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Oggetto: nessuno ci crede!
Data: 16/11/2004 20.14.35
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Un'indagine Swg: il 34% del campione è risultato sovrappeso
e quasi la metà degli interpellati hanno detto di sentirsi "grassi"
Italiani sempre più obesi
a tavola tra gusto e timori
Aumentano i costi sociali collegati ai chili in eccesso
di EMANUELA LANCIANESE



ROMA - Obesità e paura dell'obesità, fenomeni che contagiano sempre di più gli italiani. Almeno a giudicare dai risultati di un'indagine condotta dalla Swg e presentata al convegno "Italiani e alimentazione".

La ricerca conferma "l'effetto di mode e stereotipi imposti dalla società anche nelle abitudini alimentari degli italiani", sottolinea Maurizio Pessato, autore dello studio da cui emerge che è sovrappeso il 34% del campione (mille persone tra i 18 e i 64 anni). E l'obesità è diventata ormai una "malattia cronica" che pesa anche sui conti dello Stato.

"Sovrappeso ed obesità aumentano il rischio di sviluppare malattie croniche", avverte Lorenzo Mantovani del centro di Farmaco-economia della Facoltà di Farmacia della Università di Milano, quantificando in 200 euro il costo mensile medio di un soggetto sovrappeso, 110 euro come somma delle spese farmaceutiche, sanitarie e della degenza ospedaliera, il resto a causa delle ore lavorative perse. Il doppio dei costi sociali ed economici sostenuti per i soggetti con il peso in regola.

E i costi dell'emergenza obesità per lo Stato italiano sono lievitati a 22,8 miliardi di euro all'anno, sintetizza Michele Carruba, della Società italiana dell'Obesità, autore della prima ricerca sul tema, che è stato affrontato come emergenza sociale prima dal ministro della Sanità Umberto Veronesi e poi ha ispirato la campagna per una sana educazione alimentare del suo successore Girolamo Sirchia.

Perché l'obesità è destinata a espandersi come malattia cronica "al ritmo del 25% ogni cinque anni", sottolinea ancora il professor Carruba, per il quale il 45% della popolazione italiana è sovrappeso e il 10% è obesa.


Una percentuale suffragata dai dati estrapolati dal data base dell'Istituto Ricerca Medica Generale che contiene l'anamnesi di 900.000 persone. "Tra queste, dopo aver selezionato 232.000 pazienti - spiega il dottor Ovidio Brignoli della Società Italiana di Medicina Generale - si è ricavata un'altra percentuale sulle persone soprappeso, che sono il 29,4% delle donne e il 42,5% degli uomini".

Il sapersi fuori peso tuttavia non causa alcun disagio all'83% del campione Swg. Così se il 50% degli italiani crede di avere con il cibo un rapporto equilibrato e mangia tutto con gusto senza fare sacrifici, solo il 41% si controlla. Per restare in forma comunque il 71% non eccede in alcool e cibo, il 55% fa attività sportiva, l'8% fa cure di bellezza, il 4% usa integratori alimentari.

E il 30% degli interpellati si sottopone a diete periodiche. Sulla cui validità, specie per quelle fai da te, esprimono qualche dubbio sia il medico nutrizionista Pietro Migliaccio, artefice del dimagrimento di Maurizio Costanzo, sia il professor Antonino De Lorenzo che invece è riuscito a far perdere peso perfino a Pavarotti. Sì perché calcolare il fabbisogno calorico individuale con esattezza è molto difficile, "si può sbagliare di un range che va dalle 5 alle 200 chilocalorie - spiega De Lorenzo - il che per un soggetto con un metabolismo basso può comportare una dieta sbagliata e l'aumento di peso fino a 5-6 chili l'anno". Ammonizione anche per il 14% dei giovani che saltano completamente la colazione "Fa male - avverte il professore Migliaccio - stare sedici ore digiuno".

C'è poi l'altra faccia della medaglia, quella degli italiani che si preoccupano in modo eccessivo del loro peso. L'indagine Swg rivela che a fronte di quel 34% del campione che risulta sovrappeso, la percentuale di coloro che si vedono "grassi" sfiora il 50%.

Ma cosa mangiano gli italiani? "Il 60%, pizza e pasta per una media di 5,4 volte la settimana. Un italiano su tre la mangia ogni giorno", aggiunge il professore Andrea Strata dell'Università di Parma, che mette invece in guardia contro il basso consumo di pesce (servito in tavola con una frequenza di 1,7 volte a settimana) e l'aumento delle malattie cardiovascolari e del diabete in Italia. Un fatto grave contro cui i nutrizionisti hanno coniato uno slogan: "Non mangiare per vivere, ma nutrirsi per prevenire".




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