Nick: Peppos Oggetto: 26 Ottobre 1954 Data: 26/10/2004 18.57.56 Visite: 63
Era una giornata grigia, il 26 ottobre 1954, a Trieste, con pioggia battente e raffiche di bora, ma quello che la citta' e l' Italia ricordano di quel giorno e' solo la grande festa e l' enorme entusiasmo di migliaia di persone per le strade all' arrivo delle truppe italiane: era il ritorno di Trieste all'Italia e dell' Italia a Trieste. Il ricordo di quel giorno vivra' da domani nel capoluogo giuliano con una lunga serie di manifestazioni, che avranno il culmine il 4 novembre con la sfilata, lungo le Rive, alla presenza del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, di tutti i reparti militari che entrarono in citta' nel 1954. Ciampi sara' a Trieste esattamente mezzo secolo dopo la prima visita di un Presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, che percorse in automobile le Rive tra due ali di folla in festa il 4 novembre 1954. Ma cosa era avvenuto esattamente il 26 ottobre di quell' anno? Nove anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e dopo la firma, il 5 ottobre, del Memorandum di Londra che sanciva il ritorno di Trieste all' Italia, il 26 ottobre avvenne il passaggio di consegne fra le Forze Alleate di occupazione - che avevano controllato fino a quel momento il Territorio Libero di Trieste - e l' Italia. Gli ultimi accordi per questo 'rientro' italiano a Trieste erano stati discussi il 6 ottobre, in un incontro nel castello di Duino, poco fuori citta', dal comandante in capo delle forze alleate di occupazione, nonche' governatore del Territorio Libero di Trieste, il Maggiore Generale inglese Thomas John Willoughby Winterton, e dal Comandante del Quinto Corpo d' Armata italiano, il Generale Edmondo De Renzi. Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre una citta' intera veglia e si assiepa per 20 chilometri di strada, tra Duino, dove allora correva il confine, e Trieste. Poco dopo la mezzanotte, il primo convoglio di forze italiane, costituito in gran parte da personale militare delle trasmissioni, raggiunge il posto di blocco di Duino e varca ufficialmente la linea che fino a quel momento aveva separato Trieste dall' Italia, per dare il cambio all' unita' americana che presidiava la zona. L' arrivo massiccio delle Forze Armate italiane comincia attorno alle 5:30: la prima colonna, comandata dal Gen. Mario Gianani, e' composta da due battaglioni di Carabinieri, una compagnia della Guardia di Finanza e un reparto celere di Pubblica Sicurezza. Alle 8:40, sul torrione del Castello di San Giusto, e' issata una bandiera tricolore donata dal Presidente Einaudi. Alle 10 avviene invece il vero e proprio passaggio dei poteri, con i proclami contemporanei di Winterton e De Renzi. Alle 11:25 arrivano nella rada del porto le unita' della Seconda Divisione navale, l' incrociatore ''Duca degli Abruzzi'' e i cacciatorpediniere ''Artigliere'', ''Granatiere'' e ''Grecale''. Un minuto piu' tardi, i bersaglieri dell' Ottavo Reggimento entrano in piazza dell' Unita' d'Italia, accolti da circa 300.000 persone, nonostante il tempo inclemente. A mezzogiorno si svolge la cerimonia dell' alzabandiera sul pennone monumentale della piazza, mentre suonano tutte le campane, fischiano le sirene delle navi e aerei a reazione sorvolano la citta'. Le cronache raccontano che il clamore si interruppe soltanto quando il sindaco, Giovanni Bartoli, disse: ''L' Italia e' ritornata''. Il maltempo, poi, ebbe la sua rivincita e costrinse alla cancellazione della cerimonia militare del passaggio dei poteri; anche le navi alleate dovettero anticipare la loro partenza dal porto di Trieste. L' Italia, comunque, era definitivamente tornata: pochi giorni dopo, il 4 novembre 1954, Trieste vide sfilare per le sue strade 5.771 uomini, 154 carri armati, 54 pezzi di artiglieria, 23 autoblindo e 300 muli. Il cielo, quel giorno, era sorvolato dagli aerei della 56.ma Taf, mentre in mare stazionava, schierata, l' intera Seconda Divisione navale. Trieste attendeva i soldati italiani da undici lunghi anni, da quando l' 8 settembre 1943 li aveva visti allontanarsi in grigioverde. L' entusiasmo di quei giorni rivivra', a 50 anni di distanza, in decine di iniziative e manifestazioni che si susseguiranno nei luoghi simbolo della citta' a partire da domani, quando il Ministro per gli italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia, scoprira' un cippo a Duino, nel punto esatto nel quale sorgeva il confine che divideva Trieste dall' Italia. Martedi', in piazza Unita', arrivera' la Staffetta Tricolore che, con 24 tedofori, ha portato la fiaccola accesa sabato scorso all' Altare della Patria, e, nel Museo Revoltella, il Ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri, consegnera' le medaglie d' oro ai parenti dei sei triestini ucisi durante le manifestazioni del 1953 per il ritorno di Trieste all' Italia. Sempre Gasparri consegnera' la cittadinanza onoraria ai reggimnenti fanteria San Giusto e Piemonte Cavalleria. E poi mostre, incontri, dibattiti, concerti, confronti politici (non privi di spunti polemici fra Centrodestra e Centrosinistra) fino all' arrivo di Ciampi, per l' inaugurazione di una mostra di foto storiche dei