ha detto. La figlia dissidente di Fidel ha affermato che le esecuzioni sommarie a Cuba sono iniziate dopo la rivoluzione, almeno 5mila persone sono morte in quel periodo. «Mi ricordo - ha precisato - di averne vista una anche in televisione, quando avevo 3 anni. Ogni tanto si fucila qualcuno — ha aggiunto Alina — ci sono esecuzioni anche nelle gerarchie militari. Per ultimo, in aprile, tre persone che cercavano di scappare. Per ogni cubano che raggiunge Miami, tre muoiono». Testimonianza densa di emozioni anche quella di Blanca Gonzales, madre di un giornalista condannato a 25 anni di carcere. «La colpa di mio figlio — ha detto — è stata quella di essere un giornalista indipendente. La realtà attuale di Cuba è un'ondata di repressione che ha, per esempio, messo in carcere 75 persone, senza aver commesso alcun reato. Chiediamo aiuto alla Unione europea perché faccia pressione per liberare queste persone. "Cuba no es libre" non è uno slogan ma una verità. Cuba non è libera ne democratica»
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