Nick: Althusser Oggetto: MUSICISTI, MAJORS E P2P Data: 15/11/2004 12.39.36 Visite: 198
Ritorno sulla questione dopo il vespaio di polemiche generato dal mio primo intervento. Premetto che lavoro nel campo dello spettacolo dal 1991, che mi occupo prevalentemente di concerti, ma che ho una discreta esperienza anche di contrattualistica discografica. I gruppi con i quali ho collaborato nel corso degli anni, mentecatti o meno che siano (e qui sorvolo volutamente sulla polemica), hanno venduto complessivamente oltre il milione di copie. MI sembra una buona base di partenza, per non parlare a vanvera e attenermi, invece, a quelli che sono nudamente fatti e cifre. I musicisti hanno il diritto di vivere del proprio lavoro, cosi' come gli scrittori, i pittori, gli scultori, ecc. a patto che, ovviamente, la loro arte incontri in qualche modo i gusti del mercato e acquisisca un valore commerciale. Del resto non è una novità, nel corso dei secoli, l'arte è figlia della committenza, anche perchè senza di questa spesso l'artista non avrebbe avuto nemmeno i mezzi per acquistare i materiali necessari. Ben venga quindi l'arte che permette a chi la realizza di vivere coi proventi del proprio lavoro, perchè altrimenti avremmo solo artisti benestanti, che hanno i mezzi di sostentamento per dedicarsi alla produzione artistica come puro passatempo. Detto questo. Qualcuno di voi individuava nella pirateria e nella diffusa abitudine al P2P le cause di una possibile scomparsa della musica, perchè nessuno comprerebbe più i cd. Facciamo però due conti, perchè a me non piace parlare per far prendere aria alla bocca. Un artista guadagna meno di un euro a cd, può sembrare paradossale, ma è quello che esattamente accade, ai dubbiosi non resta che informarsi: il guadagno, in termini di royalties, sotto il 10% del prezzo all'ingrosso, si attesta sui 70/90 cent. di euro per copia. Ora prendiamo questa cifra media fra 70 e 90, cioè 80 cent. e moltiplichiamola per 50.000, cioè quello che in Italia è il tetto necessario per il disco d'oro e quindi un "successo commerciale". Abbiamo 40.000 euro lordi, ai quali vanno detratti le tasse e divisi per i componenti del gruppo. Quindi un ipotetica band di 4 elementi assegna a ogni singolo musicista 10.000 euro lordi. Considerato che un disco nuovo si realizza ogni 1/2 anni, apparirà chiaro che questi musicisti non navigano certo nell'oro. Pensiamo invece che il prezzo che l'etichetta applica al grossista è di circa 10/12 euro, sulle stesse 50.000 copie (a un prezzo medio di 11 euro) fa 550.000 euro. Niente male come affare, per quanto all'etichetta spettino i costi di registrazione, di promozione, ecc. vi assicuro che ben oltre la metà della cifra è un utile. Certo ci sono artisti che vendono ben più di 50.000 copie, ma sono sempre di meno. Di Pino Daniele, Luna Pop, Zucchero, ecc ne esistono pochi e il loro esempio non è generalizzabile: sono delle eccezioni, piuttosto che la regola. A un artista medio conviene senza dubbio produrre in proprio il materiale audio, magari nella forma del cd brulè un cd che viene registrato e venduto la sera stessa, alla fine del concerto, con costi ridotti e con un utile certamente maggiore della % riconosciuta dall'etichetta discografica. Lo stesso dicasi per la musica venduta in proprio via internet, magari a 40/50 cent il pezzo, piuttosto che ai 90, prezzo standard delle major. Senza contare gli accessi ai siti e la possibilità di vendere spazi pubblicitari. Comprare originale, quindi, non significa affatto far sopravvivere musicisti e musica, ma semplicemente riempire le tasche delle etichette, alle quali va il 90% dei proventi dell'operazione. Non confondiamo interesse delle etichette e quello dei gruppi, bisogna anzi avviare dei meccanismi di un nuovo business che abbia dei vantaggi per artisti e consumatori, che si traduca in aumento degli introiti per i primi e diminuzione dei costi per i secondi. Non mi pare che questo avvenga con la musica venduta a pezzo singolo via web: i costi per l'utente sono quasi gli stessi dei normali cd e il guadagno per gli artisti è identico. Quindi: chi è nemico della musica, le multinazionali che realizzano guadagni esorbitanti o chi scarica, dando involontariamente le direttive per un nuovo modello di business, al passo coi tempi e con le possibilità teconologiche? PS il gioco Halo2, costato 20 milioni di dollari d'investimenti, ha in un solo giorno di vendita realizzato 100.000 milioni di incassi. Che questi signori delle multinazionali siano bravi nella napoletanissima arte del piangere e fottere?
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