Fratelli Alinari, un concerto al teatro ''Verdi'' con Salvatore Accardo e, soprattutto, il bagno di folla che, per il 4 novembre, si annuncia in piazza Unita', a ricordare quello che accolse il suo predecessore Einaudi, esattamente 50 anni fa. ------------------------------------------------- ''Il momento piu' esaltante, quello che nessun triestino cancellera' dalla sua testa e dal suo cuore? L' arrivo, a mezzogiorno, in piazza Unita', del generale De Renzi, alla testa dei bersaglieri, tra due ali di folla in delirio'': e' il racconto di quel 26 ottobre di 50 anni fa attraverso le parole di Galliano Fogar. Storico e intellettuale, Fogar viveva e seguiva quegli eventi insieme all' avvocato Ubaldo Ulcigrai anche con l' occhio del cronista per agenzie e testate internazionali. ''Tutta la citta' - racconta oggi - si era radunata da Barcola alle Rive per salutare l' Italia che tornava. Ogni protocollo salto': i triestini ruppero i cordoni di Carabinieri e Polizia civile e si mescolarono alle truppe. Ci furono scene di gioia e di commozione, per le quali le parole non possono bastare. Bisognava essere la', in quella piazza battuta dalla pioggia e dalla bora, e vedere ombrelli e fiori volare via insieme, mentre le ragazze si aggrappavano ai bersaglieri, stringendoli in un abbraccio che non voleva finire mai''. ''La pioggia - ricorda - si mescolava alle lacrime e l' ondeggiare della folla sembrava essere alla disperata ricerca di sfiorare, abbracciare, strappare magari una penna dagli elmetti dei bersaglieri''. E' ''il mare di ombrelli e di impermeabili'' che lo scrittore Pierantonio Quarantotto Gambini vedeva muoversi sotto di se', mentre, commosso, osservava dall' alto della Prefettura, in piazza Unita', l' arrivo delle truppe italiane. ''Il maltempo - continua Fogar - non pote' smorzare l' entusiasmo e la gioia delle decine di migliaia di persone che sventolavano fiori, fazzoletti e tricolori, mentre molti intonavano il 'Va pensiero' o la 'Canzone del Piave'. Il generale De Renzi - ricorsa Fogar - a stento riusci' a raggiungere la Prefettura dove fu accolto dal sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, in lacrime. E i due subito si affacciarono al balcone del Palazzo, accolti dal tripudio di migliaia e migliaia di triestini, mentre sui pili della piazza veniva issato, dopo anni e anni, il tricolore''. ''Verso sera - continua Fogar - la pioggia cesso' mentre migliaia e migliaia di persone continuavano a festeggiare. Il 4 novembre sarebbe giunto il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, a suggellare ufficialmente il ricongiungimento della citta' all' Italia. La 'Zona B' restava alla Jugoslavia e - conclude Fogar - l' arcivescovo di Trieste, Antonio Santin, subito dopo aver abbracciato il Presidente Einaudi gli sussurro': ''Di due sorelle, una ritorna alla vita, l' altra giace nella morte''''. ------------------------------------------------- Queste le tappe del ritorno di Trieste all' Italia: 2 maggio 1945 - Le truppe tedesche che si trovano a Trieste si arrendono e i soldati jugoslavi occupano la citta'. I triestini tentano di resistere e negli scontri muoiono cinque persone. 12 giugno 1945 - Le truppe jugoslave lasciano Trieste, dove arrivano gli Alleati anglo-americani. Tito, pero', non rinuncia alla Venezia Giulia. 10 febbraio 1947 - A Parigi si firma il Trattato di Pace, che assegna la Dalmazia, Fiume e gran parte dell' Istria alla Jugoslavia. Trieste e il territorio che la circonda vengono staccati dall' Italia e trasformati in 'Territorio Libero'. Sara' diviso in due parti: la 'Zona A', che comprende Trieste, affidata agli Alleati occidentali, e la 'Zona B', attribuita all' amministrazione jugoslava. Molti italiani cominciano a lasciare l' Istria: alla fine saranno decine di migliaia quelli che abbandoneranno case e beni nei territori affidati alla Jugoslavia. 4 novembre 1953 - Nell' anniversario della vittoria della Prima Guerra Mondiale, i triestini espongono il tricolore sul Municipio, ma la Polizia Alleata ordina di toglierlo. Scoppiano incidenti durante i quali la Polizia, agli ordini del generale inglese Winterton, Capo del Governo Militare Alleato, apre il fuoco sulla folla. Sei triestini vengono uccisi, altri sessanta feriti. 5 ottobre 1954 - Dopo mesi di forti tensioni durante i quali Trieste e' diventata uno dei simboli della Guerra Fredda, Italia, Jugoslavia, Stati Uniti e Gran Bretagna firmano, a Londra un 'Memorandum d' intesa' in base al quale l' Italia riprende la 'Zona A'. ''Trieste torna italiana'', annuncia il Presidente del Consiglio, Mario Scelba, alle 17, in Senato. 26 ottobre 1954 - I soldati italiani entrano a Trieste per prendere il posto del Governo Militare Alleato, accolti da una citta' in festa e da migliaia di persone per le strade e in piazza Unita' d' Italia. 4 novembre 1954 - La 'Zona A' torna sotto l' amministrazione diretta dell' Italia, che conserva la sovranita' sulla 'Zona B', posta sotto l' amministrazione diretta della Jugoslavia. 10 novembre 1975 - Con la firma del Trattato di Osimo l' Italia rinuncia alla sovranita' sulla 'Zona B'. © Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
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