Nick: Rasojo Oggetto: re:UNA RIFLESSIONE Data: 22/11/2004 15.45.12 Visite: 40
è stato detto: Questa è una società vuotamente competitiva. Nel senso che ci si misura su valori (i soldi ed il successo) che fanno parte di un mondo che in realtà non esiste se non nella pubblicità
Sante parole del sempre saggio Mir. Ma proprio questo fa' si' che in realta' non ci si adagi come dice l' articolo. Almeno per gli uomini. Niente soldi o niente bellezza = niente donne Quindi gli uomini imparano a soffrire, eccome. Finiamo di lavorare e ci schiattiamo in palestra. Diamo per scontato di dover spendere il 50% in piu' in spese "sociali" rispetto a una donna : offrire la cena, andarla a prendere, riaccompagnarla... La nostra vita e' competizione, perche' le donne hanno una nuova liberta', ma un vecchio modo di pensare. E continuano a pretendere che ogni candidato a partner sia Dio. O che sia molto bravo a farglielo credere. Solo che ci sono piu' partners possibili rispetto a 100 anni fa. Ed eccole in milioni appresso a Costantino. Che avrebbe avuto il suo successo anche 100 anni fa, ma senza la televisione avrebbe avuto una platea numericamente e geograficamente limitata. Invece ora siuamo tutti in competizione con Costantino, Emanuele Filiberto (se non e' gay), Fisichella e Robbie Williams. Non perche' siano necessariamente migliori di noi, ma perche' forniscono il solo input cui la donna e' sensibile, da sempre : il potere del capobranco. E se vanno con uno "normale", alla fine, e' solo un accontentarsi. E glie la fanno pagare, ad esempio, rifiutandogli i segni esteriori della femminilita'. Difficilissimo vedere una donna in minigonna col suo compagno , per strada. Ai parties di Briatore, impossibile trovarne una senza. Hai voglia a dire che la vita vera e' quella interiore. Quando l' ormone urla, provaci, a leggere Prevert.
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