Nick: harding Oggetto: tanto per dir qualcosa Data: 6/11/2002 0.43.13 Visite: 6
Apro il cascione dei ricordi (sarà la serata). Capodanno 91. Insulso come tanti, pieni di chissà quali aspettative. Scarpe strette, giacca nuova ed un nodo alla gola che non era solo la cravatta. Lei se ne era andata sbattendo la porta e non me ne sarebbe fregato nulla se non fosse stato per il piccolo particolare che l'amavo. Sarei stato volentieri a casa a sentire il discorso del presidente (era Kossiga se non erro) e poi avrei affogato i malumori in champagnino da due soldi e pandoro. Allora, però, avevo degli amici molto insistenti e così mi ritrovai a fare il trenino (non quello porno) "Meu amigu Charlie Brown" senza neanche accorgermene. Una tipa bassina mi tampinò per tutta la notte mentre io le fissavo la riga dei capelli sbionditi. Ricordo che giudicavo assurdo e ingiusto il fatto di decidere quali capelli dovessero stare da un lato e quali no. Al gioco della mela da mordere con le mani legate dietro la schiena feci coppia con la bassina. A quel punto ero così nervoso e annoiato che involontariamente la colpii forte col mento proprio in prossimità della riga. Mi sciolsi in mille scuse ma l'atmosfera crollò senza scampo nell'angoscia più totale. Fuggii. Qualcuno per strada ancora sparava "palloni di Maradona" (allora si portavano ancora di più) che provocavano istantanei spostamenti di aria e di prospettiva. La Vespa vicino alla mia moto era letteralmente saltata in aria. La fedele Guzzi invece si era solo spostata di qualche millimetro. Misi in moto e mi diressi verso via Petrarca a vedere la "famigerata alba di inizio anno". Faceva molto freddo e questa sensazione primitiva riusciva a staccarmi un po' dalla parete delle paranoie. Dove cazzo stava adesso quella? Con chi stava? Ma a che serve vivere in questa maniera? La folla di chiattilli ed aspiranti tali sul marciapiede del panorama mi fece cambiare rotta verso Licola. Erano le 7 e solo un flebile chiarore scrostava il nero di questo stupido inizio anno. Mi diressi al canile e, incredibilmente trovai Giovanna. Puntuale come negli ultimi trent'anni della sua vita apriva il cancello di quel posto di dolore e speranza che è il canile di Licola, per lavorare. Ero vestito con i miei ultimi acquisti ma appena uno dei cani mi saltò addosso invitandomi al gioco me ne dimenticai. Presi tre guinzagli e mi incamminai sulla spiaggia con tre scalmanati di loro. Lo stupido sole fece capolino ed un poco l'anima mi si schiarì. |