Nick: Coatlicue Oggetto: TEMA D'AMORE (da Blues in sedi Data: 9/11/2004 16.58.59 Visite: 118
Il freddo finalmente (?) arrivò. Mi ha piuttosto destabilizzata. Sto vivendo diverse percezioni di poco calore in questo momento. Ieri sera tuttavia ero in un posto caldo. Non perché la temperatura fosse particolarmente elevata, anzi l’Auditorium è di per se un luogo piuttosto freddino, fatto di spazi ampi e poco "calorosi". Ma nel buio di quella sala immensa ho trovato per un po’ la sensazione di tepore che stavo cercando. Come sempre sotto forma di musica e parole. C’era un’orchestra composta da cinque elementi. Io adoro il contrabbasso, mi ricorda il corpo di una donna. E impazzisco per quelle mani esperte che lo toccano e fanno vibrare le corde. Un uomo, uno scrittore, vomitava parole da una sedia nera. Era vestito malissimo, mi ricordo che quando è entrato ho sorriso pensando fosse in pigiama. Ai piedi aveva delle scarpe orribili, simili a pantofole. Il primo pezzo l’ho ascoltato distratta, la mente vagava in posti lontani arrovellandosi sui perché e i per come delle cose. Sulla piega che avrei voluto prendessero i giorni in avanti. Una piega sbagliata, evidentemente. Poi lo scrittore ha introdotto una poesia d’amore, la poesia di una profumiera. Le note dell’orchestra jazz hanno preso una sfumatura più…dolce…malinconica. Il pezzo faceva così. TEMA D'AMORE (da Blues in sedici) Stefano Benni LISA Io cammino ad occhi chiusi Sognando la riva del mare. Ciò che dicono le persone non sento, se del mio corpo parlano o del destino futuro. Io ho piccoli piedi per fuggire e un culo, che ammiro come una volpe la coda, vanitosamente. Io vorrei essere rispettata come rispetto la quercia nel giardino che beve le nostre gocce di sangue. Io rido e mi tolgo il rossetto e subito lo rimetto e non saprei dirvi perché. Io vorrei cambiare ogni ora, ma non chiamatemi incostante. Ho bisogno di aria buona, e di fumo, e di nebbia, e di andare via e restare, rotolare e lavarmi. Non chiamatemi pazza. Io voglio una città che non sia solo di insegne. Io amo il silenzio che separa le parole, non quello che vien dopo alla sirena e agli spari. Io sento l’uggiare dei cani nella tana. Io lavoro tra profumi e shampoo ma sento la puzza del fiato dei caimani. Io piango, china davanti all’altare dell’autoradio. Io graffio e scalcio, io vorrei non essere mai nata e vorrei essere vecchia, come ciò che so del mondo. Dormire tra le tue braccia, sentirti parlare di tuo padre, per ore. E vorrei lasciarti solo, con la moto in fiamme sull’asfalto striato, bere il tuo sangue dal mignolo, succhiarti il cazzo, fredda, come in un film e mostrarlo alle amiche. E vorrei scrivessi di me su tutti i muri. Io piantai le forbici nel braccio a un tipo che mi sbavava dietro. Io mordo. Io soffro, prigioniera nel bosco, tra le mute dei cani. Io sono la regina, la serva. Io non so dove andare, questa sera, nel buio, e non so dove trovarti.
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