Nick: insize Oggetto: PAGATI DA NOI.. Data: 2/11/2004 13.33.2 Visite: 104
PER FAVORIRE LA MAFIA. MAFIA: Favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa nostra per il direttore del Sisde Mario Mori e per il tenente colonnello, Sergio De Caprio, il comandante Ultimo. (ANSA) PALERMO, 2 NOV - Questa l' accusa bruciante che il Gip Vincenzina Massa ha ordinato di formulare alla Procura nei confronti dei due ufficiali dei carabinieri che coordinarono l'operazione che porto' alla cattura di Toto' Riina. L'inchiesta riguarda la mancata perquisizione del covo del boss, dopo il suo arresto avvenuto il 15 gennaio '93, e la mancata comunicazione alla procura del cessato controllo da parte dei carabinieri della villa in cui Riina viveva con la sua famiglia. Il giudice per ben due volte aveva rigettato la richiesta dei pm di archiviare la posizione dei due indagati, sollecitando ulteriori approfondimenti. Adesso i Pm hanno dieci giorni di tempo per formulare il capo d'imputazione richiesto dal Gip. Duro il commento del difensore di Mori, l'avvocato Pietro Milio: Da cittadino e uomo di giustizia - ha detto il legale - sono indignato per questa decisione. In questo modo i carabinieri sono sempre colpevoli mentre non si fa chiarezza su altre responsabilita'. Non e' possibile che le persone che hanno arrestato il sanguinario boss debbano subire l'accusa di aver favorito lo stesso Riina. Secondo i magistrati contrariamente a quanto sostenuto da De Caprio e Mori, la perquisizione in via Bernini andava senz'altro eseguita senza indugio alcuno, subito dopo l'arresto di Riina. L'averne di fatto ostacolato l'esecuzione - avevano scritto i pm nella richiesta di archiviazione - determinandone il rinvio, costitui' obiettivamente un'agevolazione degli uomini di Cosa nostra, che consenti' loro di tornare sui luoghi ove il capo indiscusso di Cosa nostra aveva trascorso l'ultimo periodo della sua latitanza, per porre in essere le piu' svariate attivita' di inquinamento probatorio. I pm non avevano tuttavia riscontrato dolo nel comportamento dei due ufficiali dell' Arma, ritenendo che non vi fossero elementi soggettivi. Da qui la richiesta di archiviazione avanzata per ben due volte e respinta dal Gip. Il 15 gennaio 1993 i carabinieri dissuasero i magistrati dal procedere alla perquisizione dell'abitazione di Riina, che era stata localizzata e tenuta sotto osservazione da alcuni giorni prima della cattura del boss. Gli ufficiali, in particolare De Caprio, con l'avallo del generale Mori'' (si legge nelle carte dei pm), avrebbero spiegato che in quel momento non era opportuno entrare nel covo, perche' volevano individuare gli eventuali altri uomini d'onore che vi si potevano recare per prelevare la famiglia del boss. Ma l'attivita' di controllo alla villa cesso' nella stessa giornata in cui venne arrestato Riina. Fu soprattutto la sospensione di ogni attivita' di osservazione - affermano i pm - a determinare un'obiettiva agevolazione di Cosa nostra, consentendo a quest'ultima di trarre il massimo vantaggio possibile dalla mancata perquisizione del covo, visto che solo la prosecuzione dell'attivita' di osservazione, in coerenza con la scelta di arrestare Riina lontano da via Bernini, avrebbe potuto attenuare l'altissimo rischio affrontato col rinvio della perquisizione, di compromettere l'acquisizione di documenti di sicuro rilievo eventualmente rinvenibili nella villa''. Gli investigatori entrarono per la prima volta nell'abitazione del boss dopo alcune settimane dall'arresto di Riina, quando tutto l'arredamento era stato portato via dagli uomini di Cosa nostra (come fu in seguito accertato anche per la testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia), compreso un armadio corazzato a muro, che si trovava nella stanza da letto del capomafia. I magistrati sostengono che Mori e De Caprio non avrebbe detto la verita' sui retroscena dell'arresto. ''Quali fossero i motivi di tale condotta - si legge nella richiesta di archiviazione - il tenente colonnello De Caprio e il generale Mori, nell'immediatezza dell'arresto di Riina, fornirono ai magistrati della procura indicazioni non veritiere, o comunque fuorvianti, facendo credere a tutti che l'attivita' di osservazione sarebbe proseguita. E, parimenti, le dichiarazioni rese dai medesimi ufficiali ai pm nell'ambito del presente procedimento appaiono non veritiere o, quantomeno, reticenti''.(ANSA).
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