Nick: Peppos Oggetto: Videogiochi, Guerra e USA Data: 25/10/2004 20.57.13 Visite: 51
Esiste un gioco di guerra, di quelli che piacciono a me, che si sta diffondendo a macchia d'olio su Internet. Tale gioco è stato creato - a detta degli stessi progammatori - per spingere o comunque invogliare nei giocatori il desiderio di arruolarsi nell'esercito americano. Voglio riportare il commento autorevole al suddetto gioco di un famoso redattore di The Game Machine, celebre ed autorevole rivista di videogiochi. A.A. Armata Americana di "Xam" aka Massimo Svanoni Tralascio volutamente le considerazioni circa la recente guerra, il modo in cui è stata affrontata e in secondo luogo recepita dalla massa: preferisco restare nel contesto e parlare di questo videogioco che, a detta di Elvin, rimane comunque un videogioco. A mio parere non è così. O meglio, tutto ciò è una dimostrazione della valenza educatica del nostro passatempo preferito, argomento su cui mi interrogavo in passato. L'esercito americano vuole cogliere al balzo il furore nazionalista scaturito dalle vicende che tutti conosciamo (l'11 settembre, la guerra in Afghanistan prima e quella in Iraq poi, ndPeppos) e che fa? Campagna di arruolamento con sito e tutto. Non solo: commissiona un videogioco incentrato su una serie di missioni palpabili per un soldato americano. Uhm... Dove finisce il divertimento ed inizia il reclutamento? Il confine è labile. Il ragazzino si mette sotto, missione dopo missione, e inizia a interpretare la faccenda dal lato ludico, o meglio dal lato eroico, rafforzato da filmati propagandistici a riguardo. Si crea una cultura della guerra. Cosa farà questo fanciullino quando diventerà grandicello? Lì, a portata di un click, c'è la carriera di un eroe ad attenderlo. Tutto ciò mi fa riflettere. Il videogioco può dirsi circoscritto ai momenti di divertimento dinanzi a un monitor? Oppure può diventare - come in questo caso - qualcosa di più? Dobbiamo iniziare a considerare il fattore educazione nell'analisi? Esiste il pericolo? Risposta dello Xam (Massimo Svanoni): sì. A questo punto vi chiedo la vostra posizione nella questione, sia nello specifico (il gioco), sia in generale. |