Nick: Coatlicue Oggetto: Re Lear Data: 15/11/2004 10.12.9 Visite: 97
Un consiglio...se capitate da queste parti non ve lo perdete, rappresentazioni così belle vanno assolutamente viste. Dal 2 al 28 novembre 2004 Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ROBERTO HERLITZKA RE LEAR di William Shakespeare traduzione Agostino Lombardo con Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi e con Giorgio Lanza, Rosanna Mortara, Osvaldo Ruggieri scene Bruno Buonincontri musiche Germano Mazzocchetti costumi Sabrina Chiocchio regia Antonio Calenda La cifra espressionista di Roberto Herlitzka lo rende interprete ideale della follia di RE LEAR, guidato da Antonio Calende, che ha dedicato un lungo percorso di ricerca e approfondimento all'opera di Shakespeare. «Re Lear si rivela un testo fortemente allusivo alla contemporaneità - dichiara il regista -, capace di testimoniare con sorprendente intensità l'aporia che tuttora viviamo fra significante e significato, fra parola e sentimento, fra ciò che dichiariamo per convenienza e quanto invece si agita nell'oscurità del nostro animo». L'opera, scritta nel 1606, è uno dei momenti poetici più alti della letteratura mondiale. Nella figura di Lear s'intuiscono luci e ombre di un uomo che l'autore pone al centro di una vicenda di dolenti contraddizioni, di virtù punite, di profonda saggezza frutto di cecità e follia; un universo in cui l'individuo vive, fragile e lacerato, in balìa d'una realtà insensata, a disegnare le scene di un "palcoscenico di pazzi". Ed è proprio il pazzo, il "fool", portavoce di battute ciniche, lucide e pietose, l'unico capace di percepire con obiettività gli errori altrui. Re Lear, stanco e in tarda età, decide di abdicare e di dividere il regno tra le sue tre figlie, chiedendo loro una prova d'amor filiale: colei che mostrerà di amarlo di più, otterrà la parte migliore dei suoi domini. Regan e Goneril si affrettano a dichiarare il loro amore per il padre con ostentato trasporto. Cordelia, la figlia prediletta, poco incline alla falsità e alla menzogna, palesa il suo sentimento con serena semplicità. Lear, in preda al furore, la esilia, dividendo il regno tra le altre due figlie. Ma il gesto quasi innaturale a cui si è sentito costretto e l'orgoglio ferito ne scatenano la follia. Quando le figlie ingrate lo scacceranno definitivamente, Lear consumerà la sua tragedia nella solitudine e nel rimpianto di non aver saputo discernere la verità dei sentimenti. La grandezza e l'universalità del personaggio sta proprio nelle sue laceranti contraddizioni, che ne fanno l'emblema della condizione umana, impotente di fronte all'ineluttabilità del male. http://www.romeguide.it/teatri/quirino_valle/2004-05.htm
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